Il Dio della storia è sempre con noi
L’Ascensione di Gesù al Cielo nel suo vero corpo è una grande solennità che la Chiesa, sulla scorta di quanto testimoniato nelle Scritture, colloca 40 giorni dopo la celebrazione della Pasqua. Contempliamo compiutamente realizzata in Cristo, «che è la primizia» (1Corinzi 15,20), la chiamata di ogni uomo e ogni donna a rimanere in eterno nella Vita con il suo Creatore, non soltanto in una comunione spirituale ma con gli effetti concreti della Risurrezione, che salva la totalità dell’umano e preserva anche la corporeità dell’adam maschio e femmina, fatto a immagine e somiglianza di Dio e per questo prezioso, trascendente nella sua differenza rivelatrice.
Il racconto dell’Ascensione è conservato negli Atti (I lettura): prima di salire al Cielo Gesù invita ad attendere a Gerusalemme l’effusione dello Spirito e assegna alla Chiesa, che è «il suo corpo, la pienezza di Colui che è il perfetto compimento di tutte le cose» (II lettura, Efesini 1), la missione di testimoniarlo «fino agli estremi confini della Terra».
I Vangeli sinottici accennano in diversi modi all’evento; quest’anno ci guida Matteo, con la sua predilezione per i rimandi all’Antico Testamento e il riferimento capitale al “monte”, luogo collocato in alto e in disparte, dove si vive l’intimità con Dio. L’incontro con il Risorto e l’invio per la missione avvengono dunque «sul monte» indicato da Gesù, «in Galilea», dove Egli, per bocca delle donne che lo avevano visto risorto, aveva invitato i suoi a precederlo: invito questo fondativo per chiunque lo segua.
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Sempre dobbiamo tornare alla nostra Galilea, sulle rive del nostro lago di Tiberiade o sulla nostra via di Damasco, riportare il cuore al momento in cui il Signore ci ha chiamati, ci ha mostrato il Suo volto e noi «abbiamo lasciato tutto» (Matteo 19,23) per fare quello che ci chiedeva, perché «è bello per noi stare» con Lui (Matteo 17,4). […]
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