Sono delusi i due “ discepoli di Emmaus “.
La morte di Gesu’ ha rappresentato, per loro, la “ fine della speranza “, di quella speranza di Salvezza che avevano riposto nel Signore.
Quando “ sperare “ viene coniugato al tempo passato è il piu’ triste dei verbi, indica la fine di un qualcosa in cui si è creduto fortemente.
Il verbo della gioia, il verbo che ci muove, diventa, improvvisamente, quello piu’ triste, quello che sa di rassegnazione.
“ Noi speravamo “.
Anche noi, spesso, come questi due discepoli, attraversiamo dei momenti di sconforto, in cui tutto sembra non avere senso a causa di un qualcosa di bello che, improvvisamente, si è interrotto.
In quei frangenti abbiamo bisogno, come i due di Emmaus, di un “ qualcuno “ che ci faccia “ ardere di nuovo il cuore “ e che ci “ apra gli occhi “.
Questo “ qualcuno “ puo’ essere un sacerdote, un fratello di comunità, ma anche un testo, che si chiama Vangelo, che ci racconta che “ sperare in Cristo “ è “ essere certi che Lui tiene fede alle sue promesse e non ci abbandona mai “.
“ Resta con noi “ dissero i due di Emmaus a “ quello sconosciuto “ che avevano incontrato e che aveva avuto la capacità di scaldar loro il cuore.
“ Resta con noi Gesu’ “ dobbiamo gridare noi quando siamo sconfortati, quando siamo delusi, quando avremmo voglia di mollare tutto.
E Gesu’ “ resta se noi restiamo “, se non ci allontaniamo dall’unica strada sicura, che è quella indicata dal Vangelo.
La “ deviazione “ da questa strada ci conduce a “ perdere la speranza “ e a meritarci un appellativo: “ Stolti “.
Buona giornata e buon cammino sulla retta via a tutti.