Mons. Giovanni D’Ercole – Commento al Vangelo del 27 Agosto 2023

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1.“Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”.

A Cesarea di Filippo, come leggiamo nel vangelo di questa XXI domenica del tempo Ordinario, Pietro fa la sua professione di Fede, ispirato da Dio. “Beato sei tu Simone, figlio di Giona, – gli conferma Gesù- perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli” (Mt 16,15-19). Quest’episodio ci offre l’opportunità di fare un’indagine spirituale sulla fede di Pietro, modello di quella della Chiesa e di ciascuno di noi. La sua fede è un lungo cammino che inizia quando, come tutti i giovani ebrei, aveva sentito parlare del Messia, aveva imparato a pregare i salmi di Davide e aveva ascoltato il rabbino di Cafarnao cantare la speranza dii Israele.  Il seme era caduto sul buon terreno. A Cesarea di Filippo il seme mette profonde radici grazie alla parola di Gesù e gli anni che poi passerà insieme al Maestro lo aiuteranno, tra alti e bassi, ad approfondire progressivamente la sua adesione a Cristo. Pur sbagliando e talvolta uscendo fuori strada impulsivo e testardo com’era, non si perderà mai d’animo e non smetterà di camminare con una sincerità che lo porterà a dare la vita per il Signore. Anche il nostro percorso di fede sperimenta sicuramente luci ed ombre, gioie e fatiche, difficoltà, peccati e talora tradimenti, ma l’esempio di perseveranza di Pietro può aiutarci a non scoraggiarci. Come Pietro alterniamo momenti di entusiasmo e pause di stanchezza. Non abbiate paura! Ci ripete Gesù. E Pietro aggiunge: Guardate me e continuate a camminare. In effetti è lui stesso quest’oggi che c’invita a ripercorre con lui il cammino della fede.

2. Pietro Incontra per la prima volta Gesù sulla riva del Giordano grazie a suo fratello Andrea, discepolo come lui di Giovanni Battista, che gli dice: “Abbiamo trovato il Messia” (Gv1,41). Andrea è stato quindi il primo ad essere chiamato, questo tuttavia non impedisce a Pietro di essere colui al quale il Signore affiderà la missione di confermare la fede degli altri discepoli. Le scelte divine non rispondono a logiche umane. Alle nozze di Cana Pietro fu testimone del primo miracolo/segno di Gesù e lui e i discepoli – precisa l’evangelista – credettero in Gesù (Gv1,1-12). Qui la sua fede riceve conferma di quanto Andrea gli aveva detto e si riempie di stupore e di ammirazione. Sarà però dopo la pesca miracolosa avvenuta a seguito di una notte infruttuosa, che Pietro e Andrea si sentono chiamati: “venite dietro di me e vi farò pescatori di uomini” (Lc 5,1-11). E quel giorno abbandonarono tutto: famiglia, moglie  e casa, lavoro e ogni altra occupazione per seguire Gesù. La fede diventa così il dono della sua vita e capisce il senso dell’invito esigente del Maestro ad abbandonare tutto per il regno dei cieli. Dopo alcuni mesi Gesù invia i Dodici in missione per predicare e annunciare il vangelo. Questi tornano felici per i miracoli che hanno visto compiersi e accompagnare la loro predicazione (Mt 10,1-10). Qui Pietro sperimenta che veramente la fede è capace di trasportare le montagne e questo trova ulteriore conferma quando con Giacomo e Giovanni sarà testimone oculare a Gerasa della risurrezione della figlia del capo della sinagoga di nome Giairo (Mc5, 37- 42). Un episodio che segnerà in profondità la sensibilità di Pietro.

