La Bibbia ci ha trasmesso due diversi testi che contengono i dieci comandamenti, chiamati significativamente, nella tradizione religiosa d’Israele, «le dieci Parole». Esse si presentano come un dono e non un peso. Pur antiche di migliaia di anni, sono sempre valide perché sono inscritte nel cuore e nella coscienza di ogni essere umano e corrispondono alla sua struttura fondamentale. Si offrono in questo libro, a cura di don Lucio D’Abbraccio ed edito da EDB, schede per la riflessione pastorale di gruppo.
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Leggi la prefazione e l’introduzione
Prefazione
Risulta molto diffusa la richiesta di un ritorno alle vere fonti non più per arginare soltanto gli innumerevoli mali che affliggono l’intera società umana, ma per curare, sostenere, tamponare il dialogare inarrestabile delle conseguenze distruttive della vita in ogni sua essenza e manifestazione di guerra, violenza, sopruso, miseria e profonda amarezza di infelicità della mente e del cuore con la abissale carenza di un solido intellettualismo e del vero amore.
Don Lucio D’Abbraccio, quindi, si cimenta pastoralmente con la guida della ragione umana, del dato biblico, della fede cristiana e del Magistero della Chiesa per riportare il treno della vita umana, da tempo deragliato, sulle solide e sicure rotaie della legge dei Dieci Comandamenti: invito sempre soave ed amabile da parte di Dio fatto alla libertà dell’uomo in ordine al raggiungimento della sua felicità costituito dalla legge naturale e poi completato e corroborato dalla legge del Vangelo e dalla grazia salvifica apportata dal Signore Gesù con la sua offerta sacrificale e confermata dalla sua Risurrezione: destinazione finale dell’ordinamento umano per ogni persona vivente.
Ecco che giunge quanto mai opportuna questa piccola “Summa”, quasi un breve compendio ordinato secondo il classico e chiarissimo modo di sperimentata ricerca, riflessione e spiegazione che si serve della ragione umana, della ragione teologica, del Magistero della Chiesa per fondare ancora una volta sulle uniche, solide basi il cammino per l’uomo verso il raggiungimento della sua maturità umana e cristiana ed in definitiva della sua felicità, compatibilmente, ora, con il suo stato di “viatore” e poi nella vita eterna di beato “comprensore”.
Con sapiente senso pastorale e carisma sacerdotale don D’Abbraccio si avvale anche dell’eccezionale apporto del lavoro di attualizzazione dei dati della fede e della legge del Vangelo operato dalla costante parola catechetica del Papa Francesco che offre, con incessante frequenza, il frutto della sua esperienza pastorale di Sommo Pontefice della Chiesa, garante della dottrina dogmatica e morale, sempre per il bene globale dell’uomo, del cristiano e dell’Umanità universale.
Quanto così composto dall’Autore appare in una successione didattica naturale, di facile lettura e soprattutto di pratica e concreta incidenza per dirigere la vita di ogni persona che voglia evitare di deviare dal fine prossimo e da quello ultimo della propria maturità, della serenità della vita e dell’ottenimento, con l’aiuto di Dio, del bene finale della vita eterna.
Quell’aspetto didattico aiuta molto nella pratica perché fondato su solide fondamenta che non hanno sapore di divieti, ma ragionevoli e cordiali inviti all’accoglienza della verità ed alla pratica dell’amore come è lo stile di Dio così rispettoso della libertà umana.
All’ottimo e sostanzioso libretto di don D’Abbraccio ogni migliore augurio di buon successo per il tema pastorale che egli si è prefisso unisco il mio personale compiacimento per la lunga conoscenza di amicizia che mi è consentita da molti anni.
+ Paolo De Nicolò
Vescovo tit. di Mariana in Corsica
Reggente emerito della
Prefettura della Casa Pontificia
Introduzione
La Bibbia ci ha trasmesso due diversi testi che contengono i dieci comandamenti, chiamati significativamente, nella tradizione religiosa d’Israele, «le dieci Parole». Il testo biblico dell’Esodo, infatti, non dice: «Dio pronunciò questi comandamenti» ma «Dio pronunciò tutte queste parole» (cf Es 20, 1).
