Mons. Giovanni D’Ercole – Commento al Vangelo del 4 Giugno 2023

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  1. La seconda lettura dell’odierna festa della Santissima Trinità si chiude con questo saluto trinitario: “la grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi ”(2Cor.13,13). Risponde la comunità con il canto al vangelo: “Gloria al Padre e al Figlio e alo Spirito Santo: Gloria a Dio che è, che era e che viene”. Questa lode alla Santissima Trinità, che da alcuni viene definita il “credo trinitario” della Chiesa, è abituale per ogni cristiano dal giorno del battesimo, perché siamo inseriti per grazia nel mistero della Comunione Trinitaria. Il corpo del credente, grazie al battesimo, diventa tempio vivo dove dimora la Trinità: si trasforma in spazio d’intimità divina e, Dio vi abita in maniera misteriosa ma reale. Noi cristiani crediamo che Dio è Trinità, Vita di comunione, e questo apre un valico della vita di Dio stesso, che comunica con l’umana creatura. Comunicazione misteriosa che viene espressa con le parole “essere creati ad immagine di Dio”, oppure “divinizzazione”. Questa è l’esperienza dei santi, ma anche la storia di tante anime semplici che si lasciano plasmare dalle mani di Dio e hanno come unico scopo rispondere al suo amore senza preoccuparsi di tutto comprendere. Penso ad esempio a zia Marietta, una donna casa e chiesa che ogni anno insieme a tante altre donne andava a piedi in pellegrinaggio al santuario della Santissima Trinità dal suo paese a Vallepietra, al confine tra Abruzzo e Lazio. Era diventata tanto devota della “Santissima” che lungo tutto il giorno ripeteva cantando a mezza voce il ritornello dell’inno del pellegrinaggio: “Viva viva sempre viva .Quelle tre person divine .Quelle tre person divine La Santissima Trinità!“. Era la sua preghiera preferita insieme al segno di croce che faceva di continuo. E quando le chiedevo chi era per lei la “Santissima”, mi rispondeva che non sapeva spiegarmelo. Una cosa però l’aveva ben assimilata: ”La Santissima mi vuole bene e io pure a loro”. Quest’anima ignara di studi teologici possedeva l’essenziale della fede cristiana e quando ormai stava per lasciarci mi confidò: “Tra poco non ci vedremo più, ma parlerò anche di te alla Santissima e loro ci portano in paradiso”. Chiesi: “perché loro?”. Rispose: “Perché sono il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, come si prega con il segno della croce”. In parole semplici Marietta, donna che passava le sue giornate a lavorare nei campi o in casa e bisbigliava la sera prima di dormire le sue “giaculatorie”, mostrava in maniera semplice che la via per vivere in Dio è lasciarsi amare da Lui, perché la Trinità è immenso mistero di Amore e Misericordia.
  2. “Gesù disse a Nicodemo: Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”(Gv3,16-18).   Anche queste parole di Gesù, con le quali si apre il vangelo di oggi, c’introducono nel mistero trinitario, pilastro fondante la fede cristiana, insieme al mistero dell’Incarnazione del Verbo nel seno di una donna vergine, Maria, (Ga.4,4). Dopo aver rivissuto la nascita, la morte, la risurrezione e l’ascensione di Gesù, dopo aver celebrato la solenne effusione dello Spirito Santo con cui prende avvio la missione evangelizzatrice della Chiesa. Da domenica scorsa siamo entrati nel tempo cosiddetto ordinario e ogni giorno va vissuto alla luce della Trinità, immenso dono di Dio, che squarciando i cieli ci attira in un vortice di amore. Se lo vogliamo, ora nulla ci manca per valorizzare appieno la nostra esperienza cristiana nell’ordinarietà delle nostre giornate. Dio infatti vuole farsi accogliere come il Dio vicino, che è Amore, Relazione di Amore e Misericordia. E oggi, invitati alla festa di Dio Trinità, siamo tutti rapiti dall’amore divino ed ebbri di gioia, possiamo proclamare cantando, senza peraltro comprendere, la gloria di Dio Padre dal quale tutto ha origine e termine. Attraverso il Cristo, nello Spirito Santo, l’uomo ha accesso al Padre e la paternità divina non rappresenta quindi un fatto sentimentale. E’ piuttosto realtà divina che ci trasfigura inserendoci nell’intimità della famiglia trinitaria: nella paternità di Dio scopriamo la gioia di essere fratelli. Essere santo significa quindi partecipare alla natura stessa di Dio-Padre per mezzo di Cristo nello Spirito Santo. I nostri fratelli cristiani d’oriente ci aiutano, con le loro riflessioni, a inoltrarci ancor più nel cuore della Trinità. E ciò che noi chiamiamo “grazia santificante”, per loro altro non è che la vita del Padre donata a noi attraverso Cristo nella potenza dello Spirito: è cioè partecipazione per grazia alla vita trinitaria.
