Come raccontatoci dal profeta Ezechiele nella prima lettura di questa XXIII domenica del Tempo ordinario Dio Padre ci chiede di essere sentinelle attente ai suoi richiami. Il cristiano non può trascurare l’invito a desistere dai comportamenti malvagi come quello dello sfruttare sconsideratamente ciò che la nostra Madre Terra ci mette a disposizione.
Il grido del pianeta che geme e soffre non va ignorato perché il dolore che gli infliggiamo si ritorce contro tutti noi. Se vogliamo che la vita nel mondo continui dobbiamo abbandonare quelle iniquità che lo deteriorano facendo perdere l’originaria bellezza.
Ascoltando la voce del Signore ed aggrappandoci a Lui che è la roccia della nostra salvezza come ci suggerisce il Salmo 94, certamente noi non induriremo il cuore scordandoci di aver ricevuto il comando di coltivare e custodire la Terra che ci è stata donata.
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L’amore verso il prossimo di cui ci parla Paolo nel brano della lettera ai Romani trova una sua forma molto concreta nell’attenzione che possiamo manifestare verso coloro che verranno dopo di noi e che non meritano di ricevere in eredità un mondo sporcato dal nostro egoismo.
Il Signore che è misericordioso ci concede ancora un po’ di tempo per evitare il peggio e per questo è davvero importante far sentire la nostra voce, anche con la correzione fraterna citata nel brano del Vangelo di Matteo proposto dalla liturgia odierna, così da responsabilizzare tutti coloro che abitano la casa comune e chiedere uno sforzo unanime per cambiare i nostri stili di vita.
FONTE – Tempo del Creato
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