Siamo al termine del secondo discorso del vangelo di Matteo, quello “missionario”, materialmente pronunciato solo per i dodici, ma in realtà indirizzato a tutta la chiesa, che i dodici rappresentano, e dunque a ogni cristiano.
Che cosa potrà dare al discepolo la forza di resistere di fronte a ostilità, calunnie, che minacciano anche le relazioni più comuni? L’amore, solo l’amore per il Signore!
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Il contesto economico, sociale, politico e religioso favoriva la chiusura delle famiglie su di sé e indeboliva il clan. La preoccupazione per i problemi della propria famiglia impediva alle persone di unirsi in comunità. Le persone dovevano superare gli stretti limiti della piccola famiglia per aprirsi alla grande famiglia, per aprirsi alla comunità. Inoltre, ai tempi in cui furono scritte queste parole i seguaci di Gesù erano una minoranza, spesso perseguitata, socialmente isolata. In questo contesto accadevano spesso liti familiari dovute alle conversioni, che non erano accettate ed erano apertamente osteggiate. In questo senso, la fede in Gesù doveva essere anteposta agli affetti familiari. E’ questo il contesto che fa da sfondo alle parole pronunciate da Gesù. «Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me».
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«Non è degno di me». Per tre volte rimbalza quest’affermazione dura del vangelo. Ma chi è degno del Signore? Nessuno, perché il suo è amore incondizionato, gratuito, senza alcuna pretesa in cambio. L’amore di Dio non si merita, semplicemente si accoglie.
Gesù non sta spingendo i suoi a una competizione nel cuore. Ricorda che il mondo non coincide con il cerchio della famiglia, bisogna saper accogliere altri. Amare di più Cristo significa amare bene i propri familiari lasciando che siano solo segno di Dio ma non diventino mai “il dio della nostra vita”. Amare Dio significa amare seriamente chi ci sta intorno ma nella prospettiva giusta.
L’amore per definizione non ha limiti, è indifferente nel senso che non riesce a fare differenze. Se Lui ha il primo posto, aumenta anche la libertà con cui siamo capaci di voler bene chi amiamo. Il cristiano da una gerarchia diversa anche ai legami familiari. Non c’è padre né madre che regga al cospetto di Dio. Chiede un amore esagerato perché solamente le vite esagerate sono degne di essere vissute. Se i genitori, o chiunque altro familiare, diventano un impedimento alla sequela del Signore, allora occorre che l’amore di Cristo abbia una preminenza anche sugli amori generati dal vincolo familiare.
Nella passione di una donna e madre cristiana dell’inizio del III secolo, si legge: «Il procuratore Ilariano, avendo il potere della spada, mi disse: “Abbi pietà dei capelli bianchi di tuo padre e della tenera età d tuo figlio. Sacrifica agli dèi per la salute degli imperatori. Ma io risposi: “Non faccio sacrifici agli dèi”. Ilariano mi chiese: “Sei cristiana?”. Risposi: “Sì, sono cristiana”» (Passione di Perpetua e Felicita 6,3-4).
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Perdere
Portare la croce significa non avere più l’ansia di portarne il peso da soli. Gesù non ci chiede di salvare ciò che c’è affidato (il mondo l’ha già salvato lui!) ma di portarlo dietro di Lui. Amico lettore, devi solo seguirlo. Non significa accettare passivamente le prove della vita, né tanto meno accettare dolori e sofferenze come provenienti dalle mani di Dio. Significa accettare le conseguenze dell’amore certi che produrranno sempre vita.
«Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà». Questo detto è il più citato di tutti i detti di Gesù, lo ritroviamo sei volte in tutti e quattro i vangeli. Senza dubbio è quello cha caratterizza meglio di ogni altro il suo insegnamento.
“Perdere la vita”, però, non significa affrontare il martirio. Una vita si perde investendola, spendendola per una causa grande, perché l’uomo possiede veramente solo ciò che dona ad altri.
Acqua
Nel contesto di Matteo, il termine “piccoli” (“mikroi” in greco) sembra che sia attribuito ai missionari del vangelo. «Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa». Gli apostoli chiamavano “piccoli” i discepoli, perché i maestri erano chiamati Rabbi, cioè “grandi” (dall’ebraico “rab” = grande). Dato il clima torrido e la scarsità d’acqua in Palestina, un bicchiere d’acqua costituiva un gesto prezioso. Oggi, un “bicchiere d’acqua fresca” è un sorriso, un saluto, una stretta di mano.
Il dare tutta la vita o anche solo un bicchiere d’acqua sono i due estremi di uno stesso movimento: dare. Nel vangelo il verbo “amare” si traduce sempre con il verbo “dare”: «Dio ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio». «Non c’è amore più grande che dare la vita».
Chiunque può permettersi di dare un bicchiere d’acqua ma deve essere fresca, cioè buona per la calura, attenta alla sete dell’altro. Un bicchiere d’acqua fresca se dato con il cuore ha dentro l’amore di Cristo. Tutto il vangelo è nella morte e risurrezione, ma tutto il vangelo è anche in un bicchiere d’acqua fresca perché ogni gesto compiuto con amore ci avvicina al mistero di Dio.
Tutto
Mettere Dio al primo posto significa mettere un perno che dia ordine a tutto. Se il primato della nostra vita l’avesse Dio, forse le cose sarebbero davvero diverse.
Sono parole schiette, che spaventano. Gesù vuole tutto, chiede tutto, non è un uomo da mezze misure, ma ci dà anche tutto. Amico lettore, il problema è molto semplice: il tuo amore per lui è così travolgente da farti fare scelte difficili? La logica dell’amore è questa, si ama fino alla fine, fino all’estremo. Non puoi dire: io amo fino a questo punto, non sarebbe più amore.
Salvarsi la vita con un bicchiere d’acqua è davvero una buona notizia. Gesù non chiede eroismi, penitenze e sacrifici, bensì di essere capaci di piccole cose con totale gratuità. Ecco la logica di Dio. Le giornate sono intrise di banalità, di piccole cose, di routine quotidiana, eppure è lì che siamo chiamati a fare la differenza perché Dio è nascosto nei dettagli.
La bella notizia di questa domenica? Non importa quello che si fa nella vita, anche il gesto più piccolo se vissuto con il cuore è materia che ci fa santi. Un solo bicchiere d’acqua spalanca il cielo. Amico lettore, metti cuore e gratuità in ciò che ti sta innanzi in questo momento. Un letto da rifare, un piatto da lavare, dei compiti da correggere…
Fonte: il blog di Paolo de Martino | CANALE YOUTUBE | PAGINA FACEBOOK