Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 11 Aprile 2023

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Maria di Magdala piange la scomparsa del suo Maestro. E ulteriore dolore per lei deriva dalla scomparsa del corpo di Gesù. Sofferenza aggiunta a sofferenza: non potere neppure piangere il corpo di una persona amata. Il cuore è spezzato e smarrito: addirittura Maria non riconosce Gesù Risorto e lo scambia per il custode del giardino.

La presenza del Signore Risorto è discreta, non si impone, è delicata e rispettosa dei nostri tempi, delle nostre debolezze e fragilità. Non è evidente il Signore Gesù, è timido e discreto il nostro Dio: solo attraverso dei segni, dei sacramenti, solo attraverso un linguaggio tenue del cuore riusciamo a riconoscerlo nella pesante realtà del quotidiano.

Per Maria di Magdala, che in Gesù aveva avuto un prezioso amico e un tenero Maestro, il segno che le spalanca il cuore, che l’aiuta a superare la sofferenza è il proprio nome pronunciato da Lui: “Maria”, dice il Signore. Quanta tenerezza, quanto rispetto, quanta verità in quel semplice nome pronunciato.

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“Maria”, un nome che è una storia come ogni nome di persona: indica l’universo nascosto di un’esistenza e non un semplice dato anagrafico. “Maria”: ora il suo cuore si ferma, stenta a credere, ora il suo sguardo diventa limpido, non più offuscato dal proprio dolore. Anche noi, amici, veniamo chiamati per nome: il Signore sa, il Signore conosce, il Signore ci ama. E ci chiama per nome perché vuole che lo riconosciamo—oggi—presente nella nostra vita.

Per riflettere

Tu Signore, sei vivo in mezzo a noi e ci chiami per nome, perché ci conosci e ci ami di un amore profondo e limpido. Schiudi il nostro cuore e rendici capaci di accogliere l’inestimabile dono della tua viva presenza accanto a noi.

FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi