Gesù, ha duramente rimproverato Pietro, invitandolo a fuggire una logica “demoniaca” per entrare nella logica del Figlio, a diventare discepolo fino in fondo, con convinzione così come egli, il Maestro, è totalmente donato alla volontà del Padre.
Riconosciuto come Messia, ha spiegato ai suoi discepoli in che modo vuole essere l’inviato del Padre: senza manifestazioni di forza, senza violenza, senza mostrare i muscoli. E si è detto disposto a morire pur di non rinnegare il volto del Padre. Bello tutto, certo, ma forse troppo intenso, e Pietro si sente in dovere di raccomandare a Gesù di non scoraggiare il morale delle truppe parlando di sconfitta e patimenti….
Povero Pietro e poveri noi quando vogliamo insegnare a Dio come si fa a fare Dio! Gesù insiste: per seguire veramente il Signore bisogna essere disposti a prendere la propria croce, cioè a perdere la faccia. Morire in croce era una cosa orribile, un’onta: i famigliari del crocefisso, spesso, si vergognavano perfino di recuperare il suo cadavere che veniva lasciato a decomporsi sulla croce. Prendere la croce significa, in questo contesto, essere disposti a perdere tutto per accogliere il tutto di Dio.
Lasciare quel che si pensa essenziale per trovare ciò che veramente è essenziale, “perdere” la vita per trovare la vera vita. Donarla, la vita, come Gesù è disposto a fare (e farà). Noi, invece, pensiamo che la croce sia una sofferenza inviataci da Dio, una “prova” che serve a purificare la nostra vita.
No, Dio non manda le croci, fidatevi, non ha nessuna ragione per farlo. A volte ce le manda la vita, o gli altri o noi stessi con i nostri ragionamenti contorti. E allora occorre farsene carico con pazienza e farle fiorire. Ma non attribuiamo a Dio sofferenze che egli in alcun modo ci invia!
Conosco persone, troppe, che si lamentano della propria croce ma che, appena svegli al mattino, la croce la carteggiano e la piallano. Siamo disposti a seguire il Maestro, a dare la vita pur di non rinnegare il vero volto del Padre, questo sì.
FONTE: Amen – La Parola che salva
✝️ Commento al brano del Vangelo di: ✝ Mt 16,24-28
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