Carlo Miglietta – Commento alle letture di domenica 27 Agosto 2023

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Il Vangelo che la liturgia odierna ci propone รจ lo stesso che abbiamo meditato nella Festa dei Santi Pietro e Paolo. A quel commento vi rimando per unโ€™esegesi piรน fedele del testo.

Oggi voglio soffermarmi su un problema non certo secondario che scaturisce da questo brano. 

IL PRIMATO DI PIETRO

Lโ€™antichitร  di questo brano non รจ stata quasi mai messa in discussione. Anche Lutero e gli altri riformatori lo ritenevano un testo arcaico, anche se negavano lโ€™interpretazione cattolica secondo cui il brano possa riferirsi non solo alla persona di Pietro, ma anche ai suoi successori. Secondo Lutero, questi versetti sono rivolti a tutta la Chiesa. 

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Si รจ perรฒ talora ipotizzato che questo testo sia da ascriversi non al tempo di Gesรน, ma a quello della prima Chiesa, che avrebbe attribuito a Pietro il ruolo di leader. Pietro sarebbe stato il primo a riconoscere Gesรน come Signore dopo la sua resurrezione, e pertanto gli altri apostoli, e non Gesรน stesso, gli avrebbero riconosciuto un primato. โ€œStudi piรน recenti, proprio in ambito protestante, hanno quindi abbandonato la teoria della comunitร  creatrice del primato di Pietro e hanno, invece, ammesso non solo lโ€™autenticitร  del testo del primato cosรฌ come si trova in Mt 16, ma anche il fatto importantissimo che le parole pronunciate da Gesรน appartengono a un contesto anteriore alla Pasqua per il loro carattere fortemente semiticoโ€ (S. T. Stancati). โ€œSi tratta molto probabilmente di una tradizione prematteana che Matteo ha inserito nel proprio testoโ€ (D. J. Harrington). Il brano รจ quindi molto antico, e probabilmente riferisce fedelmente il dialogo tra Gesรน e Pietro.

IL PRIMATO DEL VESCOVO DI ROMA

Ben presto la Chiesa di Roma dove, secondo la tradizione insegnarono e furono martirizzati sia Pietro che Paolo, divenne il riferimento per tutte le altre Chiese. Giร  nel 95 Clemente, vescovo di Roma, manda una lunga lettera ai Corinti per risolvere loro controversie, illustrando la dottrina degli Apostoli: โ€œGli Apostoli ci annunziarono il Vangelo inviati dal Signore Gesรน Cristo, Gesรน Cristo fu mandato da Dio. Cristo viene dunque da Dio, gli Apostoli da Cristo: entrambi procedono ordinatamente dalla volontร  di Dioโ€ฆ I nostri Apostoli vennero a conoscenza per mezzo del Signore nostro Gesรน Cristo che sarebbero sorte contese intorno alla funzione episcopale. Perciรฒ, prevedendo perfettamente lโ€™avvenire stabilirono gli eletti e diedero quindi loro lโ€™ordine, affinchรฉ alla loro morte altri uomini provati assumessero il loro servizioโ€. Ignazio di Antiochia, allโ€™inizio del II secolo, definisce la Chiesa di Roma come quella โ€œche presiede alla caritร โ€ (โ€œprochathemรจne tรจs agร pesโ€): non significa solo โ€œuna precedenza nel sentimento dโ€™amore e nellโ€™azione caritativa. Ma messo in relazione con le parole che immediatamente precedono: ยซche anche presiede nel territorio romanoยป (ยซรจtis kaรฌ prokร thenai รจn tรฒpo chorรฌou Romร ionยป) fa pensare proprio ad una vera posizione di preminenza nella fede e nellโ€™amoreโ€ (K. Bihlmeyer, H. Tuechle).

Ireneo di Lione afferma nel 180-190 che conviene che ogni Chiesa abbia la stessa fede di quella di Roma, perchรฉ lร  si รจ conservata intatta la fede di Pietro: e qualifica la Chiesa di Roma come quella con la quale โ€œa motivo della sua origine piรน eccellente deve concordare tutta la Chiesaโ€. Lo stesso Ireneo ci fornisce lโ€™elenco dei Vescovi di Roma, cui fu trasmesso dopo Pietro โ€œil ministero episcopaleโ€. Alla fine del II secolo, Tertulliano attribuisce alla Chiesa romana un particolare prestigio, perchรฉ colร  furono martirizzati Pietro e Paolo. Sempre alla fine del II secolo, come ci riferisce Eusebio di Cesarea, il vescovo di Roma, nella discussione sulla data della Pasqua, prende iniziativa per la Chiesa intera al fine di salvaguardare la comunione basata sul โ€œcomune consensoโ€.

Intorno al 250 Cipriano di Cartagine, in una lettera a Papa Cornelio, chiama la Chiesa di Roma โ€œla cattedra di Pietro e la Chiesa principale, da cui รจ emanata lโ€™unitร  sacerdotaleโ€ (โ€œPetri cathedra atque ecclesia principalis, unde unitas sacerdotalis exorta estโ€); egli attribuisce a Roma lo stesso ruolo che Gesรน diede a Pietro, quello di confermare i fratelli, affermando poi che โ€œgli altri Apostoli erano uguali a Pietro, egualmente partecipi dellโ€™onore e della potestร  (di consacrare) e che per lโ€™amministrazione della loro diocesi sono responsabili (soltanto) verso Dioโ€ (K. Bihlmeyer, H. Tuechle). Santโ€™Ambrogio (339 o 340-397) dirร : โ€œUbi Petrus, ibi ergo Ecclesiaโ€, โ€œDove cโ€™รจ Pietro, lร  cโ€™รจ la Chiesaโ€. Leone Magno (440-461) qualifica il vescovo di Roma come โ€œsuccessore di Pietroโ€, intervenendo al secondo Concilio della storia della Chiesa, il Concilio di Calcedonia, nel 451.

