Dio regala vita infinita a chi produce amore
Allโalba, alle prime luci, quasi clandestinamente, due donne si recano alla tomba nel giardino. Vuote le mani, vengono solo perโvisitare la tomba: guardare, osservare, sostare, ricordare. Sono le stesse donne che venerdรฌ hanno abitato, senza arretrare di un centimetro, il perimetro attorno alla croce. Un angelo scese dal cielo, si avvicinรฒ, rotolรฒ la pietra e si pose a sedere su di essa.
Non apre il sepolcro perchรฉ Gesรน esca, รจ giร uscito, ma per mostrarlo alle donne: il sepolcro รจ vuoto, il Nazareno รจ giร altrove. Come, non รจ detto. Il mistero di Dio resta intatto. Donne, angelo, guardie, il brivido della terra, cielo, pietra, alba: tutti sono convocati perchรฉ Gesรน Cristo cattura dentro il suo risorgere tutto lโuniverso; รจ energia che si dirama per tutte le vene del mondo, una forza che ha imbevuto di sรฉ tutta la trama del creato.
ยซE non riposerร piรน, fino a che non avrร raggiunto lโultimo ramo della creazione e rovesciata la pietra dellโultima tombaยป (M.Luzi).
Le donne hanno il cuore grande abbastanza per parlare con gli angeli:
โSo che cercate Gesรน, non รจ qui!โ. Voi cercatrici, mendicanti dellโamato, continuate, ma con occhi nuovi.
Che bello questo: non รจ qui! [โฆ] Continua a leggere tutto il testo di questo commento su Avvenire
Altro commento di p. Ermes
Non ostacoli ma opportunitร
I discepoli erano chiusi in casa per paura dei Giudei. Hanno tradito, sono scappati, hanno ancora paura: che cosa di meno affidabile di quel gruppetto allo sbando? E tuttavia Gesรน viene.
Una comunitร chiusa dove non si sta bene, porte e finestre sbarrate, dove manca lโaria e ci si sente allo stretto. E tuttavia Gesรน viene. Non al di sopra, non ai margini, ma, dice il vangelo: โin mezzo a loroโ. E dice: Pace a voi. Non si tratta di un augurio o di una promessa, ma di una affermazione: la pace รจ, ora, qui. ร pace sulle vostre paure, sui vostri sensi di colpa, sulle delusioni patite, sui sogni non raggiunti, sulle insoddisfazioni che scolorano i giorni. Qualcuno perรฒ va e viene da quella stanza, entra ed esce: i due di Emmaus, Tommaso il coraggioso.
Gesรน e Tommaso, loro due cercano. Si cercano.
Otto giorni dopo, erano ancora lรฌ tutti insieme. Gesรน ritorna, nel piรน profondo rispetto: invece di rimproverarli, si mette a disposizione delle loro mani.
Tommaso non si era accontentato delle parole degli altri dieci; non di un racconto aveva bisogno, ma di un incontro con il suo Signore.Che viene una prima volta ma poi ritorna, che invece di imporsi, si propone; invece di ritrarsi, si espone alle mani di Tommaso: Metti qui il tuo dito; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco.
- Pubblicitร -
La risurrezione non ha richiuso i fori dei chiodi, non ha rimarginato le labbra delle ferite. Perchรฉ la morte di croce non รจ un semplice incidente da superare: quelle ferite sono la gloria di Dio, il punto piรน alto dellโamore, e allora resteranno eternamente aperte. Su quella carne lโamore ha scritto il suo racconto con lโalfabeto delle ferite, indelebili ormai come lโamore stesso.
Il vangelo non dice che Tommaso abbia davvero toccato e messo il dito nel foro. A lui รจ bastato quel Gesรน che si propone, ancora una volta, unโennesima volta, con questa umiltร , con questa fiducia, con questa libertร , che non si stanca di venire incontro, che non molla i suoi, neppure se loro lโhanno abbandonato.
ร il suo stile, รจ Lui, non ti puoi sbagliare: mio Signore e mio Dio.
Perchรฉ mi hai veduto, hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto! Una beatitudine per noi che non vediamo, che cerchiamo a tentoni e facciamo fatica, e che finalmente sento mia, alla mia portata.
Grande educatore, Gesรน: forma i suoi alla libertร , a essere liberi dai segni esteriori, alla ricerca personale piรน che alla docilitร e allโobbedienza.
Beati i credenti! La fede รจ il rischio di essere felici. Una vita non certo piรน facile, ma piรน piena e vibrante. Ferita sรฌ, ma luminosa. Cosรฌ termina il Vangelo, cosรฌ inizia il nostro discepolato: col rischio di essere felici, portando come Tommaso le nostre debolezze, non piรน ostacoli ma opportunitร per lโincontro.
AUTORE: p. Ermes Ronchi FONTE: Avvenire e PAGINA FACEBOOK