La domenica della Passione, detta delle Palme, è il grande portale che ci introduce nella Settimana Santa, la settimana più importante dell’anno liturgico, e che trova nel Triduo Pasquale il suo culmine. Giovedì santo, ricorderemo l’Ultima Cena di Gesù, quando si dona nel pane e nel vino, istituendo l’Eucaristia; e poi quella sorta di ottavo sacra-mento, quello dell’amore, sottolineato da quel gesto straordinario e rivoluzionario di Gesù, quando si alzò da tavola, si tolse le vesti e si mise a lavare i piedi ai discepoli, insegnando che c’è un modo altro di regnare, quello del servizio. Venerdì santo, il giorno della Passione e la morte di Gesù in croce. Gesù muore per l’umanità, dimostra di volerci bene da morire. Pronto a dare la vita per i suoi amici, per ciascuno di noi.
E in quel morire ci dona salvezza. Davanti alla Croce, ciascuno di noi può dire: Grazie, Signore, perché mi hai amato, mi ami da morire! In quel morire, Gesù abbraccia ciascuno di noi, dice a ciascuno che ci vuole, che Dio Padre ci vuole bene. Sabato santo è giorno di silenzio e di attesa: Maria con i discepoli è chiusa nel Cenacolo per paura dei Giudei. Ma Maria è colei che, pur confusa, sa che qualcosa deve ancora avvenire e custodisce attorno a sé i discepoli. Per giungere al grande annuncio di sabato notte, quando Gesù, il Crocifisso, risorge. Gesù ha vinto il peccato, il male, la morte. In Gesù abbiamo trovato vita e salvezza, speranza e fiducia. Ecco la Settimana santa: viviamola fino in fondo, passo dopo passo.
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Ingresso La celebrazione della Domenica delle Palme ha inizio all’esterno della chiesa, sia per ricordare l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, sia per testimoniare pubblicamente la nostra gioia nello stare dietro a Gesù anche nel frangente più drammatico della sua vita. Infatti la processione è accompagnata dal canto «Osanna al Figlio di David, osanna al Redentor» e dallo sventolare delle palme e dell’ulivo. Il testo del vangelo che dà avvio alla processione è tratto da Matteo, capitolo 21, quando Gesù chiede che gli sia procurato un asino: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un’asina, legata, e con essa un puledro. Sle-gateli e portateli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno”».
È l’unica volta nel vangelo in cui si dice che Gesù ha bisogno, e per giunta di un asino! L’asino è segno e simbolo di umiltà. Si contrappone al cavallo e ai carri con annesse le armi: Gesù non entra in città per dominare, ma per amare e dare la vita per i suoi. Non ha bisogno della forza ma dell’amore. E se da una parte l’asino richiama per eccellenza l’umiltà, d’altro canto va ricordato che questa scelta di Gesù richiama la scelta del re Davide, ormai anziano, il quale fa salire sulla sua mula Salomone per farlo entrare in città affinché venga riconosciuto come nuovo re (cfr 1Re 1,33ss). «Questo avvenne -continua il testo di Matteo– perché si adempisse ciò che era stato annunciato dal profeta: Dite alla figlia di Sion: Ecco il tuo re viene a te, mite, seduto su un’asina con un puledro…» (vv 3-4).
La scelta di Gesù è già dunque un messaggio: Egli viene per servire, non per servirsi; viene per amare, non per dominare. Una folla numerosa –dice il testo –accoglie Gesù: nume-rosa e festosa. In questo «realizzarsi» delle Scritture, c’è il suggerimento che quanto sta avvenendo non è fuori dal piano di Dio, ma è compimento di un disegno del Padre del cielo al quale nessuno ancora aveva aderito fino in fondo. Gesù porta a termine quanto il Padre aveva pensato per l’umanità, a patto di confidare in Lui e affidarsi a Lui, fino in fondo. Gesù, il Figlio prediletto, è Colui che esegue fino in fondo, a tratti non senza fatica, il disegno del Padre. Usando un’immagine, potremmo dire che esegue alla perfezione lo spartito della vita che il Padre gli aveva affidato, insegnandoci a tornare al nostro posto, ossia a divenire figli, evitando di rincorrere l’illusione di diventare «Come Dio», tranello nel quale caddero Adamo ed Eva (cfr Gn 3).
Il nostro stare dietro a Gesù riconoscendoLo e acclamandoLo nostro Re chiede di essere animato dalla fiducia nel seguire le sue orme e il suo esempio: imparare a entrare nel mondo, ossia negli eventi quotidiani in cui viviamo, sull’asino dell’umiltà e della mitezza, evitando di voler prevalere sugli altri. Si tratta d’imparare a entrare nella vita quotidiana sapendo di essere figli dello stesso Padre, e tra noi «fratelli tutti». Celebrazione eucaristicaCerchiamo ora di cogliere alcune parole chiave per comprendere il lungo testo della Passione, che di fatto è il cuore stesso di tutto il Vangelo. Come abbiamo appena accennato, Gesù è il vero servo di Jahvè, Colui che è pienamente fedele al Padre del cielo morendo in croce per liberare gli uomini dal peccato. La croce è il momento drammatico e culminante della storia di Dio con l’umanità: la via della croce è necessaria per giungere alla risurrezione. La croce si rivela come il «Si» di Gesù al Padre ma, dicevamo, si tratta nello stesso tempo del «Si» del Padre per l’umanità smarrita che Gesù, buon pastore ha ricondotto nell’ovile. Gesù è il Figlio prediletto che si è fatto Uomo (Natale) per condividere in tutto, eccetto il peccato, la condizione degli uomini: ha dissetato di vera acqua la Samaritana (III domenica di Quaresima), ha ridonato la vista al cieco nato (IV domenica) e la vita all’amico Lazzaro (V domenica).
In ogni esperienza il Signore Gesù ha raggiunto quanti erano segnati dalla morte e ha donato loro speranza. Vita. Un segno che Dio non si stanca di raggiungere l’umanità smarrita e ferita, per riportarla a Casa e ridarle vita, tanto da poter dire: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa» (cfr Lc 19,9). Se nella sua vitaGesù lo ha fatto per alcuni, con la sua Passione e morte lo fa per tutti.Oggi il Signore cammina avanti a noi seduto ancora una volta sull’asino, per dirci che non viene per toglierci qualcosa, ma per donarci tutto se stesso. Viene per dirci che Lui è il «Si» del Padre per me, per ciascuno di noi. Viene per dirmi che il Padre lo ha mandato per salvarmi, per liberarmi da quanto mi ostacola lungo il cammino della vita. Viene per togliermi il peccato e rendermi nuovamente libero.
L’azione di Gesù è una scelta liberante perché libera. Così la Croce si rivela non come un fardello, ma come la chiave per aprire le porte del mio e nostro cuore e poter così entrare con umiltà e mitezza per dirmi, ancora una volta e con sempre più convinzione: il Padre del cielo ti ama. Sii fiducioso. Sii felice. Dio ti ama. Da morire.
Leggi qui la preghiera per questa domenica.
Il commento al Vangelo di domenica 2 aprile 2023 curato da don Andrea Vena. Canale YouTube.