Il commento al Vangelo della domenica a cura di don Mauro Pozzi parroco della Parrocchia S. Giovanni Battista, Novara.
IL REGNO DELLA VERITÀ
Il profeta Daniele racconta una sua visione in cui un figlio d’uomo, venuto con le nubi del cielo, riceve il regno e il potere su tutte le nazioni. Gesù nel vangelo si riferisce a se stesso come al figlio dell’uomo proprio rifacendosi al profeta. Questa espressione ha un doppio significato. Gli ebrei la usavano, come noi diciamo “il sottoscritto”, per dire “io”, mentre nei testi rabbinici antichi indicava il Messia. È dunque molto adatta a Gesù che è vero Dio e vero uomo. La stessa visione di Daniele suggerisce che questa figura, benché umana nell’aspetto, venendo dal cielo appartiene alla sfera della divinità. Così il libro dell’Apocalisse presenta Gesù come il principio e la fine, l’alfa e l’omega, Dio che finalmente dà compimento al suo regno eterno. Ogni occhio lo vedrà: è il tramonto della fede e l’alba della certezza, finalmente il regno si realizza. Un regno di sacerdoti. La funzione del sacerdote è quella di offrire sacrifici a Dio a nome del popolo. Oggi però il sacrificio non è più materiale, come l’offerta degli animali, ma spirituale. La morte di Cristo sulla croce è il sacrificio eterno che rinnoviamo sull’altare ad ogni Messa. San Paolo nella lettera ai romani (12, 1) dice: vi esorto fratelli a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente; a imitazione di Cristo (15,1) noi che siamo i forti abbiamo il dovere di portare le infermità dei deboli. Gesù diventa il modello di un sacerdozio nuovo che offre non beni materiali esteriori, ma il cuore a vantaggio di ogni uomo. Ecco perché in Cristo noi siamo tutti sacerdoti e partecipiamo alla sua regalità. Il suo regno è completamente diverso dai regni umani. Il confronto con Pilato lo rende ancora più evidente. Il governatore vorrebbe liberare Gesù capendo che non ha commesso nessuna colpa, ma deve sacrificare la verità a vantaggio del suo potere. Quando i giudei lo minacciano dicendo che se assolve il Nazareno non è amico di Cesare, immediatamente ottengono la sentenza di morte. Ecco la realtà della politica: il compromesso per mantenere il potere. Gesù non vuole dominare, non cerca il privilegio, vuole far crescere il suo gregge. Non ha paura di spendersi a vantaggio nostro. Questo amore infinito è la Verità che è destinata a trionfare su tutte le meschinità del mondo. L’Apocalisse sottolinea che Cristo Re venendo sulle nubi, sarà visto anche da chi lo ha trafitto. La croce è il giudizio sul mondo, che nasconde la verità privilegiando l’interesse, che uccide l’innocente per salvare il suo potere. Celebrare invece la regalità del Cristo è ascoltare la voce della Verità e diventarne i testimoni.
Gv 18, 33b-37
In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».