Luciano Manicardi – Commento al Vangelo di domenica 1 Ottobre 2023

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Conversione come responsabilitร 

In questa domenica la prima lettura (Ez 18,25-28) e il vangelo (Mt 21,28-32) propongono un messaggio sul pentimento. Lโ€™uomo ingiusto puรฒ desistere dalla sua ingiustizia e agire con rettitudine, dice Ezechiele; nella parabola evangelica, il figlio che in un primo tempo si รจ rifiutato di andare a lavorare nella vigna del padre, in un secondo tempo, pentitosi, decide di andarvi. Lโ€™unitร  delle due letture puรฒ anche essere espressa con le categorie della conversione e della responsabilitร . Anzi, della conversione come responsabilitร .

Il pentimento รจ attestazione diย libertร . Anche il malvagio puรฒ cambiare. Questa possibilitร  di conversione dice che il peccato non รจ una potenza che segna deterministicamente lโ€™uomo e che lo appesantisce come zavorra da cui non potrร  mai liberarsi. Nel pentimento lโ€™uomo ritrova la retta via e โ€œtornaโ€ allo stesso tempo a se stesso e a Dio. Atto di libertร , il pentimento รจ anche atto diย liberazione. Il malvagio che cambia condotta โ€œfa vivere se stessoโ€ (Ez 18,27), dร  vita alla sua esistenza, mostrando di non essere schiavo dei precedenti comportamenti.

Che cosa porta il malvagio a cambiare condotta? Comโ€™รจ possibile evocare il pentimento, questo evento in cui รจ in gioco il mistero della persona e la coscienza della contraddizione tra sรฉ e sรฉ che conduce al dolore e alla lacerazione interiori? Ezechiele evoca il cammino interiore che conduce al pentimento con un verbo: โ€œha vistoโ€ (Ez 18,28, letteralmente; Vulgata:ย considerans).

Che cosa ha visto? In Ez 18,14 si parla del โ€œvedere i peccati del padreโ€ da parte del figlio, il quale tuttavia non fa della visione dei peccati paterni un alibi per il proprio peccare, anzi, non si lascia generare al peccato dal padre peccatore. Quella visione indica allora laย presa di coscienza dei propri peccati, รจ la dolorosa visione di sรฉ nella non-unificazione, nella divisione profonda.ย Nel pentimento noi vediamo noi stessi nella contraddizione con noi stessi. E sappiamo di poterci rivolgere a Dio proprio in quella condizione di chi ha il cuore contrito.

Il profeta ricorda poi che ognuno รจ responsabile delle proprie azioni e delle conseguenze che le proprie azioni provocano. Dice il v. 26: โ€œSe il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male e a causa di questo muore, egli muore appunto per il male che ha commessoโ€. Ovvero,ย fare il male รจ sempre farsi del male. Ezechiele abbozza un itinerario verso la responsabilitร , mostrando che la fede in Dio ha rilevanti risvolti etici. Il primo รจ laย serietร . Il profeta denuncia come non serio il tentativo di colpevolizzazione di altri, il tentativo di autogiustificazione che viene messo in atto pur di non riconoscere il proprio errore. In effetti, il capitolo 18 si apre riportando un detto che viene ripetuto tra i figli dโ€™Israele: โ€œI padri hanno mangiato uva acerba e i denti dei figli si sono allegatiโ€ (Ez 18,1-2).

Per dirla con Lam 5,7: โ€œI nostri hanno peccato e noi portiamo la pena delle loro iniquitร โ€. Siamo nellโ€™epoca dellโ€™esilio babilonese e lโ€™idea che si diffonde รจ che tale situazione di disastro sia dovuta ai peccati dei padri. Il profeta combatte questa visione fatalistica di chi, di fronte al male, cerca un colpevole, che sarร  sempre un altro, e al tempo stesso si crea lo statuto di vittima che vanta un diritto e che puรฒ sempre esigere una riparazione. Serietร  รจ poi non rifugiarsi nellโ€™irresponsabilitร : ognuno รจ responsabile delle sue azioni.ย Prendere sul serio la propria vita, questo รจ lโ€™invito del profeta. Ma ecco che, sulla strada verso la responsabilitร , alla serietร  si deve accompagnare ilย rispetto.

Ezechiele dice che il malvagio che si รจ convertito, โ€œha vistoโ€, ha osato guardare indietro e dentro, e riconoscere e nominare ciรฒ che ha commesso, ha osato vedere lโ€™ingiustizia del proprio operare. Rispetto รจย respicere, โ€œguardare indietroโ€ vedendo in veritร  se stessi ma anche coloro a cui si รจ fatto il male. Rispetto diviene allora coscienza dei limiti propri e altrui e dunque uso non piรน sconsiderato della parola. Solo la parola responsabile crea fiducia, mentre le parole irresponsabili di quanti ripetono questi detti, afferma Ezechiele, creano un clima di sfiducia. Il cammino verso la responsabilitร  esige ilย parlar vero, ilย dire il vero, e dunque il coraggio di correggere le proprie parole che pervertono la realtร . Franchezza, chiarezza,ย parresรญa, ecco gli ingredienti del dire il vero a cui il profeta sta invitando i figli quanto i figli dโ€™Israele dicono. Ma ecco che serietร , rispetto, dire il vero, divengonoย responsabilitร , cioรจ capacitร  di rispondere di sรฉ, delle proprie parole e delle proprie azioni. Questa responsabilitร  รจ declinata da Ezechiele come allontanamento dal male, come conversione.

E di conversione si tratta, di fatto, anche nella parabola narrata da Gesรน (Mt 21,28-30) e che Matteo incastona tra una diatriba con capi dei sacerdoti e anziani del popolo circa lโ€™autoritร  di Giovanni Battista (21,23-27) e lโ€™applicazione della parabola stessa al loro rifiuto di pentirsi e far fiducia a Giovanni (21,31-33). La parabola diviene narrazione che parla di Giovanni Battista (โ€œGiovanni venne a voi โ€ฆโ€: v. 32) sia in riferimento a prostitute e pubblicani che gli hanno creduto (โ€œi pubblicani e le prostitute โ€ฆโ€: v. 32) sia ai suoi interlocutori che non si sono nemmeno pentiti per credergli (โ€œvoi invece โ€ฆโ€).

Il rovesciamento descritto nella parabola per cui il figlio che ha risposto di sรฌ al comando del padre di andare nella vigna in realtร  non gli obbedisce e il figlio che gli ha risposto di no alla fine gli obbedisce, diviene specchio della situazione esistenziale di persone marchiate dallo stigma del peccato che tuttavia โ€œprecedonoโ€ (v. 32), cioรจ scavalcano, prendono il posto, nel Regno di Dio, di coloro che sembravano gli obbedienti e i fedeli. Coloro cioรจ che tutto indicava che avessero risposto di sรฌ alla volontร  di Dio Padre. Il rimprovero di Gesรน consiste nel fatto che le autoritร  giudaiche con cui Gesรน sta dibattendo (21,23), โ€œpur avendo vistoโ€ (v. 32) la conversione di prostitute e di pubblicani avvenute grazie al ministero di Giovanni, non si sono nemmeno pentite, ricredute e hanno persistito ostinatamente nel loro rifiuto del Battista.

La successioneย vedere โ€“ pentirsi, la troviamo ancora a descrivere il cammino interiore di Giuda che arriva a rendersi conto del male che ha fatto e a riconoscere la propria veritร : โ€œGiuda,ย vedendoย che Gesรน era stato condannato,ย pentitosi, riportรฒ le trenta monete dโ€™argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani, dicendo: โ€˜Ho peccato, perchรฉ ho tradito sangue innocenteโ€™โ€ (Mt 27,3-4). Nel pentimento Giuda vede realisticamente ciรฒ che ha fatto e lo riconosce. Nella parabola, il pentimento del figlio lo porta a cambiare strada e a imboccare la via dellโ€™obbedienza al volere del padre, dunque a vivere una vera e propria conversione. Simmetricamente, il mancato pentimento delle autoritร  giudaiche le trattiene nel loro rifiuto di Giovanni e impedisce loro la conversione. Del resto, era proprio a sadducei e farisei che venivano a presentarsi al battesimo da lui amministrato, che Giovanni aveva gridato lโ€™urgenza di convertirsi e di uscire dallโ€™ipocrisia e dalla menzogna (Mt 3,7-12).

Ora, la parabola mostra due persone in contraddizione con se stesse. Chi risponde di sรฌ al padre, dopo, nella prassi, non obbedisce, dunque dice di no. Chi invece subito dice di no, dopo, ci ripensa e obbedisce, quindi, dice di sรฌ. E poichรฉ per Gesรน il criterio di veritร  della fede รจ la prassi, la domanda con cui egli opera il trapasso del messaggio parabolico nella vita dei suoi interlocutori suona cosรฌ: โ€œChi dei due ha compiuto la volontร  del padre?โ€ (v. 31). Questa domanda voleva condurre i suoi interlocutori a un esame di sรฉ per vedersi in veritร  applicando a sรฉ le immagini della parabola. Voleva condurli a cogliere gli elementi che stanno dietro alla contraddizione del figlio che dice di sรฌ ma poi non obbedisce. In che consiste questa contraddizione profonda? รˆ anzitutto contrasto traย dire e fare. Gesรน, che nel discorso della montagna aveva avvertito: โ€œNon chiunque miย diceย โ€˜Signore, Signoreโ€™, entrerร  nel Regno dei cieli, ma colui cheย faย la volontร  del Padre mio che รจ nei cieliโ€ (Mt 7,21), metterร  in guardia le folle e i discepoli da scribi e farisei perchรฉ โ€œdicono e non fannoโ€ (Mt 23,3).

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Vi รจ poi laย contraddizione tra immagine presentata agli altri e veritร  personale. Uomini delย sรฌ, che in veritร  praticano ilย no, smentendo nelle azioni ciรฒ che pubblicamente professano. E trovando proprio in questa doppiezza, in questa schizofrenia o bilanciamento interiore dei contrari, il paradossale equilibrio che li tiene in vita e li rende anche autorevoli agli occhi di tanti. Si tratta dellโ€™ipocrisiaย che Gesรน denuncerร  (Mt 23,1-32). Questa cosciente, e perciรฒ colpevole, doppiezza, รจ il prezzo da pagare al rifiuto di fare veritร  in se stessi: troppo faticoso, doloroso, perfino letale, il lavoro di esaminare il proprio cuore, di vedersi come si รจ in veritร  e cosรฌ ricredersi, pentirsi e imboccare la via della veritร  e della pace. Meglio restare nella via piรน facile, meno scomoda, anzi, ben piรน gratificante, dellโ€™ostinata affermazione di sรฉ come giusti, non bisognosi di conversione e di pentimento. Peccato che in questa postura il referente di cui si tiene conto non รจ il Dio che scruta i cuori, ma il pubblico, la gente e la loro opinione, la gente e ciรฒ che ad essi si fa vedere. Unโ€™apparenza di sรฉ, non la veritร  di sรฉ.

A cura di: Luciano Manicardi

Per gentile concessione del Monastero di Bose