Don Luciano Labanca – Commento al Vangelo del 4 Giugno 2023

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Nel calendario liturgico, la prima domenica che cade nel tempo ordinario dopo Pentecoste, è dedicata alla solennità della Santissima Trinità. Dopo aver celebrato la Pasqua di morte e resurrezione del Figlio, asceso al cielo, con l’effusione dello Spirito Santo sulla Chiesa, oggi siamo invitati ad elevare il nostro sguardo contemplativo nel mistero stesso di Dio. Gesù, venuto in mezzo a noi, ha rivelato pienamente l’identità di questo Dio uno, in tre persone uguali e distinte, che sono comunione perfetta.

Si tratta di un mistero che supera infinitamente la capacità umana di razionalizzare e di comprendere, quello di un’unica sostanza divina, che esiste in tre persone, il Padre, il Figlio e lo Spirito. Facendo eco alle parole del prologo del Vangelo di san Giovanni, noi sappiamo bene che “Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato” (Gv 1,18).

Ed, infatti ,è proprio la rivelazione piena di Gesù, il Figlio venuto nel mondo, la chiave che permette all’uomo di entrare con fede in questo oceano di luce. Attraverso la porta della fede, non si ha la comprensione piena del mistero, ma ci si può invece immergere in esso, sperimentandone la presenza e soprattutto l’azione efficace nell’amore per noi. Nella pagina evangelica proposta per la solennità odierna, tratta dal bellissimo dialogo tra Gesù e Nicodemo, questo sincero cercatore di Dio, che occupa il capitolo terzo del Vangelo di Giovanni, emerge con chiarezza il senso della rivelazione di Gesù. Dio è amore sovrabbondante, che non può e non vuole rimanere chiuso in se stesso, ma come un Padre senza riserve nei confronti dell’umanità si dona in modo così estremo da aver sacrificato per essa suo Figlio.

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Chi si immerge nell’oceano divino con fede sincera, non solo può conoscere quest’amore, ma addirittura condivide la stessa compagnia dell’Amante, l’Amato e l’Amore, ossia quella eternità senza tramonto, che consiste nel godere della sua presenza per sempre e che si chiama vita eterna. In questo si compie la vera realizzazione dell’uomo, creato per lodare, amare e servire Dio per sempre.

La Trinità, dunque, è la fonte da cui proveniamo, essendo stati creati dal nulla per un impeto d’amore sovrabbondante, perché – ci fa bene ricordarlo qualche volta! – Dio non doveva creare il mondo e l’uomo necessariamente, essendo già pienamente realizzato in se stesso. Ed è anche la mèta finale a cui aspiriamo, essendo esseri che anelano alla pienezza della vita e della felicità, che Cristo è venuto a rivelarci e che sappiamo coincidere con l’abbraccio amorevole del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo che ci attirano e ci attendono, per riempirci della loro presenza luminosa per l’eternità.

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