Premessa:
in queste ultime domeniche abbiamo ascoltato le parabole di Gesù tutte orientate a convincere la classe dominante religiosa ebraica: farisei, scribi, sacerdoti del Tempio, ecc… a convincerli di essere il Messia atteso,
mandato da Dio. Dovevano credergli… magari guardando le sue opere (miracoli).
Le parabole riferite ai Capi religiosi:
– la pianta selvatica e affidata agli operai perché produca più frutto;
– gli operai chiamati a lavorare a tutte le ore e pagati tutti con un denaro;
– dei due figli richiesti di andare a lavorare: uno di no e poi va, quell’altro di sì ma non va;
– i contadini omicidi che vorrebbero impadronirsi della campagna del Padrone, uccidendo il Figlio;
– del fattore infedele e disonesto, che decide di rinunciare ai beni terreni per farsi degli amici (Luca 16),
– il pranzo di nozze del Re per suo Figlio (Mt cap. 22);
– l’invitato senza la veste nuziale…
Gesù Non riuscirà nel suo tentativo,
anzi sarà messo a tacere.
La conclusione dei tentativi di Gesù
è la pagina del Vangelo di oggi:
i capi religiosi si incontrano per mettere alle strette Gesù e poterlo accusare davanti al popolo
e alle autorità romane.
La questione è data dalle tasse esose:
“Si devono versare le tasse ai Romani?
N.B. La gente era poverissima;
le tasse erano talmente alte
che nessuno riusciva a pagarle
e contemporaneamente farsi un piccolo gruzzolo
per soddisfare le minime esigenze famigliari.
Si mangiava una sola volta al giorno…
quando si lavorava.
Qual era la questione?
– tutti odiavano, come noi, pagare le tasse,
perché erano eccessive
– pagare le tasse ai Romani
era un riconoscere agli invasori un diritto
e sovvenzionare le loro guerre e i soprusi;
– sotto la cenere covava una forma di odio e ribellione
verso i Romani che scoppiava di tanto in tanto,
e terminava di solito con il massacro di decine
di rivoltosi, gli zeloti, estremisti armati.
L’inganno
a cui Gesù deve sottrarsi è:
– se dice SI’ bisogna pagare le tasse ai Romani;
sarebbe stato accusato di collaborazionismo
davanti al popolo
e la gente avrebbe preso le distanze da Gesù:
– se avesse detto NO
lo avrebbero accusato davanti a Ponzio Pilato
di insubordinazione e di ribellione
e condannato.
Qualsiasi risposta Gesù avesse dato:
era finito!
Invece Gesù chiede una moneta,
perché la moneta è coniata dall’imperatore
Tiberio Cesare ed è sua;
quella moneta deve ritornare a chi l’ha coniata.
In altre parole: le tasse si devono pagare
in modo che il potere politico, civile, militare
possa mettere a disposizione
alcuni servizi alla popolazione:
strade, sicurezza, difesa da nemici, Tribunali,
oggi: ospedali e sanità, scuole, energia elettrica,
mezzi di trasporto, Amministrazione Pubblica,
lavori di utilità pubblica,
messa in sicurezza del territorio,
Esercito e Forze dell’Ordine, impiegati, pensioni,
ferrovie, turismo, musei, ricerca universitaria,
aiutare le famiglie e le persone in difficoltà, ecc…
Quindi le tasse bisogna pagarle,
per avere i servizi di cui abbiamo bisogno;
vanno pagate,
da tutti,
in proporzione delle loro possibilità.
N.B. Se le avessero pagate e non si fossero ribellati
nel 70 d.C. Gerusalemme non sarebbe stata distrutta
e non ci sarebbero stati migliaia e migliaia di morti.
Ma Gesù non si ferma qui.
Aggiunge:
“Quello che è di Dio, va dato a Dio”
Ma non esiste solo un potere civile, umano,
a cui si riconosce
il dovere di versare le tasse
per avere in cambio dei servizi.
C’ una parte dell’uomo che non è solo
pancia, muscoli, denaro, lavoro, servizi,
La persona è anche spirito, mente, cuore, sensibilità,
amore, bisogno di bene, bisogno di felicità,
è dialogo, cultura, bellezza, festa, musica, armonia,
socialità, arte, inventiva, fantasia, invenzione,
bisogno del sacro, fede, credulità, tradizione…
Tutto queste realtà della persona
non si soddisfano con la tasse.
C’è una parte della persona che deve essere
considerata e valorizzata: lo spirito.
La moneta che è di Cesare va restituita a Cesare,
sotto forma di tassa;
ma non tutto è moneta o monetizzabile.
La persona è di Dio
e va restituita a Dio.
Le persone sono infinitamente più importanti del denaro,
e vanno considerate, rispettate, riconsegnate
a chi le ha fatte e a cui appartengono: Dio.
Quindi “la Persona” non appartiene a Cesare
nè a nessun altro,
è una realtà a sè stante, un valore così grande
che non può essere di nessuno.
Ogni persona è di se stessa… e di nessun altro.
Perfino un bambino
non è dei genitori;
questi hanno solo il compito di
seguirlo, educarlo, nutrirlo,
portarlo ad essere autosufficiente…
Ma non è “roba loro” è di se stesso
e per chi crede: è di Dio!
Ogni persona è di Dio,
che è un Signore e un Padrone che non
esige o comanda, ma ama e si mette a servirci,
come nessun altro potere umano fa mai.