Anche oggi, come ieri, il Vangelo insiste sull’ “ essere pronti “.
Ieri avevamo visto che chi è “ pronto “ è sveglio al momento in cui “ il padrone ritorna “, espressione, quest’ultima, che sta a significare “ al momento in cui siamo chiamati a lasciare questo mondo “.
Capiamo quindi che il “ tempo per essere pronti “ è quello che ci viene donato di vivere su questa terra.
L’ “ essere pronti “ implica la consapevolezza di un dato di fatto: il Figlio dell’Uomo puo’ arrivare nell’ora che non immaginiamo.
Questo elementare dato sembra, spesso, sfuggire ai piu’.
“ Il mio padrone tarda a venire “, cioè la convinzione di avere molto tempo a disposizione, è l’errore piu’ grande che un uomo possa fare.
Si sente spesso dire, sopratutto a persone piuttosto giovani: adesso devo lavorare, mi devo divertire, non ho tempo per pensare a Dio, agli altri.
Forse, quando andro’ in pensione, potro’ dedicare un po’ di tempo alle “ cose di Dio “.
E’ un discorso folle perché nessuno è padrone del proprio tempo e, quindi, rinviare l’ “ essere pronti “ ad un ipotetico domani rischia seriamente di farci arrivare impreparati all’appuntamento con il Figlio dell’Uomo.
Se l’errore del “ rinvio all’essere pronti “ è grave per tutti lo è ancora di piu’ per coloro i quali sono abituali frequentatori della Parola.
Questi ultimi, infatti, sono i servi che “ conoscono la volontà del padrone “ e che, pertanto, se saranno caduti nella tentazione di “ rinviare l’impegno “, riceveranno “ molte percosse “ perché “ a chiunque fu dato molto molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto sarà chiesto molto di piu’ “.
Fermiamoci allora, soprattutto noi che amiamo “ frequentare la Parola “, ad interrogarci sul nostro stile di vita.
Che stiamo facendo?
Ci stiamo impegnando per il Regno o stiamo differendo sine die la nostra partecipazione pensando che il “ Padrone tarda a venire “?
Se la risposta esatta fosse la seconda è ora di svegliarci: diversamente ci aspettano “ molte percosse “.
Buona giornata e buona riflessione a tutti.