Il primo è in Esodo 20, 1-17. Il suo sfondo è quello dell’Alleanza, cioè lo stretto legame che unisce Dio con il popolo d’Israele. Dio è descritto come «colui che ha fatto uscire il suo popolo dal paese d’Egitto, dalla condizione servile» (cf Es 20, 2). Il popolo d’Israele è presentato nel suo atteggiamento di gratitudine per il grande dono della libertà e nel suo impegno di mantenersi fedele a quanto Dio gli chiede attraverso i singoli comandamenti.
Il secondo testo è racchiuso in Deuteronomio 5, 6-21 e ha come sfondo il dono della terra che Dio ha promesso di far abitare a Israele, «suo primogenito». Se il popolo sarà fedele ai comandamenti, Dio lo conserverà nella terra che gli ha donato e nella condizione di libertà in cui lo ha stabilito dopo la schiavitù egiziana. Se Israele verrà meno a questa fedeltà, Dio lo sradicherà dalla sua terra con l’esilio (ciò che avverrà nel 586 a. C., quando Gerusalemme cadrà sotto gli eserciti babilonesi e il popolo verrà deportato in Babilonia).
«Comandamento» e «legge» indicano nella Bibbia, la volontà di Dio, l’attuazione della sua parola di vita e di pace. Il richiamo alla loro osservanza diventa perciò un appello rivolto all’uomo, perché sappia entrare ogni giorno nella volontà di Dio e la sappia scoprire in ogni ambito del suo vivere e del suo operare.
Le «dieci Parole», quindi, sono un dono e non un peso. Esse, pur antiche di migliaia di anni, sono sempre valide perché sono inscritte nel cuore e nella coscienza di ogni uomo e corrispondono alla struttura fondamentale dell’uomo: appartengono alla Rivelazione di Dio, ma al tempo stesso contengono «una espressione privilegiata della “legge naturale”» (cf CCC, 2070).
Possiamo comprendere il valore in una prospettiva personalistica. La morale biblica è fondata sull’Alleanza di Dio con il popolo. «L’esistenza morale è risposta all’iniziativa di amore del Signore» (cf CCC, 2062). In queste «dieci Parole» (la “parola” è comunicazione, è apertura all’altro, è comunione) c’è Dio che si rivela, che vuole intessere un dialogo d’amore con l’uomo. Nel Decalogo, quindi, c’è una profonda dimensione “dialogica”. Esso non è formulato in maniera impersonale (“è proibito”), né collettiva (“non fate”), ma esprime il rapporto interpersonale perché i comandamenti vengono enunciati in prima persona (“Io sono il Signore…”) e sono rivolti ad un’altra persona, ad un altro soggetto (“tu”).
Di conseguenza, troviamo nel Decalogo la via della umanizzazione per l’intera società: le «dieci Parole», proprio promuovendo la dignità di ogni persona umana, indicano la via della pace, della giustizia, dell’accoglienza per tutta la comunità umana. Anche Gesù non ha esitato a proporne con forza l’osservanza ai suoi contemporanei.
Per Gesù (e dunque per il cristiano) i comandamenti esprimono la ricerca continua della volontà del Padre e la sua filiale obbedienza, il superamento della semplice osservanza esteriore a favore di un’adesione interiore, totale a Dio.
Nell’attuale clima storico di disorientamento, di smarrimento, in cui mancano le coordinate dell’esistenza, le «dieci Parole» sono la “bussola” che consentono un cammino di libertà e di amore. Meditare i «10 comandamenti», dunque, attraverso la Sacra Scrittura, Magistero, commenti, catechesi e riflessioni, ci fa ritrovare una coscienza retta e sincera per riconoscere ed attuare la volontà di Dio che non è padrone ma Padre.
Lucio D’Abbraccio
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