  3. Nei primi capitoli del libro della Genesi, ci stupisce la familiarità della relazione che Dio ha voluto costruire con i nostri progenitori. “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza” (Gn1,26): così disse il Signore quando, creando l’uomo, decise di donarsi a lui perché volle che in ogni umana creatura risplendesse la sua immagine e somiglianza. La dotò del grande dono della libertà e così potesse liberamente rispondere al suo Amore. Della stessa vita divina e della medesima libertà aveva già arricchito le schiere angeliche, dato che soltanto liberamente si può decidere di amare. Purtroppo l’amicizia costruita con Adamo ed Eva s’infranse a causa del peccato che in definitiva fu il rifiuto di fidarsi di Lui, cedendo all’astuta tentazione del serpente satanico, angelo ribelle decaduto dal suo stato di grazia e per questo allontanato dal paradiso. Il Padre celeste però non venne meno al suo progetto di salvezza: si scelse un popolo e lo guidò lungo i sentieri della storia manifestandogli nel corso dei secoli la tenerezza del suo volto paterno. Fu con Gesù, il Figlio suo Unigenito fatto uomo, che si realizzò la rivelazione definitiva della piena realtà di Dio. Il Verbo eterno, come ricorda il prologo del vangelo di Giovanni, prese forma umana e, pur rimanendo Dio, si spogliò completamente della sua divinità per venire a condividere tutto con noi uomini, persino le tentazioni e le conseguenze del peccato, eccetto il peccato. Obbediente fino alla morte alla volontà del Padre, prese su di sé le nostre colpe e ci ha riconciliati con il Padre morendo sulla croce; ha riaperto le porte della speranza e della Vita eterna. Come non commuoversi davanti a tanto annientamento per amore nostro? Come non ringraziare la Provvidenza divina per si molteplice dovizia di bontà e tenerezza? Chi vede il Figlio, dirà Gesù, vede il Padre, e a chi mi ama invierò lo Spirito consolatore che vi guiderà alla verità tutta intera. Dio dunque aveva stabilito fin dall’inizio che si sarebbe fatto uomo, creatura tra le creature, allo scopo di assumere in prima persona tutte le conseguenze della dolorosa frattura causata dal peccato originale. Grazie a lui, Redentore dell’umanità, siamo stati ricondotti allo splendore della vita eterna da cui scaturisce ogni grazia e ogni dono spirituale e materiale. Fidiamoci allora di Dio e torniamo tra le braccia del Padre, sorretti dall’aiuto di Maria, Madre della Misericordia e immersi nel cuore divino del Figlio, Misericordia Incarnata.
  4. Se comprendiamo la valenza infinita del mistero della Trinità nella nostra vita, l’odierna festa non può che essere giorno di lode e di ringraziamento. Al tempo stesso è un invito a lasciarci introdurre nelle profondità di un Dio Unico in Tre Persone: Padre, Figlio e Spirito. Non possiamo però pretendere di captare con la nostra intelligenza questa verità di fede che va ben al di là delle umane capacità, ma ciò che non possiamo con le nostre forze ci è donato per grazia. Conoscere Dio Trinità è mistero d’amore che domanda cuori aperti all’amore. Importante è fidarci di Dio che è Padre misericordioso, stracolmo di tenerezza e pazienza, ma anche vero e giusto, ed accettare di essere suoi figli.  Nonostante la nostra infedeltà, Egli continua ad affidare alle libere mani di noi uomini questo mondo dove non finisce mai di stringere con tutti i suoi figli di adozione relazioni vitali; sperimentiamo a nostre spese che senza di Lui nulla di veramente buono possiamo concludere. Quante volte infatti il suo amore sembra perdersi nel nulla delle nostre incertezze, diffidenze e chiusure d’animo! E’ grazie al suo amore che possiamo resistere alle forze del male, e persino riuscire ad abbattere la violenza della morte, che oggi sembra dominante, e costruire la civiltà dell’amore. Siamo nel pieno di una lotta apocalittica, che tutti ci coinvolge sotto gli attacchi persistenti di satana, l’avversario dichiarato di Dio e quindi accanito assalitore dell’umanità.  Quando ci si allontana da Dio che è Amore, se s’infrangono i legami con lui, forte diventa il rischio di cedere alle lusinghe e alla prepotenza del Maligno. Però, anche se si dovesse precipitare nel baratro dei peccati più gravi, resta sempre aperta la porta del cuore di Dio. Nella sua Misericordia trabocca la Grazia del perdono e possiamo ricorrere con cuore sinceramente pentito ai sacramenti che la Chiesa ha il compito di dispensare a suo nome gratuitamente.
  5. Dio-Trinità attende con trepidazione che noi uomini, usciti dalle sue mani, lo rimettiamo al centro della nostra esistenza, memori dell’Opera della Redenzione attuata in Cristo grazie alla sua passione, morte e risurrezione. I benefici di questo dono incommensurabile sono stati riversati sulla Chiesa e l’umanità dall’azione dello Spirito santo che vive in noi e bussa ai nostri cuori: ci conserva viva memoria della nostra vocazione di essere, prima di tutto, immagine e tempio della Beata Trinità. E dopo aver contemplato la meraviglia e lo stupore di questo immenso divino prodigio, non può che essere grande la nostra gratitudine perché la Trinità ci riversa tutta la sua ricchezza d’amore che a giusta ragione si definisce Misericordia. Recuperando fiducia e abbandonando ogni paura, tuffiamoci nel cuore di questo Dio-Trinità perché diventi nido sicuro delle nostre esistenze. L’esperienza di tanti santi ci conduce a considerare che l’essere stesso della Trinità è Misericordia in una circolarità infinita di amore tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo; amore che si spande sull’umanità e raggiunge l’intero universo.

Ogni nostra preghiera potrebbe allora trovare la sua sintesi in queste invocazioni in parte già molto note, che abbracciano le attese di tanti cuori in ricerca di pace, in cerca di Dio:

“Gesù confido in te! Mio Signore e mio Dio,
per il dono della tua incarnazione, passione, morte e risurrezione,
contemplo, adoro e prego:
Santissima Trinità io confido e spero in te!”
Amen.

AUTORE: Mons. Giovanni D’Ercole, Vescovo emerito – Pagina FacebookSito Web
✝️ Commento al brano del Vangelo di:  ✝ Gv 3,16-18 – Santissima Trinità

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