Ci sono persone che pensano a Dio come se fosse un trapassato. Una bella persona, amorevole, lodevole, rispettabile, ma pur sempre un cadavere, una mummia al di sopra delle nostre scelte, qualcuno che non ha — sul serio — a che fare con noi, con i nostri problemi, le nostre fatiche.
Una sorta di dio feticcio, da tenere su uno scaffale, chiuso dentro i templi, limitato alle questioni “religiose” o che tali consideriamo. Oppure lo rendono tale, morto e sepolto, brigando per far dire a Dio ciò che invece pensano loro, manipolandolo, piegando Dio ai propri interessi di parte. Così sembrano fare i sadducei, fieri tradizionalisti che ridicolizzano le nascenti teorie sulla risurrezione e la sopravvivenza delle anime, fieri custodi delle origini della fede ebraica, e che disprezzano le novità portate dai devoti farisei.
Così questi santi tradizionalisti, credendosi particolarmente arguti, pongono a Gesù l’arzigogolato caso della vedova che, per ottemperare alla (per noi orribile) norma del levirato, avrebbe dovuto dare un figlio a uno dei fratelli del defunto. Al caso della vedova ammazza-mariti Gesù, con incredibile pazienza, replica citando la Scrittura, e proprio il pentateuco, l’unico accettato dai sadducei, facendo una lectio dell’apparizione di Dio nel roveto ardente. Parlando al presente di Abramo, Isacco e Giacobbe, Dio si rivela come il Dio presente, dei vivi, perché i patriarchi, in lui, sono vivi e vegeti, non come Dio dei defunti.
Il nostro è il Dio dei viventi, che ama e gioisce se viviamo in pienezza, che è datore e fonte della vita, che tutto ha creato nel bene e nella luce. Ogni volta che viviamo con intensità e verità, con gioia e per amore gli diamo gloria, gli rendiamo testimonianza. Troppe volte diamo agli altri l’idea che il cristianesimo viva di mortificazioni quando, in realtà, si nutre di vivificazioni.
Colmiamo questa giornata di vita per rendere testimonianza al nostro splendido Dio!
✝️ Commento al brano del Vangelo di: ✝ Mc 12,18-27
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