Fraternità Gesù Risorto – Commento al Vangelo di domenica 18 Giugno 2023

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Iª lettura Es 19,2-6 dal Salmo 99 IIª lettura Rm 5,6-11 Vangelo Mt 9,36-10,8

Dio continua a parlare al popolo attraverso Mosè. È Mosè che sale sul monte, è lui che ascolta e poi riferisce al popolo la Parola di Dio. Dio si serve della bocca, dell’intelligenza e del discernimento di Mosè, che deve trovare le parole, i tempi e il luogo adatti per trasmettere a tutto il popolo le sue proposte. Chi ubbidirà alla parola pronunciata da Mosè, ubbidirà a Dio, e avrà come ricompensa d’essere l’eredità di Dio stesso, di godere cioè tutte le sue preferenze e di essere la manifestazione della sua presenza e del suo amore per tutti gli altri popoli.

Quando viene Gesù, s’accorge della povertà di quel popolo che aveva ricevuto le grandi promesse, ma che, per colpa dei suoi capi, non ode più la Parola di Dio e non è quindi in grado di manifestare l’amore del Padre. Egli confida ai discepoli quanto vede: gente sbandata, simile a pecore senza pastore, senza guida, senza cibo, senza riposo. In questa situazione che cosa potrà fare Gesù?

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Anzitutto egli invita i discepoli alla preghiera: essi devono desiderare ardentemente che qualcuno si metta a disposizione di Dio per donare al popolo il nutrimento spirituale necessario alla vita eterna. Pregare per qualcuno significa avere un grande desiderio, tanto da mettersi a disposizione con libertà e amore per l’avverarsi del desiderio stesso. Preparato così il cuore dei Dodici, li chiama perché possano essere essi stessi guida, pastori, per trasmettere al popolo la conoscenza del vero Dio e la certezza della sua vicinanza. Chiama per nome questi Dodici, e li fornisce delle capacità necessarie per il compito che vuol loro affidare. Dà loro “il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie”. Essi dovranno così vincere il male entrato nel mondo, sia il male fisico che quello spirituale, sia il male del corpo che quello dell’anima.

Il male di cui soffrono gli uomini è provocato sempre dal nemico, il diavolo, che tenendo il loro cuore distante da Dio, lo rende scontento e triste, lo riempie di desideri egoistici, menzogneri e ingannatori, e dà l’avvio al sorgere di malesseri e malattie.

Gli operai del Regno dovranno affrontare questo male alla radice, e perciò scacceranno gli spiriti immondi dal cuore dell’uomo. Essi, annunciando Gesù, aiuteranno gli uomini a liberarsi dall’orgoglio, dalle invidie, dai desideri impuri, dall’attaccamento alle ricchezze, dal voler essere migliori degli altri, dalla vanagloria, dalla vanità, dall’infedeltà ai propri doveri familiari e di lavoro, dalla falsa religiosità, dalla superficialità, dalle decisioni prese al di fuori della volontà di Dio. Gesù perciò conferisce loro potere su questi spiriti, il potere di discernere e riconoscere la loro presenza e la loro pericolosità, e quindi di allontanarli dai cuori nel suo Nome, Nome pervaso dell’amore del Padre per ciascuno e per tutti. Quante malattie psichiche, e di conseguenza psicosomatiche guariranno, quando ascolteranno con attenzione l’annuncio dell’amore del Padre!

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I discepoli dovranno fare solo ciò che il Signore dice loro: andranno “soltanto alle pecore perdute della casa d’Israele”. Il loro campo d’azione è limitato per ora, ma si ingrandirà in seguito.

Prima di tutto provvederanno a risanare il popolo che già conosce Dio, poi Gesù li manderà anche ai pagani, dopo che egli avrà donato la vita per il mondo. Dovunque andranno, i discepoli di Gesù predicheranno il regno di Dio, cioè il suo amore e la presenza del Re, che è lo stesso Gesù. Offriranno quindi i frutti di quest’amore che risana dalle malattie, dà vita e libera dai demoni, cioè dagli atteggiamenti e impulsi che impediscono comunione con Dio e con gli uomini.

I discepoli sapranno di non essere essi stessi i salvatori di alcuno, perché unico salvatore è e sarà sempre soltanto Gesù. È lui che è venuto per donare l’amore del Padre a noi, mentre eravamo ancora peccatori, ci dice San Paolo.

Da nemici, ci ha riconciliati con sé. Noi ci gloriamo quindi di Dio e del suo Figlio, che innalza la nostra vita a dignità divina e ci fa collaborare con lui per la salvezza di tutti nel mondo.

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