Non solo Maria di Migdal deve uscire dal proprio dolore. Anche quei due fenomeni che stanno scappando da Gerusalemme, sprofondati nel loro malumore, devono farlo. Camminano spediti, fuggono dalla Città santa che uccide i profeti e il risorto stesso cammina con loro, ma niente, sono talmente ripiegati su loro stessi da non capire, da non vedere.
Come, spesso, accade anche a noi: non riusciamo, sul serio, per davvero, ad abbandonare il nostro dolore che rimane in sottofondo ad ogni nostra scelta. Ci assomigliano così tanto, i due discepoli!: si sono appesi ad una speranza, hanno creduto intensamente, poi la delusione cocente, lo strazio della morte del loro Maestro. Sono talmente storditi da non accorgersi che il Signore che credono morto è lì accanto a loro, è qui accanto a noi.
Lo straniero attacca bottone: di cosa state parlando? Si fermano, scocciati: non si vede dal loro volto che sono depressi e sconfortati? E da dove viene questo forestiero da non sapere ciò che tutti sanno? Che il profeta Gesù è stato ucciso? Noi speravamo, concludono. La speranza declinata al passato, la più triste affermazione dell’intero vangelo. Parlano della sua tragica morte, ma il Signore è altrove, è oltre: li scuote, li invita ad alzare lo sguardo, rilegge tutta la storia alla luce della Parola, li invita a superare la loro ristretta visione degli eventi.
Non sempre chi ti vuole bene ti dà solo carezze! Per rompere il mare di ghiaccio che ci abita, a volte il Signore interviene con fermezza. Stolti e tardi nel credere, brachicardici, col cuore rallentato! , dice loro. Ora bruciano i loro cuori e anche gli occhi si apriranno in quella locanda davanti al gesto dello spezzare il pane riconoscendo il Signore risorto.
Cammina con noi Maestro risorto, spiegaci le Scritture, scuotici con forza quando sprofondiamo nella desolazione senza saper leggere gli eventi alla luce della profezia, sostieni la nostra fragile fede che si sbriciola davanti alle difficoltà della vita!
Fonte: Il mensile “Amen – la Parola che salva“
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