Maria, modello della Chiesa madre, salda nella fede e generativa nella carità – Beata Vergine Maria Addolorata
Dalla lettera agli Ebrei Eb 5,7-9
Imparò l’obbedienza e divenne causa di salvezza eterna.
Cristo, nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito.
Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.
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L’obbedienza di Cristo che salva dalla morte
L’autore della Lettera agli Ebrei presenta la figura di Gesù Sommo Sacerdote misericordioso e fedele. La misericordia è soprattutto compassione, ovvero partecipazione e coinvolgimento con gli altri. Il sacerdozio di Gesù, a differenza di quello esistente, non si esplica attraverso separazioni rituali ma mediante la totale unione all’uomo del quale non condivide il peccato ma le conseguenze di esso.
L’umanità di Gesù caratterizza il suo sacerdozio, anche se essa è ferita e dolorante. Partecipando della debolezza umana, Gesù si fa carico del dolore dell’uomo, soprattutto del giusto perseguitato, ed esercita il suo sacerdozio pregando «con forti grida e lacrime». Da una parte egli offre a Dio Padre il suo dolore e dall’altra invoca il suo aiuto. In alcune raffigurazioni del crocifisso Gesù sulla croce ha l’orecchio scoperto per indicare il fatto che anche nel silenzio della solitudine egli era aperto ad ascoltare la Parola del Padre.
Essa giunge nella risurrezione dai morti come risposta alla preghiera e all’obbedienza del Figlio. Chi, come Gesù, ha il cuore aperto ad ascoltare e mettere in pratica la volontà di Dio non rimane schiavo della morte ma sperimenta la potenza dell’amore di Dio, datore di vita.
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+ Dal Vangelo secondo Gv 19,25-27 oppure ✝ Lc 2,33-35
Ecco tuo figlio! Ecco tua madre!
In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.
Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Maria, modello della Chiesa madre, salda nella fede e generativa nella carità
«Stavano presso la croce di Gesù sua madre …»; questo è il fotogramma che coglie il vertice e il cuore del Vangelo. Gesù è sulla croce come re assiso sul suo trono, approdo finale dell’ascesa verso la gloria. La croce, infatti, è quel «fino alla fine» a cui accenna l’evangelista Giovanni quando parla dell’amore di Gesù verso i suoi. Essa è anche la chiave di lettura del gesto della lavanda dei piedi a coloro che non considera servi ma amici perché, morendo in croce, a loro affida il potere di amare come lui stesso ha fatto.
Sebbene solo Gesù sia salito sulla croce, perché unicamente lui è il Signore e il Maestro, tuttavia egli non è solo perché c’è la Chiesa, la comunità di donne e di uomini che è presente diventando così partecipe e destinataria del dono della vita. La Chiesa è appunto una comunità, simboleggiata dalle quattro donne, che si riunisce attorno al suo Capo e Sposo. Il dolore di Maria è lo stesso di quello di suo figlio, come alle nozze di Cana ella aveva fatto suo lo smarrimento degli sposi che nel bel mezzo della festa avevano finito il vino.
Sulla croce la festa nuziale ha il suo inizio che coincide con un passaggio che coinvolge tutti. Il passaggio doloroso della morte di Gesù da questo mondo al Padre determina anche quello di Maria, non meno sofferente, che dall’essere madre naturale di suo figlio Gesù diventa «Donna», Madre spirituale della Chiesa. La parola di Gesù non elimina il dolore ma gli conferisce un senso salvifico perché in esso rivela la potente forza dello Spirito che trasforma la morte in vita, la fine nel fine a cui tende tutta l’azione salvifica di Dio.
È la Chiesa in preghiera quella che si riunisce attorno alla croce, che partecipa al sacrificio di Cristo, che unisce il suo dolore a quello di Gesù e che da lui riceve il suo Spirito che la feconda rendendola Madre. Come tale, Maria, quale madre di Gesù e madre nostra, non si allontana dalla croce perché non può staccarsi dalla sorgente della sua fecondità. Al contempo ella rimane salda ai piedi della croce di ogni suo figlio che soffre come Gesù e con Gesù. Maria è l’ispiratrice di ogni cristiano che vive la fede facendosi vicino ad ogni persona che porta la sua croce e vive il dramma della sofferenza all’ombra della morte.
Gesù, morendo, non abbandona i suoi amici nel loro dolore, ma offre al mondo, mediante Chiesa che serve e si fa prossima all’umanità, la consolazione e la speranza necessaria per attraversare i passaggi dolorosi della storia e trasformarli in eventi di grazia e di rinnovamento.
Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualità biblica a Matera
Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna“