don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 10 Settembre 2023

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Oggi il Vangelo ci fornisce il vademecum della carità, perché ci dice con che gradualità bisogna recuperare chi sbaglia. I passi sono almeno tre:

“Se il tuo fratello commette una colpa, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all’assemblea; e se non ascolterà neanche l’assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano”.

Solitamente invece quando ci accorgiamo che qualcuno sbaglia, l’ultimo a saperlo è proprio chi ha sbagliato perché la tentazione di raccontare agli altri, di metterlo in piazza, di consegnarlo al giudizio di tutti è sempre molto forte. La carità vuole invece che il primo passo è affrontare viso a viso le persone, personalmente, con una discrezione immensa.

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E solo se questo fallisce aggiungere con molta umiltà l’aiuto di qualcun altro. E se ancora persiste allora chiamare le cose per nome ad alta voce, e solo allora se ancora non è cambiato nulla si ha il diritto di prenderne distanza. Ma è una distanza che nasce dalla sofferenza e non dall’indifferenza, e se si crea occasione per colmarla noi dobbiamo sempre essere i primi a fare il primo passo.

Altrimenti da cosa si dovrebbe evincere che noi siamo cristiani?

“In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”.

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È così grande la potenza di una fraternità che la sua efficacia può essere messa alla prova con la preghiera.

Quando una richiesta nasce dalla preghiera di due o tre persone che si vogliono davvero bene, Cristo accorda sempre ciò che si domanda perché il cielo obbedisce sempre alla logica dell’amore perché Dio è Amore. Per questo per migliorare la nostra preghiera forse dovremmo migliorare la qualità delle nostre relazioni.

Più il bene è autentico più la nostra preghiera è efficace.

FONTECommento del 2019

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Giudicare o ignorare, sono queste le due malattie che toccano le nostre relazioni. Infatti quando ci accorgiamo che l’altro compie un male ci viene spontaneo giudicarlo, ma quel fratello non ha bisogno del nostro giudizio ma del nostro aiuto. Peggio è accorgersi del male dell’altro e fare finta di nulla per quieto vivere. Il Vangelo di Matteo della XXIII domenica del tempo ordinario ci dice qual è l’insegnamento che Gesù dà a questo proposito: “Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano”. La sintesi è semplice: invece di giudicare aiuta l’altro, ma fallo con delicatezza, con gradualità e solo se non vuole sentire nessuna ragione allora amalo nella maniera più radicale, cioè fagli sperimentare quali sono le estreme conseguenze della sua scelta. […] Continua a leggere qui.


✝️ Commento al brano del Vangelo di:  ✝ Mt 18,15-20

AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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