In questa 32.ma Domenica del Tempo ordinario la liturgia ci propone il passo del Vangelo in cui Gesù invita a non fare come gli scribi che ostentano una vuota religiosità. Quindi, vedendo una vedova offrire due monetine per il tesoro del tempio, dice ai discepoli:
«In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».
Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del carmelitano, padre Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
Alla vedova di Gerusalemme che dona l’ultimo spicciolo che le restava per vivere, viene associata oggi nella prima lettura la vedova di Sarepta, che dona l’ultimo pane. Due donne povere e senza nome, ma dalla identità forte nella fede: danno tutto, con una fiducia che sfida l’impossibile. La vedova del tempio è figura in diretto contrasto con l’esibizione degli scribi che si pavoneggiano nelle lunghe vesti e arraffano nelle case delle vedove. Defilata e umile nessuna la nota, all’apparenza dà quasi niente, in realtà la vedova si pone tutta nelle mani di Dio. Solo Gesù coglie il valore supremo del gesto furtivo: ha dato tutto, ha dato la sua stessa vita. E diviene silenziosa icona di Colui che di lì a poco darà la sua stessa vita, non simbolicamente ma realmente e cruentemente, per la vita di tutti. Duplice la lezione: attenzione a non cadere nel tranello dell’ostentazione di certe parate sacre che non c’entrano niente con la fede; nonostante l’aria pia sono teatralità vuote. E invece riconoscere che a Dio si avvicina e ci avvicina chi dona con tutto cuore. Lezione stupenda che ci commuove, e sfida diretta per ogni vanità tinta di sacro.
Fonte: RadioVaticana