I sadducei provano a mettere in difficoltà Gesù, tentando di ridicolizzare il credere nella resurrezione con una storia creata appositamente: sette fratelli muoiono avendo sposato la stessa donna e senza lasciare figli; di chi sarà la moglie una volta resuscitata? Per mettere in imbarazzo Gesù la storia si sofferma sugli aspetti negativi, ripetendo insistentemente le parole relative alla morte e all’assenza di discendenza.
Gesù però fa una chiara distinzione fra questo mondo e l’altro mondo, dove non esisteranno né moglie né marito, figli, matrimoni. Una volta risorti, sarà Dio a regnare quel mondo, non più la morte.
Gesù conoscendo il legame molto stretto che i sadducei hanno con la Torah scritta, dove ritengono non si parli di resurrezione, la cita, e fa notare come in effetti anche lì in realtà se ne parli. Infatti si dice: “Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”, non viene scritto che Dio era, Dio è, è vivo e con lui i patriarchi grazie a lui.
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Spesso anche noi, come i sadducei, siamo più restii ad accogliere l’idea della resurrezione Non solo la resurrezione del corpo, in quanto è la cosa più incredibile per eccellenza, ma soprattutto dello spirito, cioè l’idea che non siamo soli e che Dio non ci abbandonerà nemmeno dopo la morte.
La fede sta proprio nel credere a qualcosa di impensabile e se non crediamo di poter risorgere neanche Cristo è risorto. Se crediamo di essere nati per caso, dal nulla, andremo verso il nulla, la nostra vita sarà incentrata solo su di noi e sulle cose passeggere.
Siamo invece nati nella comunione e verso la comunione con Dio andiamo. Vivendo l’amore, vivendo nello Spirito di Dio, stiamo già vincendo contro la morte.
Per riflettere
Per chi e per che cosa vivo? Come cambia la vita sapendo che Dio ci salverà dalla morte? Quanto mi è difficile credere nella promessa della resurrezione e agire di conseguenza?
✝️ Commento al brano del Vangelo di: ✝ Mc 12,18-27
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi