Il Risorto ci prende per mano
Il racconto di Matteo ci lascia percepire l’impegno della vita di Gesù. Partecipa ad una vita sociale attiva, crea contatti con le persone, ne chiama qualcuna a seguirlo, insegna a tutti, si confronta con quelli che cercano le polemiche, e, come racconta il nostro brano oggi, risponde con tutto sé stesso agli eventi che capitano.
“Mentre diceva loro queste cose” viene interrotto da un capo per un’urgenza, e mentre andava con lui, viene intercettato da una donna malata. I discepoli seguono.
Gesù, e noi con lui, viene a contatto con due percorsi di fede impressionanti da parte di un uomo, un capo, e di una donna, che non è nessuno. Il capo si avvicina (il testo dice “giunse”) faccia a faccia con Gesù e gli si prostra innanzi e parla. Il capo è un uomo ed è considerato come capo dalla società, ha una famiglia, tanti amici e conoscenze (la folla che piange). Ma davanti alla morte di sua figlia, è un padre straziato, che riconosce la sua impotenza, cerca aiuto e osa chiedere con un grido di fede impressionante.
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“Vieni”: da’ ordini, anche se supplica, “imponi la tua mano”: trova la soluzione, “ed ella vivrà”, e proclama la vittoria. Tratta Gesù e la morte da capo. E Gesù obbedisce all’impetuosità di questa fede: “si alzò” (verbo della risurrezione). È in quanto risorto che va ad affrontare la morte.
La donna si avvicina anche lei (il primo atto di fede è l’aver l’audacia di avvicinarsi a Gesù, esattamente come il capo), ma “da dietro”, perché in quanto donna, e donna povera e malata, è un’emarginata, una “murata” nella sua solitudine, non ha diritto alla parola, allora lo tocca. Con questo gesto assume un rischio enorme: la sua impurità (perde sangue) rende impuro Gesù toccandolo… Gesù si volta per guardarla in volto, faccia a faccia, come ha guardato il capo, e invece di rigettarla con violenza, obbedisce alla “violenza” della fede della donna.
Il Risorto è in cammino con il capo, e con lui con tutti gli afflitti; un risorto che porta l’impurità della donna, figura dell’umanità, e che si avvia verso la casa diventata tomba. Attraversa la derisione (v. 24), il disprezzo e la tentazione come quando sarà appeso sulla croce. Non impone la mano, ma “prende” la mano: è il gesto del Risorto raffigurato nelle icone della risurrezione dove Gesù entra nel regno dei morti, e prendendo la mano di Adamo ed Eva li tira fuori (1Pt 3,19). Egli annuncia, che per Dio la morte è un sonno, che il Signore custodisce la nostra vita nel suo cuore quando moriamo e annuncia la risurrezione: “la fanciulla si alzò”.
Nell’incontro con le persone, Gesù fa un suo percorso. Accoglie la persona, sia che si ponga davanti a lui (dandosi importanza) sia che stia dietro a lui (negando la propria importanza); ne riconosce la fede e obbedisce a questa fede, in qualunque modo essa si esprima; prende su di lui i nostri dolori e le nostre infermità e ci porta verso la vita. La fanciulla, da figlia di suo padre, diventa vivente della vita del Padre, e la donna senza identità diventa figlia salvata del Padre.
Con ognuno di noi Gesù è pronto a fare questo percorso: desidera incontrarci, accoglierci, al prezzo di portare i nostri pesi per darci una vita vera in lui, farci figlie e figli del Padre nella risurrezione.
sorella Sylvie
Per gentile concessione del Monastero di Bose
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