Come sempre Gesu’ è “ in cammino “.
Mentre si sta recando nella città di Nain prende atto che “ viene portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova “.
Il dolore di quella donna doveva essere immenso.
Già era vedova, e, quindi, le mancava il marito che poteva provvedere al suo sostentamento.
Con la morte del figlio, oltre allo strazio per la perdita, era completamente sola e senza risorse.
Dinanzi a tale scena Gesu’ ha “ compassione “, cioè sente nelle viscere il suo stesso dolore, soffre insieme a lei.
E allora il Maestro, che è l’Amore, la consola e le dice: “ non piangere “, per poi avvicinarsi alla bara e dire al ragazzo: “ Giovanotto, dico a te, alzati “.
Il morto, dice il testo, “ si levo’ a sedere e comincio’ a parlare “ e Gesu’ “ lo diede alla madre “.
Il brano ci fa conoscere Gesu’.
Il Signore è un uomo “ sempre in cammino “, che, ogni giorno, incontriamo sulla nostra strada, in una situazione, nel volto di una persona.
Il Signore “ non è indifferente “ al nostro dolore, anzi ha compassione, lo vive come se fosse il suo.
Non bisogna quindi mai cedere alla tentazione di pensare che Lui sia lontano, sia assente.
Il Signore “ ci consola “, ci dice “ non piangere “ perché, con Lui vicino, tutto si puo’ superare.
Il Signore “ ci rialza “, ci rimette in piedi.
Spesso viviamo sdraiati, stesi dai nostri peccati, che ci mettono giu’.
Gesu’ ci rialza, ci dice che siamo fatti per vivere, per fare cose grandi.
Gesu’ “ ci restituisce “ alla nostra vita, alla nostra vera essenza.
Questo è il Signore, questo è il Dio in cui crediamo.
Si puo’ mai pensare di stare lontani da Lui e di non seguirlo?
Buona giornata e buona riflessione a tutti.