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3. Pietro ora sa che cosa vuol dire seguire Gesù e gli sono chiare le esigenze della sequela evangelica per cui ha scelto la strada da percorrere ed è sulla buona via. Salvato mentre affoga durante la traversata del mare di Tiberiade in piena tempesta farà la sua pima professione di fede: “Veramente tu sei il Figlio di Dio” (Mt14,33). E passato un po’ di tempo, a Cesarea di Filippo, come oggi stiamo ascoltando, Gesù domanderà a Pietro di proclamare la fede a nome anche degli altri discepoli e lui aderirà con lo slancio generoso che lo contraddistingue: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” ratificando quanto gli aveva detto al primo incontro suo fratello Andrea: “Abbiamo trovato il Messia”. Il Signore gli consegna la guida della Chiesa: “Tu sei Pietro e su questa Pietro edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli”. In questo famoso e spesso citato testo “petrino” ci sono i tre simboli della missione di Pietro e dei suoi successori. “La roccia” cioè la salda garanzia del Papa a fondamento della fede di tutta la Chiesa; “le chiavi”, l’autorità del Papa come servizio dell’unità e della comunione nella verità; “legare e sciogliere” che non è soltanto il potere di perdonare le colpe ma l’insieme di tutte le varie funzioni della guida dei fedeli sempre orientate verso la salvezza eterna delle anime (Mt18,18). E infine la sicurezza che “le potenze degli inferi non prevarranno su di essa”: è la certezza del trionfo di Cristo già in atto nel mondo anche se non appare. Lo scrittore inglese convertito G. K. Chesterton scriveva in proposito: ”L’unica cosa veramente divina, l’unico scorcio di paradiso che Dio ci dona sulla terra, è combattere una battaglia persa e non perderla”.

4. La professione di fede fatta a Cesarea non impedirà a Pietro subito dopo di rifiutarsi di salire a Gerusalemme quando Gesù parla della sua morte. Credere che il Figlio di Dio debba morire in croce è una prova troppo dura per la sua fede e, quando Pietro si allontana dalla professione di fede che aveva appena pronunciato, Gesù lo rimprovera aspramente: “Vattene via da me, Satana! Tu mi sei di scandalo. Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini” (16,22-23). Pietro dimentica che la fede chiede di aderire alla volontà di Dio sempre e comunque.  Ci sarà poi la trasfigurazione di Cristo sull’alto Monte: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto, ascoltatelo! (Mt 17, 1-13), che stupirà e conforterà Pietro Giacomo e Giovanni presenti e desiderosi di restarci; invece devono tornare a valle, e scendendo il Cristo confermerà ancora la sua passione, morte e risurrezione. La vita di Pietro continuerà tra entusiasmo e cadute, ma alla fine sarà proprio a partire dal suo grande peccato perdonato, aver rinnegato tre volte Gesù (Lc24,54-62), che comprenderà meglio la sua missione.  Il Signore gli confermerà il suo amore fedele affidandogli la cura del suo gregge (Gv21, 1-12). Le lacrime di Pietro, che si narra furono straordinariamente abbondanti, sono l’acqua nella quale possiamo purificare la nostra fede.

5. “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”. Oggi è l’occasione propizia per pregare per il Papa, successore di Pietro, roccia solida su cui il Signore ha deciso di costruire la sua Chiesa: una grazia tutta particolare e una grande responsabilità. A lui Gesù ripete la promessa di un carisma speciale: “ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli” (Lc 22,32).  E a ciascuno di noi, vescovi, sacerdoti, laici è offerta la meravigliosa possibilità di poggiare e costruire la nostra fede su questa roccia poiché non dobbiamo vivere la nostra testimonianza evangelica in modo isolato, bensì nella Chiesa e con la Chiesa. Ci conceda il Signore di sentirci sempre parte viva della sua Chiesa e, come recita la preghiera sulle offerte, ripetiamo con fede: “concedi a noi, nella tua Chiesa, il dono dell’unità e della pace”. Amen!

AUTORE: Mons. Giovanni D’Ercole, Vescovo emerito – Pagina FacebookSito Web 

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Mt 16, 13-20 | mons. Giovanni D’Ercole 21 kb 0 downloads

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