p. Ermes Ronchi – Commento al Vangelo di domenica 5 Novembre 2023

✝️ Commento al brano del Vangelo di: ✝ Mt 22,34-40

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Gesù ricorda: il più grande è colui che serve

Non fatevi chiamare “rabbì”, perché́ uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.

Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato». La Parola di Dio mi mette con le spalle al muro: sono anch’io, come scriba o fariseo, uno che dice ma non fa?

Cristiano di sostanza oppure di facciata? Una “domanda del cuore”, di quelle che fanno vivere: sono uno falso che non è ciò che dice e non dice ciò che è, oppure persona vera, compiuta, in cui annuncio e annunciatore coincidono? Ci sono colpi duri, oggi, nelle parole di Gesù; ma ogni volta che ciò accade lo scopo non è ferire, ma spezzare la conchiglia affinché appaia la perla. La conchiglia non è la fragilità, ma l’ipocrisia.

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Nel Vangelo Gesù non sopporta due categorie di persone: gli ipocriti e quelli dal cuore duro, due tipi umani che spesso si identificano. Legano pesi enormi sulle spalle delle persone, ma loro non li toccano con un dito, Ipocrita è il moralista che impone leggi rigide, ma solo agli altri, e più è severo con loro più si sente vicino a Dio! Gesù è rigoroso, ma mai rigido.

Paolo oggi nella seconda lettura: «Avrei voluto darvi la mia vita» (1Ts 2,8).

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Altro commento di fra Ermes

GRANDE E’ SOLTANTO L’AMORE

Gesù è la novità di un Dio che non tiene il mondo ai suoi piedi, è Lui invece ai piedi di tutti: il grande servitore. Servizio è il nome nuovo, il nome segreto della civiltà che ha bisogno di molta cura per vivere.

Il Vangelo di questa domenica brucia le labbra di tutti coloro “che dicono e non fanno”. Ed evidenzia due questioni di fondo, che chiunque desideri una vita che sia autentica deve affrontare. La prima: essere o apparire. La seconda: l’amore per il potere.

Esame duro, perché nessuno può dirsi esente dall’incoerenza tra il dire e il fare.

Che il Vangelo sia un progetto troppo esigente, quasi inarrivabile? No!

Gesù non va contro le cadute di chi vorrebbe ma non ce la fa, bensì contro l’ipocrisia di chi fa finta. Sa bene quanto siamo deboli, sente la nostra fatica, e i profeti lo dipingono premuroso come il vasaio che non butta il vaso mal riuscito, ma rimette l’argilla sul tornio e la lavora di nuovo. Premuroso come il pastore che prende sulle spalle la pecora ritrovata, perché sia più lieve il ritorno. Sempre attento alle fragilità, come al pozzo di Sicar, quando nella samaritana dai molti amori e dalla grande sete, fa nascere il canto di una sorgente d’acqua viva.

Gesù non si scaglia contro la debolezza dei piccoli, ma contro l’ipocrisia dei pii e dei potenti, che amano apparire; contro l’ipocrita che non si accontenta di essere peccatore, vuole addirittura apparire buono; contro il duro di cuore che stila leggi sempre più severe, ma soltanto per gli altri.

E poi individua il secondo comportamento che rovina la vita: l’amore per il potere. Non fatevi chiamare maestro, dottore, padre, come se foste superiori agli altri. Voi siete tutti fratelli! E questo è un primo grande capovolgimento: tutti fratelli, nessuno superiore, tutti con gli stessi diritti. Ma a Gesù questo non basta, e va oltre: il più grande tra voi sarà colui che serve.

I grandi del mondo si costruiscono troni di morti, ma Dio non ha troni, cinge un asciugamano per consolare tutte le ferite della terra. E se una gerarchia nella chiesa deve sussistere, sarà capovolta rispetto alle norme della società terrena, per affidare la comunità a colui che ama di più.

Dio non è il Signore della vita, è molto di più: è il servo di ogni vita. E rovescia la nostra idea di grandezza: il più forte non è chi ha più potere ma chi è più amato, chi ha speso più amore. Divina follia del servizio: “sono venuto per servire, non per essere servito”. Gesù è la novità di un Dio che non tiene il mondo ai suoi piedi, è Lui invece ai piedi di tutti: il grande servitore. Il vero potere è quello capace di servire. Servizio è il nome nuovo, il nome segreto della civiltà.

E allora il più grande del nostro mondo sarà forse una mamma che si prodiga senza contare le ore e la fatica, un volontario che corre sotto le bombe per salvare qualcuno, o forse uno di voi che legge, che spesso è le gambe, gli occhi, l’angelo di un disabile. Il mondo ha bisogno di molta cura per vivere.

Per gentile concessione di fra Ermes dal sito S. Maria del Cengio.