Il racconto del “primato di Pietro” è conservato solo da Matteo, l’evangelista “del Regno e della Chiesa”, e non ha paralleli negli altri Vangeli, che pure raccontano l’episodio di Cesarea di Filippo e la domanda capitale che Gesù pone ai Dodici: «Voi chi dite che io sia?» (Marco 8,27-29; Luca 9,18-21).
Con questa domanda ogni uomo deve fare i conti; in accenti simili essa risuona ancora in Matteo, alla vigilia della Passione, quando Gesù entra quale Re nella città di Davide e la folla si interroga: «Chi è Costui?» (Matteo 21,10). Chi è Gesù per me? Tra le cose che ne «dice la gente», in mezzo a ipotesi e tentativi di definirlo, di adeguarlo alle esigenze del mondo, di addomesticarlo agli interessi personali, qual è la mia risposta?
Gesù ha condotto i suoi ai margini settentrionali della Terra di Israele, presso l’ellenistica città di Paneas, alle pendici del monte Hermon e vicino alle sorgenti di uno degli affluenti del Giordano, dove si trovavano luoghi di culto dedicati a divinità pagane (Pan) e i sovrani giudei erano soliti onorare i dminatori romani (Erode il Grande vi aveva fatto costruire un tempio dedicato ad Augusto; il tetrarca Filippo aveva chiamato la città Cesarea e più tardi Agrippa II l’avrebbe ribattezzata Neronia); in un contesto naturalistico di straordinaria bellezza, luogo di confine dove la fede ebraica trovava riferimenti geografici capitali e insieme sperimentava la presenza pagana e i rischi dell’idolatria, Gesù chiede: Chi sono io per te? […]
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