Maria di Migdal, chiamata Maria maddalena. Che potrebbe significare Maria la torreggiante, cioè punto di riferimento della comunità, la mirofora, l’apostola degli apostoli. Troppa roba per la comunità cristiana che, con il passare dei secoli, ritiene di correggere l’atteggiamento troppo aperto del Maestro, che nicchia guardando al ruolo delle donne nella comunità apostolica.
Ed ecco che la figura devozionale della Maddalena finisce con il raggruppare tre donne: Maria di Migdal, discepola della prima ora, guarita dal Signore, proveniente dall’opulento centro ittico sulle sponde del lago, la prima testimone della risurrezione; la prostituta entrata in casa di Simone il lebbroso a cui è stato molto perdonato perché ha molto amato; e Maria sorella di Marta e di Lazzaro che ha compiuto lo stesso gesto all’inizio della Settimana santa.
Maria che, nell’episodio della risurrezione di suo fratello Lazzaro, professa al femminile la stessa fede di Pietro a Cesarea di Filippi (io credo Signore che tu sei il Cristo). Tre donne diverse, tre storie diverse che la devozione (e un po’ di maschilismo) hanno impropriamente fuso in un’unica persona: Maria Maddalena, peccatrice, sorella di Marta e Lazzaro, non più punto di riferimento della comunità, una delle discepole più vicine al Signore, ma la prostituta redenta, penitente, silente.
Tant’è: è difficile cancellare gli stereotipi che hanno segnato (magnificamente, peraltro) la storia dell’arte e della spiritualità; è difficile raddrizzare una sconcertante storia manipolatoria di una delle più grandi discepole del Signore. Ma quel che rimane è il fatto che tutte e tre queste donne hanno sperimentato l’immensa tenerezza di Cristo. Come noi.
E, giustamente, Maria maddalena, una delle persone più vicine al Maestro, da cui Gesù ha liberato sette spiriti impuri, che insieme ad altre donne seguono il Signore, lo aiutano, provvedono addirittura a mantenere il gruppo, colei che per prima riceve l’annuncio della resurrezione, è torreggiante, punto di riferimento per avere sperimentato la tenerezza infinita di Cristo.
✝️ Commento al brano del Vangelo di: ✝ Gv 20,1-2.11-18
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