Diciotto anni. Quanto lunga attesa ha vissuto la donna del Vangelo. E quale gioia scaturisce da una guarigione tanto desiderata e ormai inaspettata. Nell’uomo che crede la gioia della guarigione è naturalmente un’occasione di rapporto con il Signore: la donna glorificava Dio. L’uomo che crede non è mai solo.
È Gesù a chiamare la donna. Stavolta non è qualcuno della folla che si avvicina chiedendo insistentemente la guarigione, ma è Gesù che vede la donna e la chiama. Che meraviglia sentirsi chiamati per nome! La gratuità del gesto di Gesù, del Suo amore si esprime nella delicata tenerezza con cui Egli vede il suo bisogno e la chiama a Sé senza che ella lo chieda. La tenerezza di un amore inaspettato per la nostra persona è un altro dei segnali con cui il Signore si manifesta nella nostra vita.
Il capo della sinagoga però si rivolge alla folla e la redarguisce, non avendo forse il coraggio di rimproverare direttamente Gesù. In lui la legge, la normativa, vince sull’amore alla persona, rendendolo stolto e cieco: la legge viene svuotata di senso se non si basa su un amore alla persona. Così Benedetto XIV diceva: “La verità va cercata, trovata ed espressa nell’«economia» della carità, ma la carità a sua volta va compresa, avvalorata e praticata nella luce della verità”. E ancora: “La maggiore forza a servizio dello sviluppo è quindi un umanesimo cristiano, che ravvivi la carità e si faccia guidare dalla verità, accogliendo l’una e l’altra come dono permanente di Dio” (Caritas in veritate, Benedetto XVI).
- Pubblicità -
Per riflettere
Chiediamo allo Spirito Santo la luce dell’amore e della verità per essere guidati da un umanesimo vero e cristiano nel rapporto con il mondo e con i nostri fratelli.
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi