Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 8 Luglio 2023

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Accogliere nella nostra vita il vino nuovo del Vangelo richiede coraggio, sfrontatezza, audacia. Perché la forza dell’annuncio del Signore rischia di far saltare tutte le botti delle nostre certezze religiose, delle nostre abitudini, che odorano di aceto, che pungono il palato. Anche di noi cristiani, anche di noi cattolici che troppo spesso dimentichiamo che abbiamo lo Sposo con noi e preferiamo assumere facce e atteggiamenti luttuosi invece di lasciare risplendere la gioia contagiosa dell’innamorato, del? amico dello Sposo.

Che preferiamo, e quante volte lo facciamo, rappezzare le nostre abitudini, le nostre pastorali-fotocopia, usando magari qualche termine innovativo invece di cambiare vestito usando la stoffa morbida e calda dell’annuncio. Che crediamo, magari in buona fede, finanche argomentando con altisonanti concetti teologici, che va tutto bene così com’è, che il problema sono gli altri che non apprezzano il vino anche se non proprio di qualità e che il mondo dovrebbe ringraziare di poter indossare un abito anche se molto usurato.

No, amici, no. Seguire il Cristo, il folle di Dio, l’innamorato del mondo, colui che mai si è rifiutato di accogliere, colui che ha vissuto la propria vita fino in fondo, gioendo di ogni gioia, piangendo e condividendo (e sanando) il dolore di molti, richiede un rinnovamento continuo, una dinamica profonda, costante.

È lui, il Cristo, che dobbiamo seguire, non i nostri (santi e talora sani) schemi mentali. Non possiamo rappezzare le scelte, non possiamo mischiare il vino nuovo del Vangelo con quello inacidito delle nostre cupe rigidezze religiose. Lasciamo agire lo Spirito, liberiamolo, siamo noi a dover correre dietro al Maestro, non il contrario! Chiediamoci, in questo benedetto tempo di Sinodo, se le botti della nostra pastorale sono ancora adatte a contenere il vino nuovo e frizzante del? annuncio e, se così non fosse, non abbiamo paura di cambiare.

È lui, il Signore, a chiederlo.

✝️ Commento al brano del Vangelo di:  ✝ Mt 9,14-17

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