Un monaco del deserto
A mezza costa della montagna, ai bordi del deserto, un antico monastero. Un monaco, seduto davanti alla porta, là da tempo, sembrava aspettare qualcuno. Era immobile. Quasi per accogliere la brezza leggera, che di solito a quell’ora si presentava… Pensava, forse pregava o, semplicemente, faceva la preghiera più povera e più pura che una creatura possa rivolgere al suo Creatore. Respirava. Il respiro dell’uomo, in ogni religione, sempre serba misteriosamente qualcosa di sacro.
Mi vide, ma non si mosse. Dopo le prime parole e il primo silenzio, continuò: « Se cerchi la perfezione, come molti fanno, sarà inutile il tuo cammino. La perfezione conosce Dio, ma solo di passaggio. Parte da te e, passando attraverso di Lui, termina ancora in te stesso. Continuamente ti guarderai allo specchio per vedere se l’hai raggiunta o se, per caso, essa ti ha abbandonato per qualche istante. La perfezione ti farà schiavo di te stesso, mettendoti al centro di tutto. Essa non accetta il tuo limite, ma vive del mondo che sogna… »
“È vero”, mi dicevo, riflettendo, “l’educazione alla perfezione vi incammina per un sentiero che non porta che a se stessi e al controllo continuo dei propri passi”.
«In tutto quello che fai, invece», riprendeva sicuro il monaco, « ama. L’amore parte da Dio, coinvolge l’uomo e finisce in lui. E Dio creò l’uomo perché questi sappia amare. Così solamente l’essere umano troverà la propria felicità. In fondo, unicamente quando si ama si rivela agli altri la propria bellezza. Ma poiché è facile dimenticarsene, Dio stesso diede un esempio così grande da non poter essere mai più dimenticato: amare il proprio nemico e perdonare chi lo stava uccidendo… Era l’unico modo per far cadere la sfida della violenza. L’amore sconfigge anche la morte. Resiste nel cuore di chi ama, anche dopo il suo passaggio ».
Lo seguivo con attenzione. Pensavo a qualcuno la cui presenza, da allora, si era fatta in me più viva. Ma, subito, riprese: « Se non c’è un altro per cui perdere la vita o a cui donarla, allora la tua esistenza non ha senso. Amare, poi, è il cammino più personale che tu possa fare. Ognuno ama con la forza che possiede, con i limiti che l’accompagnano e con la grandezza di cuore che ha saputo coltivare. A differenza della perfezione, però, l’amore parlerà sempre di Dio e del suo modo così umano di rivelarsi. In fondo, Dio stesso ha più paura della perfezione nell’essere umano che della sua stessa cattiveria : questa, infatti, fa meno resistenza all’amore.
« Il tuo ideale sarà, allora, il reale che stai vivendo. Ma lo sarà con quella forza del sapere amare che viene da Dio e che trasforma. Sì, perché non parlerà che di lui e del suo modo di cambiare ogni cosa, non dal di fuori, ma partendo sempre dal cuore delle cose. « Se si ama veramente non si può non essere creativi ed è come quando si cambia vestito: lo fai perché ami il tuo corpo e lo sguardo dell’altro che si posa su di te. La ripetizione, invece, che si fa banale, uguale a se stessa, uccide il gusto delle cose, ma soprattutto il loro valore interiore. Essa diventa facilmente automatismo sterile ed esteriore.
« In fondo, sono solo le cose e gli oggetti che possono ripetersi, accumularsi o contarsi. Tu, invece, hai un nome, un volto e un cammino, che sono unici. La tua responsabilità e la tua libertà faranno di te veramente te stesso: per questo potrai dire “io”. Ma chi dice “io” desidera profondamente potere aggiungere subito “tu” a qualcuno. Così, il volto di un essere umano sogna di trovarsi davanti a un paesaggio, a una vetta di montagna, a qualcosa di bello, ma ancora di più ama incontrare un altro volto – la superficie più espressiva sulla terra – per potersi esprimere. E leggervi, di ritorno, l’espressione dell’altro. Esprimersi è entrare in relazione e la relazione con l’altro che ami è come prendervi strettamente tra le braccia e roteare su voi stessi come in un vortice, una danza che tutto travolge. Danzeranno, allora, il cielo e la terra, le montagne, le piante, la vostra origine e il vostro destino in un dinamismo prima sconosciuto. E poi, cadendo al suolo sull’erba, direte finalmente “noi”. Così, – solo quando saprete dire « noi » – costruirete insieme un mondo nuovo! Lentamente, poi, pian piano mi allontanavo, dopo una lezione rara, sorprendente sull’amore…
Renato Zilio, missionario a Casablanca
(Autore: «Dio attende alla frontiera», EMI 36.ma ediz.)