Il Vangelo che la liturgia odierna ci propone รจ lo stesso che abbiamo meditato nella Festa dei Santi Pietro e Paolo. A quel commento vi rimando per unโesegesi piรน fedele del testo.
Oggi voglio soffermarmi su un problema non certo secondario che scaturisce da questo brano.
IL PRIMATO DI PIETRO
Lโantichitร di questo brano non รจ stata quasi mai messa in discussione. Anche Lutero e gli altri riformatori lo ritenevano un testo arcaico, anche se negavano lโinterpretazione cattolica secondo cui il brano possa riferirsi non solo alla persona di Pietro, ma anche ai suoi successori. Secondo Lutero, questi versetti sono rivolti a tutta la Chiesa.
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Si รจ perรฒ talora ipotizzato che questo testo sia da ascriversi non al tempo di Gesรน, ma a quello della prima Chiesa, che avrebbe attribuito a Pietro il ruolo di leader. Pietro sarebbe stato il primo a riconoscere Gesรน come Signore dopo la sua resurrezione, e pertanto gli altri apostoli, e non Gesรน stesso, gli avrebbero riconosciuto un primato. โStudi piรน recenti, proprio in ambito protestante, hanno quindi abbandonato la teoria della comunitร creatrice del primato di Pietro e hanno, invece, ammesso non solo lโautenticitร del testo del primato cosรฌ come si trova in Mt 16, ma anche il fatto importantissimo che le parole pronunciate da Gesรน appartengono a un contesto anteriore alla Pasqua per il loro carattere fortemente semiticoโ (S. T. Stancati). โSi tratta molto probabilmente di una tradizione prematteana che Matteo ha inserito nel proprio testoโ (D. J. Harrington). Il brano รจ quindi molto antico, e probabilmente riferisce fedelmente il dialogo tra Gesรน e Pietro.
IL PRIMATO DEL VESCOVO DI ROMA
Ben presto la Chiesa di Roma dove, secondo la tradizione insegnarono e furono martirizzati sia Pietro che Paolo, divenne il riferimento per tutte le altre Chiese. Giร nel 95 Clemente, vescovo di Roma, manda una lunga lettera ai Corinti per risolvere loro controversie, illustrando la dottrina degli Apostoli: โGli Apostoli ci annunziarono il Vangelo inviati dal Signore Gesรน Cristo, Gesรน Cristo fu mandato da Dio. Cristo viene dunque da Dio, gli Apostoli da Cristo: entrambi procedono ordinatamente dalla volontร di Dioโฆ I nostri Apostoli vennero a conoscenza per mezzo del Signore nostro Gesรน Cristo che sarebbero sorte contese intorno alla funzione episcopale. Perciรฒ, prevedendo perfettamente lโavvenire stabilirono gli eletti e diedero quindi loro lโordine, affinchรฉ alla loro morte altri uomini provati assumessero il loro servizioโ. Ignazio di Antiochia, allโinizio del II secolo, definisce la Chiesa di Roma come quella โche presiede alla caritร โ (โprochathemรจne tรจs agร pesโ): non significa solo โuna precedenza nel sentimento dโamore e nellโazione caritativa. Ma messo in relazione con le parole che immediatamente precedono: ยซche anche presiede nel territorio romanoยป (ยซรจtis kaรฌ prokร thenai รจn tรฒpo chorรฌou Romร ionยป) fa pensare proprio ad una vera posizione di preminenza nella fede e nellโamoreโ (K. Bihlmeyer, H. Tuechle).
Ireneo di Lione afferma nel 180-190 che conviene che ogni Chiesa abbia la stessa fede di quella di Roma, perchรฉ lร si รจ conservata intatta la fede di Pietro: e qualifica la Chiesa di Roma come quella con la quale โa motivo della sua origine piรน eccellente deve concordare tutta la Chiesaโ. Lo stesso Ireneo ci fornisce lโelenco dei Vescovi di Roma, cui fu trasmesso dopo Pietro โil ministero episcopaleโ. Alla fine del II secolo, Tertulliano attribuisce alla Chiesa romana un particolare prestigio, perchรฉ colร furono martirizzati Pietro e Paolo. Sempre alla fine del II secolo, come ci riferisce Eusebio di Cesarea, il vescovo di Roma, nella discussione sulla data della Pasqua, prende iniziativa per la Chiesa intera al fine di salvaguardare la comunione basata sul โcomune consensoโ.
Intorno al 250 Cipriano di Cartagine, in una lettera a Papa Cornelio, chiama la Chiesa di Roma โla cattedra di Pietro e la Chiesa principale, da cui รจ emanata lโunitร sacerdotaleโ (โPetri cathedra atque ecclesia principalis, unde unitas sacerdotalis exorta estโ); egli attribuisce a Roma lo stesso ruolo che Gesรน diede a Pietro, quello di confermare i fratelli, affermando poi che โgli altri Apostoli erano uguali a Pietro, egualmente partecipi dellโonore e della potestร (di consacrare) e che per lโamministrazione della loro diocesi sono responsabili (soltanto) verso Dioโ (K. Bihlmeyer, H. Tuechle). SantโAmbrogio (339 o 340-397) dirร : โUbi Petrus, ibi ergo Ecclesiaโ, โDove cโรจ Pietro, lร cโรจ la Chiesaโ. Leone Magno (440-461) qualifica il vescovo di Roma come โsuccessore di Pietroโ, intervenendo al secondo Concilio della storia della Chiesa, il Concilio di Calcedonia, nel 451.
