Il Signore oggi ci invita a morire, perché solo nella morte troviamo “molti frutti”. Potremmo dire un pensiero controcorrente: sperimentiamo tutti i giorni che gli uomini quando sono chiamati non scelgono di morire, proprio perché ritengono istintivamente la morte la fine, la solitudine, l’abbandono. Noi rigettiamo l’idea d’essere abbandonati. E la morte pare pertanto l’abbandono definitivo.
Eppure, Gesù sottolinea: se non muori, rimani solo. Cioè, l’incapacità di morire ti porterà esattamente a ciò che rifuggi: il rimaner solo, l’abbandono.
Non c’è niente da fare: ci dobbiamo fidare. Il senso dei martiri e della loro santità è proprio questa: il fidarsi che nella morte troveremo i frutti, mentre nella vita troviamo la solitudine. Nel giorno di San Lorenzo martire, ricordiamo proprio la sua capacità di credere nella sua morte come veicolo di santità, piuttosto che inchinarsi all’imperatore e consegnargli i beni della Chiesa. Accettando di morire, bruciato sul fuoco, riuscirà a rinascere per tutta la vita eterna.
- Pubblicità -
Dobbiamo imparare a morire ogni giorno, altrimenti non accetteremo mai la morte definitiva. Dobbiamo rinunciare alla nostra vita per riuscire a servire il Signore. Amare la vita degli altri, odiare la propria e servire il Signore: come il seme che una volta giunto sulla terra muore, dando molto frutto.
Per riflettere
Siamo pronti a rinunciare alla nostra vita per accogliere quella vera nel Signore? Siamo pronti a rinunciare ai nostri agi quotidiani, ricchi e pieni di vita rispetto alle quotidiane povertà che vediamo sulle nostre strade, per accogliere l’ultimo dentro di noi come ha fatto il Signore?
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi