La liturgia odierna interrompe oggi il suo cammino ordinario perché la Festa della Trasfigurazione di Gesù – che si celebra ogni anno il 6 agosto, ha precedenza sulla domenica. La festa fu istituita da papa Callisto III nel 1457 e viene celebrata in questo giorno perché, secondo una tradizione, l’episodio della Trasfigurazione sarebbe avvenuto 40 giorni prima della Crocifissione di Gesù, ricordata il 14 settembre con la festa dell’Esaltazione della Santa Croce. In questo modo l’evento della Trasfigurazione vuole essere un raggio di luce e di speranza sull’evento della Crocifissione.
La Trasfigurazione anticipa la vita gloriosa di Gesù: in questo modo, quando tra 40 giorni celebreremo la Festa dell’Esaltazione della Santa Croce saremo invitati a viverla con la luce che promana dalla Trasfigurazione, consapevoli che la Croce è un passaggio, doloroso e obbligato, per entrare nella vita gloriosa. Come scriveva don Tonino Bello, «Sul Golgota Gesù restò dalle 12 alle 15: oltre questo orario c’è divieto di parcheggio. Dopo tre ore, ci sarà la rimozione forzata di tutte le croci. Una permanenza più lunga sarà considerata abusiva anche da Dio». La Trasfigurazione aiuta a comprendere la provvisorietà della Croce.
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Il testo del vangelo viene preceduto da quello del profeta Daniele: «Continuavo a guardare, quand’ecco furono collocati troni e un vegliardo si assise. La sua veste era candida come la neve…Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco venire con le nubi del cielo uno simile a un figlio d’uomo;…gli furono dati potere, gloria e regno…». Gesù stesso farà propria questa espressione come testimoniano molti passi dei vangeli: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo» (Mt 8,20); o, come abbiamo ascoltato in queste domeniche, «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo…il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli…» (Mt 13,37.41). Infine, nello stesso testo evangelico odierno Gesù richiama il Figlio dell’uomo.
vv. 1-2: «Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce». Richiamando il profeta Daniele, anche in questo caso volto e vesti cambiano d’aspetto. È una luce che promana dal di dentro, dal profondo di sé, a riprova di quanto dichiarerà Gesù in altro contesto: «Io sono la luce» (Gv 8,12).
vv. 3-4 : «Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: “Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Elia, padre dei profeti, Mosè, custode della legge. In loro si raccoglie l’intera storia dell’Antico Testamento. Mosè aveva ricevuto in dono diverse manifestazioni di Dio e proprio per questa intimità di amicizia, il suo volto brillava (cfr Es 34,29- 35). Ma sappiamo anche che Mosè era in qualche modo atteso: “Il Signore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a te e tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me: ascoltatelo!” (Dt 18,15). Le attese riguardanti Mosè ed Elia trovano così compimento in Gesù, l’atteso delle genti. Dal testo si intuisce che Pietro rimane folgorato da questa «luce» e da queste «vesti» tanto da sperare che tutto questo permanga il più possibile: «Facciamo tre tende».
vv. 5-8: «Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo”. All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: “Alzatevi e non temete”. Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo». La proposta di Pietro trova risposta nelle parole del Padre: non è tanto nel «fare tre tende», ma nell’ascoltare Gesù, nel rimanere con Lui e in Lui che io potrò prolungare nel tempo questa esperienza di luce e di stupore. Questo è l’atteggiamento più vero, maturo del discepolo: ascoltare la Parola, custodirla nel cuore per poter brillare della stessa luce di Dio, come capitò a Mosè: «Quando Mosè scese dal Monte Sinai…non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante, poiché aveva conversato con lui» (Es 34,29); o come recita il salmo: «Quelli che ti temono al vedermi avranno gioia, perché spero nella tua parola» (Sal 119,74). C’è un dettaglio che merita attenzione: i discepoli «Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo»: Ormai tutto chiede di orientarsi verso Gesù, solo verso Gesù. Così scriverà anche l’Apostolo Pietro in una sua Lettera che la liturgia ha scelto oggi come seconda lettura: «…Questi è il Figlio mio, l’amato, nel quale ho posto il mio compiacimento”.
Questa voce noi l’abbiamo udita discendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte. E abbiamo anche, solidissima, la parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l’attenzione come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e non sorga nei vostri cuori la stella del mattino». Ben vengano i profeti…ma deve arrivare il momento in cui scegliere unicamente il Signore Gesù perché «In nessun altro c’è salvezza: perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati» (At 4,12). Ormai solo Gesù va ascoltato, perché Lui è Salvezza, Lui è la Parola vivente, Parola di vita e verità (cfr Gv 14,6).
