Spesso pensiamo che siamo irrimediabilmente in ritardo per poter fare qualunque cosa di decisivo per la nostra vita. La parabola di oggi, con i lavoratori presi a lavorare in orari più disparati, ci interroga esattamente su questo: fino a che punto possiamo sperare di dare una svolta alla nostra vita, al nostro matrimonio, al nostro lavoro, alle nostre relazioni? Non è forse vero che a volte certe cose ormai sono senza ritorno, senza possibilità di cambiamento?
Gesù ci dice che non è mai troppo tardi. Non siamo mai irreversibilmente nella condizione di poter svoltare la qualità della nostra vita. Davanti a Dio non è mai la quantità che conta ma la qualità. A volte bastano dieci minuti di vita vissuti bene a salvare un’intera vita dissipata e carica di errori. Agli occhi nostri, come a quella dei servi della parabola, ciò può sembrare poco giusto.
Agli occhi di Dio non c’è torto ma passione per ciascuno di noi e per le nostre storie. E per amore di questo non ha paura di esporsi alle critiche dei servi della prima ora, ben sapendo che non toglie a qualcun altro per far preferenze, ma al contrario toglie a se stesso per non lasciare nessuno senza il necessario:
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“Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero un denaro per ciascuno. Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo: Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Nella logica del mondo Dio sarebbe stato un imprenditore fallimentare, ma a quanto pare nonostante le nostre previsioni la sua impresa è riuscita contro ogni prognostico. Forse perché la nostra giustizia parte da presupposti diversi dei suoi.
E forse perché l’economia di Dio ruota attorno alle persone e non al mero profitto personale. Il profitto di Dio è vederci felici. Non c’è affare migliore che quello di produrre felicità, non semplice illusione o soddisfazione a basso costo.
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ⓘ NUOVO COMMENTO DALLA PAGINA FACEBOOK
“Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna”. Credo che non ci sia immagine più efficace di quella usata da Gesù nel Vangelo di oggi per spiegarci in che cosa consiste il regno dei cieli. Ovviamente Egli non vuole dirci che il regno dei cieli è una questione di lavoro, ma bensì vuole dirci che il regno dei cieli è una questione di scopo: è avere uno scopo nella propria vita. Gli operai che incrociano il padrone in tutte le ore del giorno sono uomini e donne che stanno cercando uno scopo che renda quella giornata significativa. Avere un lavoro significa anche avere uno scopo. In questo senso il dolore delle persone che non trovano un’occupazione non consiste semplicemente nel non avere soldi per comprare il pane, ma nel sentirsi molto spesso inutili. […] Continua a leggere qui.
✝️ Commento al brano del Vangelo di: ✝ Mt 20,1-16
AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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