“Gesù fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo.”
Una festa tra la terra e il cielo da leggere in legame inscindibile con la Pasqua. Gesù ‘fu elevato in alto’. Il ‘cielo’ rinvia a ciò che sta in alto, contrapposto alla terra: il cielo è il luogo di Dio mentre la terra è luogo degli uomini. Il passaggio di Gesù tiene insieme queste due dimensione la terra e il cielo, la vita di Dio e la vita umana.
Gesù viene ‘innalzato’: con la risurrezione passa ad una vicinanza nuova con il Padre. La presenza del Padre è evocata dall’immagine della ‘nube’ segno del manifestarsi di Dio, presente anche se inafferabile (cfr. Es 13,21-22; 24,15-18; Lc 21,27; 1Ts 4,17). L’umanità di Gesù è assunta in una comunione nuova. Gesù è preso dal Padre e portato nella condizione di ‘signore’. La prima comunità è così condotta a riflettere sull’identità di Gesù: colui che è sceso, nel suo farsi servo è il medesimo di colui che sale, innalzato alla destra del Padre. Il movimento richiama l’ascesa al trono del re cantata nei salmi. “… lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli” (Ef 1,20, seconda lettura). La sua vita si pone nel discendere, nel farsi servo e così rende visibile il volto di Dio, volto dell’amore che si fa servizio e dono.
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Nel salire Gesù lascia una benedizione ai suoi. La festa dell’Ascensione è invito a guardare Gesù, nel suo essere signore della storia: è il risorto, il medesimo crocifisso e umiliato. E’ anche richiamo alla responsabilità della comunità dopo la risurrezione: Gesù indica ai suoi di non lasciarsi prendere da vane curiosità sul futuro. Chiede loro ‘di non allontanarsi da Gerusalemme’, e di essere testimoni fino ai confini della terra.
L’ascensione rinvia al tempo della storia in cui incontrare in modo nuovo il Signore: è tempo di attesa in cui lo Spirito è ‘promessa del Padre’ e la ‘forza che li investe dall’alto’.
I discepoli sono chiamati a vivere la predicazione nella linea della conversione e del perdono dei peccati per tutti. Conversione e perdono sono due frutti della Pasqua.
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L’impegno storico a costruire percorsi di conversione gli uni verso gli altri, di accoglienza del volto di Dio che guarda per primi ai poveri e ai piccoli è invio che apre alla responsabilità del quaggiù: ‘perché state a guardare in alto?’. Nell’Ascensione appare la dimensione comunitaria che segna ogni percorso del credere.
Gesù è andato a preparare un posto e affida ai suoi il compito di fare comunione, di orientare la vita all’incontro con Cristo. La promessa è una vicinanza nuova: ‘ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo’.
Fonte: il sito di don Alessandro Cortesi
p. Alessandro Cortesi op
Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.