Iª lettura At 2,14.36-41 dal Salmo 22 IIª lettura 1 Pt 2,20-25 Vangelo Gv 10,1-10
Domenica del Buon Pastore
“Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”. Così si presenta Gesù dopo averci donato alcune immagini che descrivono molto bene il suo ruolo nel mondo e nella Chiesa.
Egli è il pastore vero, che si occupa con amore delle pecore. Egli è la porta attraverso cui le pecore passano per entrare nell’ovile dove sono custodite, e da cui escono per trovare il proprio nutrimento, guidate e protette dal pastore. Queste immagini vengono concluse dalla frase citata: Gesù dona la vita, e la dona senza avarizia.
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Aiutati da queste immagini oggi riflettiamo sulla necessità che nella Chiesa sia sempre presente il ministero del pastore. Vescovi e sacerdoti sono il segno concreto, tangibile, dell’amore che Gesù ha per i suoi discepoli. Vescovi e sacerdoti e diaconi rendono concreta la cura del Signore per ogni fedele: essi lo accolgono con amore, lo istruiscono, lo nutrono della Parola e del Pane eucaristico, e, in particolare, gli danno la certezza del perdono dei peccati da parte di Dio stesso. Proprio a questo servizio imprevedibile ci indirizzano le prime due letture.
Oggi preghiamo con insistenza perché il Padre chiami ancora uomini al ministero di pastore, e dia ai chiamati santità e coraggio per svolgere il servizio loro affidato con zelo e con gioia. La Chiesa soffre quando ci sono pochi pastori o non ce ne sono affatto, e ancor più quando in essi non si avverte la santità di Dio. In tal caso cristiani possono sentirsi lasciati a se stessi, e non hanno consolazione. D’altra parte dobbiamo pregare anche perché i pastori siano accolti come tali dai fedeli, e siano cercati per il loro specifico ministero, come discepoli e apostoli di Gesù, e non per altre cose.
Il servizio che Gesù vuole sia maggiormente esercitato è quello del perdono dei peccati. Sono i peccati che impediscono all’uomo di godere la pace di Dio, pace del cuore e armonia col prossimo. Sono i peccati che impediscono all’uomo la generosità e la misericordia, e lo bloccano in modo che non riceva Spirito Santo e quindi non possa diffondere attorno a sè che incertezza o inquietudine. I peccati, disobbedienze al Padre, offuscano lo sguardo e ci rendono insensibili a Dio e agli uomini. Bisogna togliere i peccati dal cuore dell’uomo e aiutarlo a non ricadervi.
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San Pietro nella sua lettera ci dice chiaramente che Gesù “portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia”. Egli è senza peccato, e vuol toglierne il peso dalle nostre spalle in modo che possiamo compiere la volontà del Padre, cioè la giustizia, ed essere così testimoni che Dio è amore.
E nella prima lettura ancora Pietro diceva: “Pentitevi, e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo”. Il nostro pentimento è necessario: Dio lo adopera per poterci dare il suo Spirito. Questo è come il vino buono che non può essere messo in un recipiente sporco o già pieno di altre cose. Lo Spirito di Dio può venire in noi quando i nostri peccati sono consegnati sulle spalle di Gesù, Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo.
Ai nostri pastori chiediamo anzitutto che ci diano il perdono di Dio, e al Padre chiediamo che non manchi mai chi ci può perdonare nel suo nome!