In questa Domenica viene letta la famosa parabola dei “ talenti “, distribuiti da “ un uomo “ ai “ suoi servi “ in proporzione alle “ loro capacità “.
E’ chiaro il riferimento simbolico a Dio, che è “ l’uomo “ della parabola, che ripartisce ai suoi “ servi “, cioè a ciascun uomo, i suoi “ talenti “, cioè i suoi “ doni “.
Una prima riflessione da fare è pertanto che a ciascuno viene comunque donato qualcosa.
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Non esiste alcun essere umano che non riceva un “ dono “ da Dio e, quindi, nessuno puo’ dirsi esentato dalla sua missione, che è quella di “ far fruttare “ il dono.
Per farlo bisogna “ investirsi personalmente “ e lavorare duramente giorno dopo giorno.
Chi agisce cosi’ è un uomo vitale, è un uomo “ grato del dono “, contento di metterlo al servizio di tutti affinché possa esprimere tutte le sue potenzialità.
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Ma che significa concretamente?
Significa fare bene cio’ che siamo chiamati a fare.
Se, ad esempio, sono un medico, significa studiare, tenermi aggiornato, cercare di aiutare sempre piu’ persone mettendo al centro l’uomo e non solo il denaro; se sono un sacerdote significa spendermi instancabilmente per annunciare la Parola di Dio, se sono un padre significa sforzarmi al massimo per dedicare tempo ai miei figli strappandolo anche al lavoro e ai miei divertimenti.
Chi, invece, “ sotterra il suo dono “, preferisce “ non investirsi e non investire il proprio talento “; costui è un uomo paralizzato dalla paura, che non osa nulla, che non si impegna in nulla.
E’ il classico individuo che “ non rischia mai “, che sta bene come sta, che fa il minimo indispensabile, che non sacrifica un minuto del suo tempo per gli altri.
E’, in pratica, un “ morto vivente “, un “ ingrato “ che vive nell’illusione che la sua vita non finirà mai e mai dovrà “ rendere conto della sua gestione “.
E’, come dice la seconda lettura ( 1 Ts 5, 1-6 ), colui il quale pensa che ci sia sempre “ pace e sicurezza “ e dimentica che “ il giorno del Signore verrà come un ladro di notte “.
Ma cosi’ non è ed arriva il momento di “ regolare i conti con il padrone “.
In quel momento chi avrà fatto fruttificare i suoi beni “ prenderà parte alla gioia del padrone “ perché è stato fedele.
Chi, invece, vivendo nella paura, avrà “ nascosto il suo talento sotto terra “, sarà “ gettato fuori, nelle tenebre “.
E’ tutto molto chiaro in questa parabola, la quale non necessita di commenti, spiegazioni.
La sua lettura serve a farci fare una riflessione su come stiamo vivendo.
Ciascuno oggi si chieda: 1) qual e’ / quali sono il/i talento/i che il Signore mi ha dato? 2) lo/li sto facendo fruttare? 3) quali sono i frutti visibili?
Se la risposta dovesse essere: “ fino ad oggi ho nascosto il mio talento “… è ora di “ dissotterralo “ immediatamente e di iniziare ad investirlo.
Buona Domenica e buona riflessione a tutti.