La dottrina sul primato di Pietro venne solennemente affermata nei Concili medioevali, soprattutto nel Concilio di Lione (1274) e nel Concilio di Firenze (1439), e infine ribadita nel Concilio Vaticano I (1870) e nel Concilio Vaticano II.

โ€œIl Vescovo della sede romana non รจ ยซpiรนยป Vescovo di colui che presiede una Chiesa locale. Il Papa, perรฒ, svolge in maniera unica il suo ministero, quello dellโ€™unitร , che รจ a favore di tutti i Vescoviโ€ (S. T. Stancati).

Purtroppo da una visione in cui i ministeri erano davvero servizi ecclesiali si passรฒ dal Medioevo a una โ€œvisione ecclesiologica in cui lโ€™aspetto gerarchico รจ messo in primo piano ed occupa il massimo grado: la Chiesa coincide con la gerarchiaโ€ฆ La Chiesa viene considerata come una grande diocesi con a capo il Papa, mentre i vescovi (e le Chiese locali) non sono altro che vicari dello stesso ponteficeโ€ฆ Ad esempio Egidio Romano, nel suo ยซDe ecclesiastica potestateยป, stabilisce unโ€™equivalenza tra la persona del Papa e la Chiesa stessa: ยซPapa qui potest dici Ecclesiaยป (il Papa, vale a dire la Chiesa). Unโ€™accentuazione di tipo curiale ci sarร  anche quando il potere della curia romana diventerร  cosรฌ importante da potersi sostituire alla stessa dicitura di ยซChiesa romanaยป: ยซNunc dicitur Curia Romana quae ante hac dicebatur Ecclesia Romanaยป (ยซOra si chiama Curia Romana quella che una volta si chiamava Chiesa Romanaยป), diceva Gerloh di Reichenbergโ€ (S. T. Stancati). Quale distorsione e impoverimento nella concezione della Chiesa, purtroppo tanto presente ancora ai nostri giorni! 

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Il Concilio Ecumenico Vaticano II descrive la Chiesa universale come โ€œยซcomunione di Chieseยป locali – diocesane – particolari, articolata ยซa partire da esseยป e ยซin esseยป (LG, n. 23) โ€ฆ La Chiesa รจ guidata da tutto il collegio episcopale con il suo capo, il vescovo di Roma (LG, n.21) โ€œ (S. Piรฉ-Ninot). 

Ricordava padre Turoldo: โ€œLa Chiesa รจ un organismo, non unโ€™organizzazione; non รจ uno stato, ma una vitaโ€ฆ Lโ€™istituzionalismo รจ un mezzo e non un fine. Lo stesso ordine e le leggi sono per la vita, non la vita per le leggiโ€.

RIPENSARE IL MINISTERO PETRINO

Anche per portare avanti il dialogo ecumenico, bisogna che, pur nella fedeltร  alla Scrittura e alla Tradizione, si ripensino, come piรน volte hanno anche auspicato gli ultimi Papi, i modi di vivere i ministeri e anche il primato del Vescovo di Roma. Giovanni Paolo II, in modo particolare nellโ€™Enciclica โ€œUt unum sintโ€, ha voluto rivolgere specialmente ai pastori ed ai teologi l’invito a โ€œtrovare una forma di esercizio del Primato che, pur non rinunciando in nessun modo all’essenziale della sua missione, si apra a una situazione nuovaโ€ฆ, giacchรฉ per delle ragioni molto diverse e contro la volontร  degli uni e degli altri, ciรฒ che doveva essere un servizio ha potuto manifestarsi sotto una luce abbastanza diversaโ€ฆ Lo Spirito Santo ci doni la sua luceโ€ฆ, affinchรฉ possiamo cercare, evidentemente insieme, le forme nelle quali questo ministero possa realizzare un servizio di amore riconosciuto dagli uni e dagli altriโ€ (n. 95).

Occorre quindi che anche il ministero petrino venga ripensato nelle sue modalitร  di espressione, come ricordava lโ€™allora cardinal Ratzinger quando era prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede: โ€œยซLa Chiesa pellegrinante, nei suoi sacramenti e nelle sue istituzioni, che appartengono allโ€™etร  presente, porta la figura fugace di questo mondoยป (LG, n. 48). Anche per questo, lโ€™immutabile natura del Primato del Successore di Pietro si รจ espressa storicamente attraverso modalitร  di esercizio adeguate alle circostanze di una Chiesa pellegrinante in questo mondo mutevole. I contenuti concreti del suo esercizio caratterizzano il ministero petrino nella misura in cui esprimono fedelmente lโ€™applicazione alle circostanze di luogo e di tempo delle esigenze della finalitร  ultima che gli รจ propria (l’unitร  della Chiesa). La maggiore o minore estensione di tali contenuti concreti dipenderร  in ogni epoca storica dalla ยซnecessitas Ecclesiaeยป. Lo Spirito Santo aiuta la Chiesa a conoscere questa ยซnecessitasยป ed il Romano Pontefice, ascoltando la voce dello Spirito nelle Chiese, cerca la risposta e la offre quando e come lo ritiene opportunoโ€.

Carlo Miglietta

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Mt 16,13-20 | Carlo Miglietta 39 kB 0 downloads

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Il commento alle letture di domenica 27 agosto 2023 a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito รจ โ€œBuona Bibbia a tuttiโ€œ.