Che devo fare?
La vita ci appare talvolta ingarbugliata, a volte confusa e incerta, ma nello stesso tempo ci mette continuamente davanti alla necessità di decidere. Ogni uomo, credente o meno che sia, cerca il meglio, anche se tante volte non è chiaro dove sia. Sicuramente le fasi della vita spirituale che attraversiamo sono diverse: alcuni, soprattutto quando si avvicinano alla fede o quando sperimentano il fascino del male, devono decidersi per il bene, cercando di resistere al peccato; chi è più avanti nel cammino spirituale, avendo scelto di seguire il Signore, sebbene questo non accada una volta per sempre, deve scegliere di volta in volta quale sia il modo migliore per incarnare la parola di Dio nella concretezza della vita.
Non basta infatti che una cosa sia buona in sé per sceglierla, occorre anche che sia buona per me in questo momento della vita. Quando infatti stiamo provando a seguire il Signore, ci capita di essere tentati attraverso cose in sé buone, ma che a lungo andare ci allontanano dal Signore: capita per esempio di prendersi troppi impegni, in sé tutti buoni, ma che poi fatichiamo a portare avanti, ritrovandoci delusi e stanchi; oppure possiamo identificarci talmente tanto con il nostro servizio, in sé buono, da non distinguere più a un certo punto se lo stiamo facendo per Dio o per noi stessi.
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La tradizione spirituale ha usato l’immagine dell’angelo di luce: il diavolo, per ingannarci, si presenta sotto un’apparenza di bene. Per questo, anche e soprattutto davanti a cose buone, occorre operare un discernimento serio.
La pazienza del contadino
La parabola del grano e della zizzania che ci viene proposta in questa domenica ci presenta una delle immagini più eloquenti della fatica di riconoscere dove sta il bene. Si tratta di una parabola che può essere letta sia come immagine della convivenza dei buoni e dei cattivi presenti nella società, sia del bene e del male cha abitano il cuore dell’uomo. Dio, infatti, come dice il racconto, semina sempre il buon seme, mette cioè dentro di noi una spinta verso il nostro bene, ma non sempre siamo capaci di riconoscere questa spinta e di prenderci cura di questo seme buono.
Come sappiamo dalla nostra esperienza, è facile ingannarsi: ci sono infatti cose che sembrano buone, ma che con il tempo rivelano il loro vero volto, così come la zizzania, all’inizio, sembra come il grano buono, ma con il tempo si rivela infestante e dannosa. Occorre perciò aspettare e prendersi tempo, per renderci conto dei frutti che stanno spuntando. La pazienza del contadino ci insegna a custodire l’indifferenza, senza essere precipitosi, potremmo infatti rischiare di lasciar crescere quello che non è buono oppure possiamo rischiare di buttare via quello che potrebbe invece diventare grano buono che diventa pane e sfama. Il contadino infatti sa dalla sua esperienza che all’inizio, quando spuntano, il grano e la zizzania sono molto simili e possono essere confusi. Non sempre è il tempo della mietitura! Meglio dunque non anticipare i tempi.
Un bene silenzioso
Attraverso le altre parabole che ascoltiamo questa domenica, comprendiamo che è difficile riconoscere la presenza di Dio, anche perché la sua manifestazione non è mai eclatante. Il Regno dei cieli, espressione che nel linguaggio di Matteo sta al posto di Dio, è come il granello di senape, cioè all’inizio sembra insignificante, e come il lievito, fermenta la massa, ma poi scompare, se ne coglie l’effetto, ma è introvabile. Laddove c’è un bene urlato, acclamato o istrionico, per quanto si presenti in una forma pia e apparentemente virtuosa, difficilmente troviamo Dio. Si tratta molte volte di un bene che assomiglia a una bevanda gassata, che è subito spumeggiante, ma poi con la stessa velocità si ritira e viene meno.
Una convivenza complessa
L’interpretazione che Gesù stesso dà alla parabola del grano e della zizzania, e che il vangelo di Matteo ha conservato, privilegia il piano delle relazioni sociali, probabilmente perché la comunità a cui Matteo si rivolge sta sperimentando un tempo di conflitti in cui le persone fanno fatica a stare insieme nella stessa comunità. Matteo invita a lasciare a Dio il giudizio e a esercitare la pazienza. Anche Dio infatti aspetta che prima o poi la zizzania possa diventare grano buono. Mentre noi tendiamo a esercitare un giudizio perentorio e definitivo, l’amore di Dio è paziente, accompagna l’uomo invitandolo alla conversione. Ad ogni modo, il giudizio non spetta mai a noi, ma va riconsegnato nelle mani di Dio, non sappiamo mai infatti cosa ci sia veramente nel cuore dell’altro.
Custodire il campo
Siamo sempre un campo, non solo di grano, ma anche un campo di battaglia! Non possiamo sottrarci alla fatica di scegliere. Il campo va custodito, occorre vigilare: il nemico infatti tende a seminare la zizzania di notte, semina in noi pensieri negativi proprio quando siamo più deboli, addormentati e meno vigilanti. In ogni cuore, in ogni comunità, in ogni gruppo la zizzania ci sarà sempre, ma spetta a noi avere pazienza e coltivare con amore il campo che Dio ci ha affidato.
Leggersi dentro
- Sei precipitoso nelle tue decisioni o sai avere pazienza?
- Dove ti aspetti di trovare la presenza di Dio?
per gentile concessione di P. Gaetano Piccolo S.I.
Fonte