p. Ermes Ronchi – Commento al Vangelo di domenica 4 Giugno 2023

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La Trinità è specchio del senso dell’universo

✝️ Commento al brano del Vangelo di:  ✝ Gv 3,16-18 – Santissima Trinità

Per dire la Trinità, Gesù usa nomi di famiglia, di casa, nomi che abbracciano e stringono legami: Padre, Figlio, Spirito buono, alito che fa respirare la vita. La festa della Trinità è l’annuncio che Dio non è in se stesso solitudine, ma comunione, legame, abbraccio. Che ci raggiunge e ci dà il suo cuore plurale.

Allora capisco perché la solitudine mi pesa così tanto e mi fa paura: perché è contro la mia natura. Allora capisco perché quando sono con chi mi ama, sto così bene: perché realizzo la mia vocazione. La Trinità è lo specchio del mio senso ultimo, e del senso dell’universo: tutto incamminato verso un Padre fonte di libere vite, verso un Figlio che mi innamora, verso uno Spirito che accende di comunione le nostre solitudini.

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Anche l’autopresentazione di Dio sul monte Sinai, davanti al suo grande amico Mosè, ha nomi caldi: misericordioso, pietoso, lento all’ira, ricco di grazia e di fedeltà (Es 34,6). Mosè è salito con fatica, due tavole di pietra in mano, e Dio sconcerta lui e tutti i moralisti, scrivendo su quella rigida pietra parole di tenerezza. E Mosè capisce e prega: “Che il Signore cammini in mezzo a noi, venga in mezzo alla sua gente. Non resti sul monte, guida alta e lontana, ma scenda e si perda in mezzo al calpestio del popolo”.  […] Continua a leggere tutto il testo di questo commento su Avvenire


Altro commento di fra Ermes

LA FESTA DEGLI ABBRACCI

ll cristiano crede all’amore. Noi abbiamo creduto all’amore: ogni uomo, ogni donna, anche il non credente lo sa, perchè lo conosce come sapienza del vivere. 

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La Trinità: un dogma che può sembra­re lontano, ma che inve­ce è rivelazione del segreto del vivere, della sapienza sulla vita, sulla morte, sull’a­more, e mi dice: in principio a tutto, ma proprio a tutto, è il le­game.

Io che sono lento a credere, come potrò cogliere qualcosa della Trinità? Pensare di capirla attraverso le formule è come voler capire una parola analizzando l’inchiostro con cui è scritta. Ma Dio non è una definizione, è un’esperienza! La Trinità non è un concetto da capire, è una realtà condivisa da accogliere.

In uno dei capolavori di Kieslowski, il bambino protagonista sta giocando. Improvvisamente chiede alla zia: «Com’è Dio?». La zia lo chiama a sé, lo abbraccia, gli bacia i capelli e stringendolo sussurra: «Come ti senti, ora?». Pavel non vuole sciogliersi dall’abbraccio, alza gli occhi e risponde: «Bene, mi sento bene». E la zia: «Ecco, Pavel, Dio è così».

Dio come un abbraccio. Se non c’è amore, non vale nessun magistero. Se non c’è amore, nessuna cattedra sa dire Dio. Questo è il senso pieno della Trinità, specchio del nostro cuore profondo, e del senso ultimo dell’universo. Origine e vertice, fonte e culmine dell’umano e del divino: la comunione.

Sulla prima lettura i nomi di Dio sul monte sono uno più bello dell’altro: il misericordioso e pietoso, il lento all’ira, il ricco di grazia e di fedeltà (Es 34,6). Mosè è salito con fatica, due tavole di pietra in mano, e Dio sconcerta lui e tutti i moralisti, scrivendo su quella rigida pietra parole di tenerezza e di bontà.

Parole che giungono fino a Nicodemo, a quella sera di rinascite. Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio. Siamo al versetto centrale del Vangelo di Giovanni, a uno stupore che rinasce ogni volta davanti a parole tonificanti come una camminata in riva al mare, fra spruzzi d’onde e aria buona respirata a pieni polmoni.

Ha dato suo Figlio per amore: Amare non è un fatto sentimentale, non equivale a emozionarsi o a intenerirsi, ma a dare, verbo fattivo di mani e di gesti.

 Dio ha tanto amato il mondo… e la notte di Nicodemo, e le nostre, s’illuminano.

Se mi domandano: tu cristiano a che cosa credi? La risposta spontanea è: credo in Dio Padre, in Gesù risorto, nella Chie­sa… Giovanni indica una risposta diversa: il cristiano crede all’amore. Noi abbiamo creduto all’amore: ogni uomo, ogni donna, anche il non credente lo sa, lo conosce come sapienza del vivere. È lo stesso amore interno alla Trinità che da lì si espande, ci abbraccia e poi dilaga.

Davanti alla Trinità, io mi sento piccolo ma abbracciato, come un bambino: abbracciato dentro un vento in cui naviga l’intero creato, che ha nome amore.

Festa della Trinità: annuncio che Dio non è in se stesso solitudine, ma comunione, legame, abbraccio. Che ci ha raggiunto, ci libera e ci dà il suo cuore plurale.