don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 7 Aprile 2023 – Venerdì Santo

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Il mezzogiorno del venerdì santo è l’ora più buia di tutto il vangelo. Lo è non solo per la crocifissione di Gesù, ma sopratutto per quel senso di solitudine e abbandono che Egli sente da parte del Padre. Morire è attraversare quella regione sconosciuta in cui ciò che confidavi non è più di nessun aiuto. Gesù ha scelto l’ultimo posto.

Questo significa che la sua solitudine è la più grande di tutte. Nessuno è più lontano dal Padre se non Lui. Ha scelto di mettersi all’ultimo posto affinché nessuno possa più dire di essere solo. Quando pensiamo di aver toccato il fondo, quando pensiamo che non c’è più niente e nessuno per noi, dobbiamo ricordarci che un passo oltre la nostra solitudine c’è Gesù. È Lui che ha scelto quel posto per mettere un argine alla nostra disperazione.

E il segno più concreto della Sua presenza è Maria: “Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa”.

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L’estremo gesto che Gesù compie al margine della Sua esistenza terrena è lasciare la propria Madre come Madre di tutti. In Giovanni, ognuno di noi, è il beneficiario di questa eredità. Tante volte la nostra vita è insopportabile perché la vogliamo vivere da soli, con le nostre forze, senza l’aiuto di nessuno.

Dio ha mandato Suo Figlio a prendere sulle Sue spalle il giogo dei nostri giorni. E il Figlio ci ha dato una Madre perché il compito di una madre è quello di umanizzare la vita. La presenza di una madre rende umane le cose che altrimenti sarebbero insopportabili. Maria è la possibilità di vedere la nostra vita umanizzata. Oggi possiamo solo farci silenziosi e mendicanti sotto la Croce di Gesù.

GuardarLo e sentire in noi il pentimento e la gratitudine per tanto amore e sussurrare: “Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo perché con la tua santa Croce hai redento il mondo”.

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Tutto il racconto della Passione è solo un tentativo di dire parole attorno a un grande silenzio. Infatti è il silenzio il vero protagonista di questo racconto. La Croce è l’esperienza di uno sterminato silenzio. È il silenzio del cielo, ma anche il silenzio degli amici. Neppure Maria parla in questo Vangelo. La Croce è l’esperienza di immergersi nel silenzio di Dio. Da questa prospettiva scomoda però si intravede tutta la logica di Dio. Egli per salvarci, sceglie l’ultimo posto. È l’ultimo perché nessuno possa oltrepassarlo. Nessuno sarà più solo dopo questa morte perché il Figlio di Dio ha scelto di mettersi nell’ultima solitudine, quella che ci spaventa tutti. Si è collocato lì perché nessuno possa più dirsi solo e abbandonato. Egli si è fatto abbandonato perché nessuno più lo sia. […] Finisci di leggere qui.

Commento del 2020.


Commento al brano del Vangelo di: Gv 18,1–19,42
AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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