Dicevo all’inizio che la festa della Trasfigurazione data la sua importanza, prevale sulla liturgia domenicale. Ma in questa coincidenza di calendario non possiamo non cogliere anche un dono di Dio, un segno della sua Provvidenza. In queste domeniche siamo stati invitati a stare dietro al Signore Gesù, a lasciarci coinvolgere nella sua stessa missione (cfr 18 giugno, XI domenica); siamo stati invitati a coltivare la fiducia che il Signore non si spaventa delle nostre paure, difficoltà e fragilità (cfr 25 giungo, XII domenica), perché Lui è con me, con noi, come dolce Ospite dell’anima (cfr 2 luglio, XIII domenica) e che proprio lasciandoci da Lui guidare, sapremo cogliere il bello della vita rendendo sempre lode al Padre che è nei cieli (cfr 9 luglio, XIV domenica), ben sapendo che nel solco del terreno del nostro cuore Dio sempre getta il seme della sua Parola (XV domenica, 16 luglio) e non teme la zizzania ivi presente (XVI domenica, 23 luglio), perché Lui guarda, e ci educa a fissare lo sguardo, al tesoro presente nel terreno del cuore (XVII domenica, 30 luglio).
È un cammino che chiede tempo, pazienza, fiducia, sacrificio…ma alla fine porta a una vita bella, lieta, trasfigurata. Capiamo allora che questa Festa è provvidenza, perché ci riporta alla ragione ultima del perché accettare questa sfida, del perché vale la pena stare con il Signore e dietro al Signore. Perché Lui solo può renderci persone luminose, felici…Gesù è luce dei miei occhi affinché anch’io possa diventare luce per gli altri con l’esempio della mia vita! Tutto è bello nella vita, ma non tutto è utile. Certo, ogni iniziativa può entusiasmarci, appassionarci…ma siamo invitati a domandarci quanto dura poi questa gioia del mondo; quanto le emozioni passeggere aiutano a maturare, a dare slancio al nostro impegno di vita. Non dimentichiamo che non possiamo ridurci ad emozione, perché rischieremmo di re stare «fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina…» (Ef 4,14), mentre la nostra vita è molto di più.
E’ progetto di Dio, è sogno di Dio, è missione di Dio. Ecco cosa fa il cammino liturgico: ci educa e ci sprona a recuperare la verità di noi stessi, a rientrare in noi stessi per tornare al Padre (cfr Lc 15,20ss). Gesù è la Parola di Verità che solo ci indica la Via per una Vita bella e luminosa. Trasfigurata. A noi, dunque, dare retta alla parola del Padre, quando dice «Ascoltatelo», perché un discepolo lo si riconosce proprio dal fatto che obbedisce a quanto ha ascoltato: un atto che chiede intelligenza per capire e coraggio per decidere, ben sapendo che quanto Gesù ci ha detto non è per toglierci qualcosa, ma «Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15,11). La Trasfigurazione di Gesù si rivela così come una metamorfosi, un mostrare oltre ciò che si vede, oltre l’apparenza.
Possiamo dire che in questo mistero Gesù ci fa contemplare il segreto delle cose, ciò che è nascosto in Lui e che Lui vuole mostrare ai tre discepoli. Come con loro, presi in disparte da Gesù, così Gesù vuole prendere in disparte anche noi, fuori dalla confusione, per aiutarci a cogliere che c’è un oltre a ciò che noi vediamo e tocchiamo. C’è un oltre in Gesù, ma c’è un oltre anche in ciascuno di noi, così come in ogni esperienza che viviamo. Non possiamo accontentarci di una vita epidermica, superficiale, banale. Recuperando il testo di domenica scorsa (XVI domenica, Mt 13,44..), c’è un «tesoro nascosto» nel campo della nostra vita che chiede di essere cercato e trovato. C’è una preziosità che dà il valore vero alla nostra vita e alla nostra esistenza. Così come c’è un oltre nei sacramenti che la Liturgia ci fa vivere: non possiamo restare fermi a ciò che vediamo, ma possiamo imparare a cogliere quel «tesoro nascosto» che vi è racchiuso.
Come da questo Avvenimento «viene fuori» la vera identità di Gesù – questi è il mio Figlio l’amato (Mt 17,7) – così viene fuori la nostra vera identità: siamo fatti «A immagine e somiglianza di Dio» (Gen 1,26). Ma se è vero che nessuno potrà mai cancellare il nostro essere «immagine di Dio», è vero che la somiglianza è un cammino che dura una vita. Se ci pensiamo bene, in Genesi 3 il serpente – colui che divide, allontana – ha ingannato Adamo ed Eva proprio sull’identità. Li ha convinti che Dio fosse geloso, antipatico, loro concorrente. Questa immagine «sgradevole» di Dio è ormai patrimonio della conseguenza del peccato! Non possiamo però restare prigionieri di questa falsa immagine che abbruttisce la vita, che crea scompiglio nel nostro animo. Che ci porta a vedere al negativo, appesantiti dal senso di colpa anziché essere animati dalla gioia.
La luce della Trasfigurazione aiuterà sempre a ricordare, accompagnare, capire che dietro a tutto si nasconde qualcosa di nuovo che sta nascendo. Sbaglieremo, scapperemo…ma non siamo e non saremo mai il nostro sbaglio, il nostro peccato. Noi siamo e resteremo sempre immagine di Dio.
Mt 17, 1-9 | don Andrea Vena 69 kb 9 downloads
Festa della Trasfigurazione di nostro Signore, anno A (6 agosto 2023) Dn 7,9-10.13-14…Il commento al Vangelo di domenica 6 agosto 2023 curato da don Andrea Vena. Canale YouTube.