p. Gaetano Piccolo S.I. – Commento al Vangelo di domenica 20 Agosto 2023

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Ruoli e gruppi

Una delle preoccupazioni che abbiamo con l’approssimarsi del nuovo anno è se ritroveremo le stesse persone che abbiamo lasciato prima dell’estate. A volte può essere una paura, altre volte una speranza. Nella vita ordinaria infatti è normale che si formino dei gruppi. Man mano che il gruppo va avanti si definiscono i ruoli: c’è il leader, il gregario, il guastafeste, il mediatore, gli indifferenti periferici e così via. La definizione dei ruoli non sempre è una cosa gradita, ma di solito funzioniamo così anche per una sorta di risparmio energetico: più o meno sappiamo come comportarsi.

Lo straniero

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Il problema nasce nel momento in cui arriva nel gruppo un nuovo elemento, magari per curiosità o per necessità. A quel punto, il nuovo ingresso costringe una ridefinizione dei ruoli che a volte può arrivare a mettere in crisi le relazioni. Per questo motivo di solito l’ingresso di un nuovo soggetto è accompagnato da sentimenti sgradevoli e di paura per quanto coperti da convenevoli stereotipati di benvenuto. Di fatto l’altro è sempre uno straniero non voluto nel nostro mondo, perché ci costringe a rimettere in discussione le relazioni, gli equilibri e anche la nostra identità. Questa dinamica è osservabile sia nel piccolo gruppo, nel contesto parrocchiale o nel gruppo di lavoro, sia in ambiti più complessi come quelli politici e sociali.

Confini

Il Vangelo di questa domenica mette in evidenza come la domanda e la preoccupazione sull’identità del gruppo fosse presente anche tra i primi discepoli e poi all’interno della prima comunità cristiana. Era già radicata infatti la preoccupazione di definire chi apparteneva al gruppo e chi invece doveva essere considerato estraneo e non gradito. Proprio per questo Gesù crea probabilmente una situazione pedagogica per aiutare i discepoli a confrontarsi con questo stato d’animo e con questo modo di pensare. Porta i discepoli dove i confini non sono netti e dove è quindi più difficile stabilire dei criteri oggettivi ed evidenti di appartenenza.

Gesù porta i discepoli lontano dalla Giudea, persino oltre la Galilea, verso le città di Tiro e Sidone che erano in territorio fenicio. Mentre però Gesù porta i discepoli verso i confini, si accorge che i discepoli mettono confini e vogliono chiudere in maniera stringente il gruppo di coloro che possono ricevere l’attenzione di Gesù. È un po’ quello che ancora oggi avviene quando qualcuno si considera un seguace certificato di Cristo e pretenda di sapere quello che c’è nel cuore di un’altra persone, al punto da arrogarsi il diritto di stabilirne l’appartenenza a Cristo o meno!

Umanità

Proprio per aiutare i discepoli a riflettere su questo loro atteggiamento discriminante, Gesù si lascia disturbare da una donna che implora il suo aiuto per la figlia malata. Si tratta di una questione di umanità. Portando a Gesù la preghiera per la sua figlia malata, questa donna porta a Gesù anche se stessa, la propria malattia. Questa figlia malata sembra essere quasi un’immagine in cui la madre vede se stessa. Forse quella figlia malata potrebbe essere simbolo del suo futuro malato e senza speranza.

Gesù, con il suo silenzio, vuole probabilmente provocare i discepoli a prendere posizione. Sarebbero di per sé indotti, dalle loro convinzioni e dai loro schemi, a escludere questa donna dalla relazione con Dio perché non è una figlia d’Israele, essendo una donna straniera. È come se Gesù volesse mettere in crisi questa rigidità attraverso una situazione che tocca il cuore e fa appello all’umanità.

Situazioni uniche

Mentre Gesù tace, i discepoli hanno il tempo di interrogarsi e di provare a sentire se i loro criteri di appartenenza possono essere applicati anche in queste situazioni. Possiamo infatti anche avere degli schemi e delle norme, ma la vita ci mette davanti situazioni esistenziali sempre peculiari e specifiche, originali. Per questo non basta mai ricorrere solo alle nostre idee e convinzioni, che hanno un carattere generico e universale, ma questi principi devono poi essere applicati ai casi particolari che la vita ci presenta.

Il valore del silenzio

Il silenzio di Gesù è anche l’occasione per questa donna di ritrovare il suo desiderio e di trasformarlo in preghiera. A volte infatti non capiamo perché il Signore non ci risponda subito, ma poi capiamo che quel tempo ha lasciato maturare quello che c’era veramente nel nostro cuore. Questa donna ha veramente il desiderio di un futuro sano e fecondo.

I discepoli invece avrebbero voluto una soluzione veloce, non perché provano compassione per quella donna, ma semplicemente perché sono imbarazzati e vorrebbero sottrarsi quanto prima a quella situazione che li mette in crisi. Gesù invece li lascia nel problema perché si interroghino e si convertano. Sul bene infatti occorre fare discernimento e non scegliere immediatamente qualcosa solo perché si presenta come buona. I discepoli qui sono chiamati a intervenire non per evitare un problema, ma per trasformare le loro convinzioni. Purtroppo anche oggi molte decisioni sono prese in funzione dell’immagine o in modo emotivo, ma raramente sono scelte consapevoli. 

Escludere o accogliere

Come un vero maestro, Gesù aiuta i discepoli a rileggere quello che hanno vissuto, nel tentativo di allargare il loro modo di vedere il mondo e soprattutto nel tentativo di allargare i confini stretti dentro cui sarebbero tentati di chiudersi. Questa donna che all’inizio era stata allontanata e disprezzata in quanto straniera, è integrata alla fine nel gruppo dei discepoli. Occorre perciò essere sempre molto prudenti davanti a coloro che propongono di escludere piuttosto che di accogliere, di solito non è un atteggiamento in sintonia con il Vangelo!

Leggersi dentro

  • Di solito sei una persona che esclude o che cerca di accogliere?
  • Sai interrogarti davanti alle situazioni complesse della vita o applichi automaticamente i tuoi criteri?

per gentile concessione di P. Gaetano Piccolo S.I.
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