Giovani di Parola – Commento al Vangelo del 30 Aprile 2023

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Un buon pastore conosce le sue pecore, una per una sa tutto di loro, le chiama per nome e nel pronunciare il loro nome ne rievoca l’identità, le caratteristiche uniche di ognuna di loro. Con tenerezza le conduce al sicuro, sa la strada che è meglio per loro. E le pecore si fidano, si lasciano guidare, perché conoscono la voce del pastore e quando la sentono sanno di essere in mani certe. Facile sentirsi raccontare la storiella delle pecore e pensare di aver capito tutto.

Meno semplice è vedere il nostro nome al posto di quelle pecore, riconoscersi indifesi e bisognosi di un pastore che ci guida. Ancor più difficile è conoscere quella voce che ci chiama per nome e ci conduce ad una via di eternità. Conoscerla e frequentarla, ricordarne ogni cadenza, ogni tono come se fosse quella del nostro più caro amico…

Al punto da saperla riconoscere quando, al momento giusto, chiama proprio il nostro nome tra tutti. Nulla di tutto questo è immediato o semplice, ma è nella persona di Cristo, e nella nostra relazione con Lui che si realizza la pienezza della nostra vita. È Lui la porta attraverso cui passare per percorrere la strada che ci rende noi stessi fino in fondo.

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Sempre Lui che ci chiama per nome e ci riporta ancora e ancora alla nostra vera identità. Seguendo la Sua voce siamo certi che non potremo mai sbagliare strada.

Ora così dice il Signore che ti ha creato, o Giacobbe, che ti ha plasmato, o Israele: “Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni. (Is 43)

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