La domanda dello scriba del Vangelo di oggi è una domanda che non tramonta mai:
“Si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?»”.
Anche se abbiamo letto e riletto tante volte questa pagina del Vangelo, si ha sempre bisogno di ridire bene e ad alta voce qual è la prima cosa che conta, la cosa più essenziale. Gesù risponde citando parola per parola la Scrittura, ma alla citazione cambia l’ortografia, aggiunge una nuova punteggiatura, mette un “e” congiunzione, e trasforma il punto in virgola. Così al comandamento di amare Dio
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“con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”,
Gesù ci aggiunge l’amore al prossimo:
“E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c’è altro comandamento più importante di questi”.
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Attraverso questa “unione” Gesù riconcilia i due rischi che corriamo costantemente quando pensiamo alla fede e alla nostra vita: amare Dio fino a disinteressarci degli altri, o amare gli altri fino a dimenticare Dio. Le due cose devono stare sempre unite e parzializzarle significa cadere giocoforza in errore.
“Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici»”.
Vivere invece una religione fatta solo di olocausti e sacrifici significa dimenticare che l’unica cosa che rende davvero e pienamente culto a Dio è l’amore. Tornano così alla mente le parole che Dio pronuncia attraverso il profeta Osea:
“Misericordia io voglio, non sacrificio” (Os 6,6). “Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo”.
Infatti capire che Dio non lo si gestisce con il commercio di meriti ma facendo funzionare pienamente il cuore non solo non è lontano dalla meta ma ha quella stessa meta dentro.
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✝️ Commento al brano del Vangelo di: ✝ Mc 12,28b-34
AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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