La dottrina sul primato di Pietro venne solennemente affermata nei Concili medioevali, soprattutto nel Concilio di Lione (1274) e nel Concilio di Firenze (1439), e infine ribadita nel Concilio Vaticano I (1870) e nel Concilio Vaticano II.
โIl Vescovo della sede romana non รจ ยซpiรนยป Vescovo di colui che presiede una Chiesa locale. Il Papa, perรฒ, svolge in maniera unica il suo ministero, quello dellโunitร , che รจ a favore di tutti i Vescoviโ (S. T. Stancati).
Purtroppo da una visione in cui i ministeri erano davvero servizi ecclesiali si passรฒ dal Medioevo a una โvisione ecclesiologica in cui lโaspetto gerarchico รจ messo in primo piano ed occupa il massimo grado: la Chiesa coincide con la gerarchiaโฆ La Chiesa viene considerata come una grande diocesi con a capo il Papa, mentre i vescovi (e le Chiese locali) non sono altro che vicari dello stesso ponteficeโฆ Ad esempio Egidio Romano, nel suo ยซDe ecclesiastica potestateยป, stabilisce unโequivalenza tra la persona del Papa e la Chiesa stessa: ยซPapa qui potest dici Ecclesiaยป (il Papa, vale a dire la Chiesa). Unโaccentuazione di tipo curiale ci sarร anche quando il potere della curia romana diventerร cosรฌ importante da potersi sostituire alla stessa dicitura di ยซChiesa romanaยป: ยซNunc dicitur Curia Romana quae ante hac dicebatur Ecclesia Romanaยป (ยซOra si chiama Curia Romana quella che una volta si chiamava Chiesa Romanaยป), diceva Gerloh di Reichenbergโ (S. T. Stancati). Quale distorsione e impoverimento nella concezione della Chiesa, purtroppo tanto presente ancora ai nostri giorni!
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Il Concilio Ecumenico Vaticano II descrive la Chiesa universale come โยซcomunione di Chieseยป locali – diocesane – particolari, articolata ยซa partire da esseยป e ยซin esseยป (LG, n. 23) โฆ La Chiesa รจ guidata da tutto il collegio episcopale con il suo capo, il vescovo di Roma (LG, n.21) โ (S. Piรฉ-Ninot).
Ricordava padre Turoldo: โLa Chiesa รจ un organismo, non unโorganizzazione; non รจ uno stato, ma una vitaโฆ Lโistituzionalismo รจ un mezzo e non un fine. Lo stesso ordine e le leggi sono per la vita, non la vita per le leggiโ.
RIPENSARE IL MINISTERO PETRINO
Anche per portare avanti il dialogo ecumenico, bisogna che, pur nella fedeltร alla Scrittura e alla Tradizione, si ripensino, come piรน volte hanno anche auspicato gli ultimi Papi, i modi di vivere i ministeri e anche il primato del Vescovo di Roma. Giovanni Paolo II, in modo particolare nellโEnciclica โUt unum sintโ, ha voluto rivolgere specialmente ai pastori ed ai teologi l’invito a โtrovare una forma di esercizio del Primato che, pur non rinunciando in nessun modo all’essenziale della sua missione, si apra a una situazione nuovaโฆ, giacchรฉ per delle ragioni molto diverse e contro la volontร degli uni e degli altri, ciรฒ che doveva essere un servizio ha potuto manifestarsi sotto una luce abbastanza diversaโฆ Lo Spirito Santo ci doni la sua luceโฆ, affinchรฉ possiamo cercare, evidentemente insieme, le forme nelle quali questo ministero possa realizzare un servizio di amore riconosciuto dagli uni e dagli altriโ (n. 95).
Occorre quindi che anche il ministero petrino venga ripensato nelle sue modalitร di espressione, come ricordava lโallora cardinal Ratzinger quando era prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede: โยซLa Chiesa pellegrinante, nei suoi sacramenti e nelle sue istituzioni, che appartengono allโetร presente, porta la figura fugace di questo mondoยป (LG, n. 48). Anche per questo, lโimmutabile natura del Primato del Successore di Pietro si รจ espressa storicamente attraverso modalitร di esercizio adeguate alle circostanze di una Chiesa pellegrinante in questo mondo mutevole. I contenuti concreti del suo esercizio caratterizzano il ministero petrino nella misura in cui esprimono fedelmente lโapplicazione alle circostanze di luogo e di tempo delle esigenze della finalitร ultima che gli รจ propria (l’unitร della Chiesa). La maggiore o minore estensione di tali contenuti concreti dipenderร in ogni epoca storica dalla ยซnecessitas Ecclesiaeยป. Lo Spirito Santo aiuta la Chiesa a conoscere questa ยซnecessitasยป ed il Romano Pontefice, ascoltando la voce dello Spirito nelle Chiese, cerca la risposta e la offre quando e come lo ritiene opportunoโ.
Carlo Miglietta
Mt 16,13-20 | Carlo Miglietta 39 kB 0 downloads
Scarica il commento di domenica prossima. …Il commento alle letture di domenica 27 agosto 2023 a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito รจ โBuona Bibbia a tuttiโ.