Carlo Miglietta – Commento alle letture di domenica 16 Aprile 2023

547

APPARIZIONI AI DISCEPOLI: 20,19-29

Struttura 

Mentre Matteo e Giovanni 21 pongono la prima apparizione del Risorto in Galilea, Giovanni 20, come Luca e Marco 16, la pone a Gerusalemme: lo schema è quello classico dei racconti di apparizione: 

- Pubblicità -

a) misera situazione dei discepoli (v. 19);

b) apparizione (v. 19); 

c) saluto (v. 19); 

- Pubblicità -

d) riconoscimento (v. 19); 

e) comando (vv. 21-23). 

Il racconto di Tommaso (20,24-29) è invece drammatizzazione del tema del dubbio.

Testo: 

v. 19: – il primo dopo il sabato (cfr v. 26): riferimento liturgico; 

v. 22: – alitò: forse traccia di un antico rito di ordinazione; 

v. 25: il semplice vedere corporale (blepein: v. 15) diventa sguardo scrutatore (theorein: vv. 6.12.14), fino a diventare comprensione nella fede (horan: vv. 20.25); 

v. 29: è l’unico macarismo (= beatitudine) del Vangelo di Giovanni, insieme a 13,17.

I doni del Risorto

I doni del Risorto sono non solo per gli Apostoli, ma per tutti i credenti (Lc 24,33): 

a) pace e gioia (Ap 19,7; 21,3-4); 

b) la missione: i cristiani sono un popolo di inviati; 

c) lo Spirito Santo (14,26; 16,7): è consacrazione profetica (17,18-19), è nuova creazione (Gen 2,7; Sap 15,11; Ez 37,4-5), è il battesimo dei discepoli (3,5); 

d) il potere di perdonare (Is 22,22; Mt 16,19; 18,18): non solo il perdono “sacramentale”, ma quello reciproco (Mt 6,12; 18,22) e di riconciliazione del mondo (Mc 16,15-16; Lc 24,47; At 3,19; 1 Gv 1,7.9; 5,16). 

La fede nella Resurrezione

In Giovanni 20, abbiamo quattro esempi di Fede nella Resurrezione: il discepolo amato, Maria di Magdala, i discepoli, Tommaso: ma “Beati quelli che pur non avendo visto crederanno” (v. 29). 

Il giorno del Signore

I cristiani, consci della centralità della Resurrezione, si riuniscono per celebrarla nella sua ricorrenza settimanale (At 20,7; 1 Cor 16,2): è un chiaro stacco dall’ebraismo, e una sottolineatura che nella Liturgia della domenica si incontra il Risorto (Ap 1,10).

CONCLUSIONE: 20,30-31

Lo scopo del Vangelo è cristologico e missionario- soteriologico: “perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome” (Gv 20,31). 

I segni e la Fede: credere nella Bibbia

“Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate” (Gv 20,30-31): ormai, il segno che ci è dato per credere è solo la Sacra Scrittura (Dei Verbum n. 4; 21)

“Non sta scritto che Tommaso mise il suo dito, ma che disse: «Mio Signore e mio Dio!». Riconoscendo nelle stigmate l’amore vissuto da Gesù, Tommaso fa la confessione di Fede più alta e piena in tutti i vangeli: Gesù è il Signore, Gesù è Dio. Ecco perché chi vede Gesù, vede il Padre (cfr Gv 14,9); ecco perché Gesù è l’esegesi del Dio che nessuno ha mai visto né può vedere (cfr Gv 1,18); ecco perché Gesù è «il Vivente» (Lc 24,5) per sempre. Tommaso non è certo un modello, anche se in lui possiamo riconoscerci. Per questo Gesù gli dice: «Beati quelli che, senza avere visto, giungono a credere». È conoscendo l’amore vissuto dal Crocifisso che si inizia a credere: miracoli e apparizioni non ci fanno accedere alla vera fede. Solo la parola di Dio contenuta nelle sante Scritture, solo l’amore di Gesù di cui il Vangelo è annuncio e narrazione («segno scritto», per dirla con la chiusura del vangelo), solo lo stare nello spazio della comunità dei discepoli del Signore, ci possono portare alla fede, facendoci invocare Gesù quale «nostro Signore e nostro Dio»” (E. Bianchi).

Carlo Miglietta


Il commento alle letture di domenica 9 aprile 2023 a cura di Carlo Miglietta, biblista; il suo sito è “Buona Bibbia a tutti“.