Pace e bene, con la domenica delle palme entriamo nella settimana santa.
Che il Signore ci doni di viverla in pienezza, entrando, un passettino in più, nel mistero dell’amore di Gesù per ciascuno di noi…
Oggi inizia la settimana santa, centro di tutto l’anno liturgico. La liturgia di oggi è dal sapore agrodolce, lieto e amaro al contempo. Dapprima Gesù, osannato dalla folla, entra in Gerusalemme; poco dopo ecco la stessa folla che grida: crocifiggilo! Dapprima Gesù è seguito da uno stuolo di discepoli che stendono i loro mantelli, dopo viene abbandonato da quegli stessi discepoli. Il compendio della celebrazione odierna è offerto nella splendida monizione che introduce la processione delle Palme: «Questa assemblea liturgica è preludio alla Pasqua del Signore… Gesù entra in Gerusalemme per dare compimento al mistero della sua morte e risurrezione… Chiediamo la grazia di seguirlo fino alla croce per essere partecipi della sua risurrezione».
Gesù entra in Gerusalemme su un puledro d’asino, sul quale mai nessuno era salito. Vengono messe in risalto le acclamazioni festose dei discepoli e della folla che man mano si aggrega al corteo. Gesù riconosce in ciò una conferma del piano di Dio, una forza voluta da Lui stesso, e agli scribi e farisei scandalizzati risponde: «Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre» (Lc 19,40). Ma Gesù sapeva bene cosa andava a fare a Gerusalemme e ci va deciso, senza lasciarsi abbagliare dalla vanagloria, né da facili trionfalismi, ne spargendo illusioni o facendo promesse vane come certe campagne elettorali. Gesù è il Messia con i tratti del servo di Dio che va alla passione per la nostra salvezza. La passione e la morte in croce rivelano l’obbedienza del Figlio al Padre e il suo amore per noi, che lo spinge a donarsi fedelmente sino alla fine. Soffermiamoci in questi giorni sulla sua passione, leggendone e meditandone un pezzettino al giorno. Contempliamo l’uomo dei dolori, la sua pazienza, come Egli abbia affrontato ogni cosa. Lasciamo che la sua passione parli al nostro cuore.
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Sì, come ci ha ricordato papa Francesco: «Mentre anche noi oggi facciamo festa al nostro Re, pensiamo alle sofferenze che Lui dovrà patire in questa Settimana. Pensiamo alle calunnie, agli oltraggi, ai tranelli, ai tradimenti, all’abbandono, al giudizio iniquo, alle percosse, ai flagelli, alla corona di spine…, e infine pensiamo alla via crucis, fino alla crocifissione. Lui lo aveva detto chiaramente ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mt 16,24). Non ha mai promesso onori e successi…
Ha sempre avvertito i suoi amici che la sua strada era quella, e che la vittoria finale sarebbe passata attraverso la passione e la croce. E anche per noi vale lo stesso. Per seguire fedelmente Gesù, chiediamo la grazia di farlo non a parole ma nei fatti, e di avere la pazienza di sopportare la nostra croce: di non rifiutarla, non buttarla via, ma, guardando Lui, accettarla e portarla, giorno per giorno. E questo Gesù, che accetta di essere osannato pur sapendo bene che lo attende il “crucifige!”, non ci chiede di contemplarlo soltanto nei quadri o nelle fotografie, oppure nei video che circolano in rete. No.
E’ presente in tanti nostri fratelli e sorelle che oggi, oggi patiscono sofferenze come Lui: soffrono per un lavoro da schiavi, soffrono per i drammi familiari, soffrono per le malattie… Soffrono a causa delle guerre e del terrorismo, a causa degli interessi che muovono le armi e le fanno colpire. Uomini e donne ingannati, violati nella loro dignità, scartati…. Gesù è in loro, in ognuno di loro, e con quel volto sfigurato, con quella voce rotta chiede – ci chiede – di essere guardato, di essere riconosciuto, di essere amato. Non è un altro Gesù: è lo stesso che è entrato in Gerusalemme tra lo sventolare di rami di palma e di ulivo. E’ lo stesso che è stato inchiodato alla croce ed è morto tra due malfattori. Non abbiamo altro Signore all’infuori di Lui: Gesù, umile Re di giustizia, di misericordia e di pace».
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