Federazione Clarisse – Commento al Vangelo del 17 Settembre 2023

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HA SENSO OGGI PARLARE DI PERDONO?

L’insegnamento del Signore sul perdono è cosa attuale? Si può proporre anche al mondo di oggi? I giornali e la TV ogni giorno dicono cose del tutto opposte: crudeli vendette e pulizie etniche su interi popoli, vendette dirette e trasversali delle mafie, linguaggio violento di alcuni uomini politici, drammi di crudeltà che riaffiorano nelle aule giudiziarie, odi trascinati per anni… Ha senso il perdono in un mondo del genere? sarebbe come dire: in una grande siccità che senso ha l’acqua? Proprio nella siccità acquista enorme importanza l’acqua. Proprio in un mondo fatto di violenza. fatta salva la giustizia che richiede espiazioni e riparazioni, acquista enorme importanza il perdono. E’ la testimonianza che con la forza dello spirito i cristiani sono chiamati a dare come sale della terra e luce del mondo. (G. Nervo)

L’iniziativa della riconciliazione viene da Dio, e la Chiesa e i cristiani devono essere gli operatori della pace nel mondo, devono creare un clima di riconciliazione, di perdono, di incontro, di fraternità in tutti i settori e a tutti i livelli, da quello internazionale fino alle piccole relazioni di vicinato e di lavoro, tra gli sposi, tra i figli, nei rapporti tra lavoratori e datori di lavori, tra poveri e ricchi. Non c’è relazione umana, per piccola che sia, che non possa trovare un miglioramento attraverso la riconciliazione e il perdono. La spirale della violenza invoca l’amore cristiano, di cui un momento importante è il perdono. Solo con l’amore è possibile formare una comunità, anche quella nazionale. (Messalino LDC)

Se guardiamo alla vita di  S.Francesco, egli viene definito come l’ambasciatore della riconciliazione con Dio. Egli vuole abbracciare il mondo intero e addirittura tutto il creato nel perdono e nella riconciliazione con Dio; una misericordia piena e sovrabbondante, che cancella ogni traccia di male in noi e ci rende nuovi, più capaci di seguire il Signore e di offrire misericordia a tutti.

La misericordia che riceviamo da Dio, infatti, è la sorgente della misericordia che possiamo offrire ai fratelli e alle sorelle che incontriamo sul nostro cammino. Francesco ne è ben consapevole. Se leggiamo i suoi Scritti, ci accorgiamo che egli usa la parola “misericordia” in due sensi: da una parte, la misericordia è un attributo di Dio, quel Dio che è egli stesso misericordia, e dall’altra parte, la misericordia è l’atteggiamento che ha segnato le relazioni di Francesco con il suo prossimo fin dagli inizi, quando egli andò tra i lebbrosi e “fece misericordia” con essi. Come l’amore di Dio e del prossimo sono l’unico grande comandamento di Gesù, così la misericordia di Dio e quella verso il prossimo sono un unico mistero di amore. Francesco lo sa bene: egli fa della propria vita una offerta di misericordia perché è stato toccato in profondità dalla misericordia di Dio.

Francesco ci insegna in molti modi come usare misericordia verso il nostro prossimo.

Anzitutto attraverso il suo incontro con i lebbrosi, come già ricordato. L’esempio di Francesco ci invita ad andare verso coloro che sono gli emarginati, gli esclusi, come lo erano i lebbrosi al suo tempo. E possiamo chiederci: chi sono i lebbrosi oggi? Chi sono coloro che hanno bisogno di solidarietà perché sono emarginati, nel mio ambiente, nel mio posto di lavoro, nella mia famiglia e nella mia comunità? Qual è l’azione concreta che posso fare? E se tutti noi ci sentiamo piccoli e impotenti di fronte a problemi più grandi di noi, che riguardano le folle di emarginati e di oppressi dei nostri tempi, cerchiamo di associarci ad altre persone e chiediamoci: quali sono le associazioni o i gruppi di persone che si danno da fare per gli emarginati oggi, e cosa posso fare per sostenere tali associazioni o tali gruppi?

Francesco invita prima di tutto i suoi frati ad un atteggiamento di perdono e di misericordia tra di loro, ma non si limita ad esortare i suoi fratelli.

Val la pena di ricordare la preoccupazione e la cura di Francesco e di Chiara perché anche nelle famiglie potesse crescere la pace e la misericordia. Negli antichi racconti delle loro vite ci sono episodi che riguardano il loro intervento per mettere pace in famiglie divise o tra coniugi che non andavano d’accordo.

L’invito di Francesco alla misericordia non resta circoscritto nell’ambito delle relazioni personali, comunitarie o familiari, ma si estende anche alla vita sociale: c’è un bell’episodio della vita di san Francesco che ci fa vedere che egli pensa di non poter stare fuori dai conflitti e dalle lotte sociali del suo tempo. Si tratta del famoso episodio avvenuto ad Assisi, quando Francesco riconcilia il Vescovo e il Podestà, che erano entrati in un conflitto che aveva diviso in due partiti tutta la città (Proc 16, 4: FF 3119).

L’antico racconto ci dice che Francesco, che ormai giaceva malato senza potersi muovere, disse ai suoi compagni: «Grande vergogna è per noi, servi di Dio, che il vescovo e il podestà si odino talmente l’un l’altro, e nessuno si prenda pena di rimetterli in pace e concordia». Sono parole che fanno pensare, perché Francesco prova vergogna che nessuno si muova: e quanto si stupirebbe di noi, che di fronte a tante guerre e contrasti in atto nel nostro mondo, ai livelli internazionali come a quelli familiari o sociali, ce ne restiamo troppo tranquilli, senza far nulla!

Francesco fa invitare presso di lui il podestà e il vescovo e chiede ai suoi frati di cantare il Cantico di frate sole, con l’aggiunta di una nuova strofa sul perdono: “Laudato sì, mi Signore, per quelli che perdonano per lo tuo amore”.

In questo modo, Francesco ci insegna che per superare i conflitti bisogna sollevare lo sguardo un po’ più in alto, senza continuare ad esaminare soltanto l’oggetto del contendere.  Fino a quando continuiamo a riesaminare e riconsiderare le nostre questioni e i nostri litigi, rimarremo fermi lì e probabilmente non riusciremo a venirne fuori. Francesco insegna che il motivo vero per la pace sta più in alto della semplice risoluzione tecnica dei nostri problemi, perché il motivo vero per fare pace ci rimanda alla bellezza della vita riconciliata, al Bene che possiamo gustare solo in pace con gli altri, alla gioia del rapporto libero e sereno con tutti, e ultimamente, per chi crede in Dio, al cuore stesso del Signore, dal quale soltanto può venire la pace.

La sovrabbondante misericordia, di cui l’indulgenza plenaria è un segno, ci raggiunge nel profondo dell’anima e ci trasforma, perché la misericordia possa manifestarsi anche nella nostra vita: e così anche noi, come Francesco, saremo operatori di misericordia verso i lebbrosi del nostro tempo, saremo capaci di costruire pace nelle famiglie in cui viviamo, ci inventeremo nuove canzoni di pace da cantare nel mondo di oggi, per essere strumenti di una giustizia e di una ecologia integrale della quale il nostro mondo ha tanto bisogno.

Che san Francesco ci aiuti in questo cammino di giustizia e di pace e ci faccia capaci di fare come lui, che iniziava ogni suo discorso dicendo: “Il Signore vi dia pace!”. Sia questo il nostro saluto, ma soprattutto questa pace sia il dono divino di cui essere testimoni e portatori nel mondo.

Sr Chiara EmanuelaMonastero santa Chiara – Bra

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