don Domenico Bruno – Commento al Vangelo del 5 Giugno 2023

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A primo impatto sembra che il brano parli di invidia. E forse è vero. La Scrittura ci narra storie di umanità ferità dal peccato. Sempre nella storia dell’uomo è esistita l’invidia, cioè il desiderio smodato per la materia, a discapito delle persone. O per meglio dire: la passione per le cose create dimenticando Colui che le  ha create e che ce le ha donate perché attraverso di esse potessimo riconoscere l’amore di Colui che le ha create per noi. 

L’invidia tende a farci chiudere in noi stessi e a non voler condividere, cioè a non voler fare comunione con gli altri. E Dio è prima di tutto condivisione. Ha condiviso tutto con noi, perché ne fossimo riconoscenti. 

Infine, questo Vangelo ci ricorda che Dio non manda il male, ma non lo ostacola, non perché sia un Dio cattivo, ma perché ci lascia liberi di agire… ahimè anche male! Il Signore però, si serve degli uomini per aiutarli a far tornare l’amore in quel male che gli uomini stessi hanno portato.

Dio non ci abbandona, ecco perché ci ha donato il Suo Figlio e ha permesso che fosse ucciso. Eppure ha trasformato quella tragedia in opera di salvezza: lo ha risorto in modo che la morte fosse distrutta e noi fossimo perdonati.

  • Non è amabile un Dio che ama così? Non merita che rispettiamo le sue opere e le sue creature?

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