“Un po’ di stanchezza sì, ma quella bella”. Un animatore qualche giorno fa ha descritto così il suo stato d’animo al termine di una settimana di estate ragazzi. Esiste una stanchezza bella? Sembrerebbe un ossimoro, due parole che sembrano non essere proprio fatte per stare vicine, un po’ come “giogo dolce”, “peso leggero”, eppure hanno un senso.
Ma perché dovremmo accettare di portare un giogo? E soprattutto, se già siamo stanchi e oppressi perché mai Gesù ci vuole dare un altro peso da portare? Non basta già il carico di fatica quotidiana che abbiamo sulle spalle? Volendo Gesù avrebbe potuto dire, “venite da me e non vi stancherete mai più nella vita”, ma dice “venite e vi darò ristoro” perché il peso che lui ci offre non è debilitante, non ci schiaccia al suolo, ma ci ridà forza e motivazione.
È una “stanchezza bella”, proprio come quella che proviamo dopo aver trascorso una giornata in oratorio, 40 gradi all’ombra, in mezzo a ragazzi che ci travolgono l’esistenza, e attraverso cui il Signore si rivela. Ogni fatica se la riponiamo nel giogo, peserà molto meno, perché accanto avremo Chi con la sua vicinanza, il più delle volte discreta, ma costante, condivide con noi ogni cosa.
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✝️ Commento al brano del Vangelo di: ✝ Mt 11,25-30
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