don Pasquale Giordano – Commento al Vangelo del 21 Giugno 2023

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Chi ama non ha bisogno di trucchi

San Luigi Gonzaga

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (2Cor 9,6-11)

Dio ama chi dona con gioia.

Fratelli, tenete presente questo: chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà. Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia.

Del resto, Dio ha potere di far abbondare in voi ogni grazia perché, avendo sempre il necessario in tutto, possiate compiere generosamente tutte le opere di bene. Sta scritto infatti:

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«Ha largheggiato, ha dato ai poveri,

la sua giustizia dura in eterno».

Colui che dà il seme al seminatore e il pane per il nutrimento, darà e moltiplicherà anche la vostra semente e farà crescere i frutti della vostra giustizia. Così sarete ricchi per ogni generosità, la quale farà salire a Dio l’inno di ringraziamento per mezzo nostro.

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Il centuplo

Dio ama e dona con gioia perché ciascuno possa abbondare in carismi e grazia. La sua provvidenza non fa mancare il necessario a nessuno e lo fa attraverso la comunità. Ciascuno deve riconoscersi debitore a Dio e alla comunità perché quello che ha lo ha ricevuto per grazia. Tutti sperimentiamo innanzitutto la larghezza e la generosità con cui chi ci ama si prende cura di noi per farci crescere assecondando ogni bisogno. Tale esperienza suggerisce che si cresce solo se il bene è messo in circolo con gioia e fiducia.

Chi largamente è stato beneficato, altrettanto largamente deve donare. Paolo usa l’immagine agricola del seme e della seminagione per richiamare il valore della colletta in favore dei poveri della lontana Chiesa di Gerusalemme. Anche chi semina nelle lacrime delle difficoltà, e non della costrizione, raccoglie nella gioia. Ciò che si semina è quello che abbiamo ricevuto dalla mano di Dio. Se nulla si trattiene per sé ma è tutto dato a Dio per i fratelli, quello che è offerto è, per così dire, restituito centuplicato.

+ Dal Vangelo secondo Matteo  Mt 6,1-6.16-18

Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.

Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

Chi ama non ha bisogno di trucchi

La pratica della giustizia, perché sia autentica, richiede il coraggio di perdere qualcosa, la discrezione nel farsi incontrare e l’umiltà di mettersi a nudo. In caso contrario il sedicente giusto indossa una maschera sul palcoscenico della vita per assumere il volto di un personaggio sempre diverso secondo il copione che altri gli danno. Dietro la maschera del benefattore, del devoto o dell’uomo pio si nasconde la ricerca della vana gloria, la mania di protagonismo e la dipendenza dal giudizio altrui.

La linea di confine tra l’essere «praticanti della giustizia» ed essere «operatori d’iniquità» passa dal cuore di ciascuno, che Gesù chiama il «segreto», lì dove si decide se esporsi, metterci la faccia e farsi leggere da Dio oppure ostentare apparenza, indossando una maschera per farsi notare dagli uomini.

Chi nella propria interiorità si lascia incontrare dal Signore e gli si avvicina per esporsi ai raggi benefici della sua Parola, viene contagiato, per così dire, dalla sua discrezione, dalla sua sobrietà e dal senso della misura. La discrezione è propria di chi aiuta l’altro in punta di piedi per rispettare l’altrui dignità. La sobrietà fa risplendere di autenticità e profonda intensità la bellezza della preghiera. Il senso della misura permette di dare il giusto valore alle cose e ordine agli affetti.

La giustizia non produce meriti ma ci educa ad essere persone che sanno stare nella relazione con gli altri, con sé stessi e con Dio. La ricompensa è la grazia di Dio che ci fa esseri umani e figli di Dio capaci di avere attenzione all’altro nei suoi bisogni, di avere contatto con sé stessi per l’accettazione dei propri limiti e il discernimento di ciò che è essenziale e, infine, per vivere una profonda intimità con Dio, l’unico in grado di amarmi e di cambiarmi il cuore.

Commento a cura di don Pasquale Giordano
Vicario episcopale per l’evangelizzazione e la catechesi e direttore del Centro di Spiritualità biblica a Matera

Fonte – il blog di don Pasquale “Tu hai Parole di vita eterna